Gn 18,20-32; Sal 137 (138); Col 2,12-14; Lc 11,1-13
Oggi – 25° anniversario dell’apertura al culto di questo Santuario – la Parola di Dio, testimoniata nella lettera di Paolo ai Colossesi, ci riporta al cuore della nostra fede: «Con Cristo sepolti nel battesimo, con lui siete anche risorti mediante la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti. Con lui Dio ha dato vita anche a voi…».
Maria, la madre di Gesù, è tutta in questo cuore della fede. Il dono con cui Gesù ha voluto che lei – con Lui e in Lui – diventasse anche la nostra madre – «Egli disse alla madre: “Donna, ecco tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco tua madre”. E da quell’ora il discepolo la prese con sé» (Gv 19,26b-27) – è il motivo del nostro essere qui. Questo Santuario – pur nella sua “giovane età” – si spiega per il dono che Gesù ha fatto al discepolo “che amava”, ad ogni discepolo, a noi oggi che guardiamo a Maria, colei che lo ha dato al mondo perché si è affidata alla chiamata di Dio, alla sua Parola. Questa maternità, fatta di tenerezza, discrezione e gentilezza, si riflette nella presenza della comunità di suore che oggi festeggiamo e ringraziamo nel 25° del loro arrivo al Nevegal.
Ci aiuta la liturgia della Parola di questa domenica.
Nel salmo responsoriale ci sono parole strepitose che ci lasciano con il fiato sospeso. Il salmista prega Dio così: «Hai reso la tua promessa più grande del tuo nome». Il Signore, dunque, supera sè stesso nel promettersi e darsi a noi.
Straordinario il racconto di Genesi dove si narra che Abramo ha toccato con mano l’invisibile e misterioso Dio. È bastato un gesto di accoglienza da parte sua e Dio gli si è rivelato, è stato nella sua tenda, ha mangiato ciò che Abramo gli ha preparato. In quell’incontro il racconto della Genesi riporta un pensiero di Dio: «Devo io tenere nascosto ad Abramo quello che sto per fare…?» (Gn 18,17).
Dio non può nascondersi ad Abramo, in quell’incontro di vicendevole accoglienza, dove i due si conoscono e si imparano a vicenda e diventano “amici”.
Questo racconto ci permette di considerare la visita di Dio a Maria, a scoprire questa vicendevole consegna tra l’invisibile e misterioso Dio e lei, donna autentica, fragile e forte, tenera e portatrice di vita.
Questo sguardo su Maria penso debba essere sollecitato, educato, sostenuto, incoraggiato in questo Santuario.
C’è una consegna da parte del Concilio Vaticano II che deve diventare il “programma di vita” di questo Santuario: «Dio invisibile, nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con loro, per invitarli e ammetterli alla comunione con sé» (DV 2).
Il racconto in cui Abramo intesse il dialogo con Dio – «Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere…» – anticipa l’”eccomi di Maria”: «Avvenga per me secondo la tua parola».
Nel cuore di questo rapporto intimo, amicale, di reciproca consegna vi è la passione d’amore per questa umanità, significata dalla drammatica richiesta di non distruggere neppure la città più votata al male. Maria ha vissuto di questa passione d’amore. Oggi è a sostenere questa promessa di vita scaturita dall’incontro tra Dio e Abramo.
All’orizzonte della ricerca da parte di Abramo di alcuni giusti, si profila l’unico giusto che ha raccolto la fragilità e il peccato di tutti: Gesù che verrà!
È il giusto in cui la promessa di vita si realizzerà. Maria è entrata in questa grande richiesta e azione per la vita di tutti.
Ed è il secondo pensiero che mi sento di formulare oggi in questo nostro Santuario: chiunque possa giungere qui sia aiutato a entrare in questa passione d’amore per l’umanità, che la Parola di Dio oggi ridesta in noi come “cuore della nostra fede”.
Ed ecco la parola di Gesù e la consegna della sua preghiera, intrisa della passione d’amore che solo lui ha portato a compimento, a maturazione, Lui il “giusto” in cui tutti sono abbracciati dal Padre. Proprio questa parola generativa, carica di vita, di tenero abbandono, di fiducia e di speranza è la consegna della preghiera di Gesù.
Il mio augurio a questo Santuario, per tutti coloro che vi operano – e che ringrazio di cuore – è di riportarci alla preghiera di Gesù, così come lui ce l’ha donata e come continuamente essa, secondo la sua promessa, è portatrice del dono dello Spirito Santo.