L’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro

Omelia nella celebrazione della Passione del Signore - Cattedrale di Belluno
19-04-2019

Is 52,13-53,12; Sal 30 (31); Eb 4,14-16; 5,7-9; Gv 18,1-19,42

«L’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro» (Gv 17,26b).

Sono le ultime parole di Gesù raccolte dal quarto evangelista nel contesto di quella cena dove Gesù ha lavato i piedi ai suoi discepoli. Le parole con cui lo stesso evangelista la presentava le abbiamo ascoltate ieri sera durante l’Eucaristia definita “nella Cena del Signore”: «Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine» (Gv 13,1b).

Una storia d’amore, dunque!

Il momento più commovente – quello che precede l’estrema parola pronunciata da Gesù, «è compiuto!» e il suo “consegnare lo spirito” –  di questa allucinante storia d’amore è dato dall’invito di Gesù, mentre pende dalla croce, innanzitutto rivolto a sua madre – «Donna, ecco tuo figlio!» – e immediatamente al «discepolo che egli amava»«ecco tua madre!».

Una storia d’amore che, attraversando il buio della croce e poi del sepolcro, oggi giunge fino a noi, dopo che Maria di Magdala, chiamata per nome dal Risorto, si è lanciata alla ricerca degli altri discepoli, riconosciuti da lui come “suoi” fratelli.

Per questo noi siamo qui in ascolto del racconto d’amore della sua passione, affinché ritroviamo – dopo di averla tante volte smarrita – la nostra vera storia.

Mi hanno colpito queste parole di commento che ho letto: «Si aprono i giorni supremi della nostra fede che chiederebbero tempo e cuore vasti, che fanno tremare all’idea di spiegare ciò che è successo. La croce è come un mistero su cui è impossibile mettere le mani. Davanti al quale ti senti piccolo ma abbracciato, abbracciato dal mistero» (Ermes Ronchi – Marina Marcolini, «L’amicizia e la croce», in Luoghi dell’Infinito n. 237, marzo 2019, p. 10).

Per la vostra adorazione di questa sera vi consegno questa “verità nascosta” che svela quello che ognuno di noi è nel cuore di Dio: “sei piccolo, ma abbracciato, abbracciato dal mistero”.

In questa verità, poi, nel gesto di vicendevole accoglienza tra la Madre di Gesù e il discepolo che egli amava, ecco l’altra faccia di questa verità, forse più complessa e più difficile, ma pur sempre nata dalla stessa storia d’amore.

Eccola, in queste altre parole: «Sulla croce non c’è inganno, lì davvero è la rivelazione: Dio non spezza nessuno, spezza se stesso; non domanda sacrifici, sacrifica se stesso; non uccide nessuno, si lascia uccidere. Sotto lo sguardo lucente di lacrime e di amore di alcune donne fedeli [e noi aggiungiamo: di sua Madre e del discepolo amato], sembra finito il cammino di Gesù. Ma proprio lì nasce la Chiesa. “Nasce dalla contemplazione del volto del Dio crocifisso” (Carlo Maria Martini). Nasce dall’aver visto che su quel corpo l’amore ha scritto il suo racconto con l’alfabeto delle ferite, indelebili ormai come l’amore» (Idem, p.12).

Per questo stasera siamo qui come Chiesa amata!