Nel Natale del Signore 2019

Eucaristia nella Notte – Cattedrale di Belluno
25-12-2019

Isaia 9,1-6; Sal 95 (96); Tito 2,11-14; Luca 2,1-14

In queste ultime settimane abbiamo sentito accanto a noi l’insicurezza dei lavoratori; conosciamo, poi, la fragilità di alcune situazioni di vita familiare; ci preoccupa, in particolare, il persistente e sconsolato andarsene di giovani che cercano futuro… Se entriamo, inoltre, nel contesto più ristretto delle nostre comunità e dei nostri paesi, troviamo motivi di uno smarrimento collettivo, a volte di un dolore comunitario, quando si perde una persona apprezzata, stimata dalla gente, riconosciuta come una testimonianza necessaria per la comunità o quando alcuni progetti e sogni di bene sfumano e si perdono. E, poi, nelle nostre case, ci si misura con la malattia o con sofferenze più interiori o di altro genere, così che incombono timori e prostrazioni del cuore e del pensiero. Sì, è tutto reale e vero! Ma noi, in questa notte, ci scopriamo raggiunti e presi dentro la parola che ci è stata annunciata dal profeta Isaia: «Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse». Sì, siamo proprio noi: tutti potremmo testimoniare che spesso le nostre vicende di vita sono state un “camminare nelle tenebre”, un “barcollare tra il buio”, un “essersi persi”, un “trovarsi abbandonati e, forse anche, traditi”. Chi ha vissuto parte di queste esperienze si è accostato al fuoco della vita, ne ha colto la lucentezza, il calore e l’inestimabile valore. La vita si fa conoscere in questo “camminare nelle tenebre”. Immaginiamo Maria e Giuseppe in quel rischioso viaggio dalla Galilea alla Giudea. Lei, incinta. Giuseppe ignaro dei successivi risvolti della vicenda, con un assillo nel cuore: “ma perché questo figlio, nel grembo di Maria?”. L’alloggio per loro è precario al massimo. Si trovano in stato di emergenza per il parto. Il Vangelo – così come ci viene donato e si offre a noi – è aderente alla condizione di vita dei più e del popolo; non ci tradisce, perché non ci allontana dalla vita reale e non la falsifica. Nel Natale avviene nel nostro “camminare nelle tenebre” l’incontro con il “Dio che ci salva”, in quanto è affezionato a noi e perché nella nostra storia trova e riconosce la sua verità. Vi intimorisce questo Dio? Vi spaventa? Questo Dio che affianca il nostro “camminare nelle tenebre” è un Dio da cercare, da attendere, da desiderare, di cui aver fame e sete. Il bambino, figlio di Maria, che in questa notte contempliamo, è il “primogenito” di noi tutti. Siamo noi quel bambino. Pensiamoci così in questa notte, col buio che c’è attorno a noi e dentro di noi. Siamo quel bambino: una luce nelle tenebre, addirittura “grande” secondo Isaia. Anche tu che tra noi, raccolti in questa cattedrale, hai più anni di tutti, sei quel bambino. Non sei semplicemente nelle strettoie della vita passata. L’evangelista Luca dice che in quella notte di Betlemme «la gloria del Signore avvolse di luce» i pastori, che «pernottavano all’aperto, vegliando tutta la notte e facendo la guardia al loro gregge». Siamo un “popolo con una grande luce”. Sapremo custodire nel cuore questa parola, questo “annuncio di grande gioia”, questa promessa di vita salvata? Mi ha colpito in Isaia questa espressione che appare come una confidenza stupita con cui rivolgersi a Dio: «Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia». In quel «bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia» c’è tutto il Dio che moltiplica la vita e non la sottrae, il Dio che aumenta la vita e non la toglie…