Nelle esequie di don Livio Piccolin

Chiesa parrocchiale di Falcade
14-06-2017

2Cor 1,1-7; dal Salmo 33; Mt 5, 1-12

«Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli».

Eccoti, don Livio: sei salito sul monte con Gesù. Lui si pone a sedere e tu, suo amato discepolo, ti sei avvicinato a Lui.

Questo racconto dell’evangelista Matteo narra anche l’inizio del tuo giorno di avvicinamento a Lui: lunedì scorso. Questo racconto è la “parola di vita” che ha accolto gli ultimi passi della tua salita.

 

Noi siamo qui con d. Tarciso, i fratelli, la sorella, i familiari e tanti amici, il vescovo Giuseppe, il vescovo Guido da Paulo Afonso.

L’immensa e spiazzante parola delle “beatitudini” ci è diventata familiare, vicina, reale in te, don Livio, nella tua amicizia, nel tuo ministero, nella salita della tua sofferenza.

In questo momento con la tua vicenda rappresenti la vicinanza del “Maestro della nostra vita”, di colui che – dice l’evangelista Matteo – “insegna alle folle”.

Forse ci sono stati dei momenti in cui – guardando la fatica del tuo respiro – abbiamo potuto pensare che Lui fosse lontano, ignaro, preso da altro.

E, invece, tu con il soffio del tuo alito e delle tue parole sussurrate, ma soprattutto con il tuo indistruttibile sorriso, ci hai raccontato e annunciato che Lui è “il vicino”:

«Egli ci consola in ogni nostra tribolazione […]. Poiché, come abbondano le sofferenze di Cristo in noi, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione».

Grazie di queste “beatitudini” che il Maestro ti ha consegnato perché tu le traducessi per noi, perché tu le facessi diventare carne e sangue nella tua vita, nel tuo ministero. Ora, anche a motivo di te, le “beatitudini” toccano i nostri affetti, i nostri pensieri, le nostre paure, il nostro pregare in questa Eucaristia.

Don Livio, continua ad aiutare noi tuoi confratelli nel ministero, perché queste stesse “beatitudini” raggiungano e, poi, guariscano le nostre chiusure, le nostre schiavitù, le nostre paure.

Ci sembra che appartenga a te la professione di fede ascoltata dall’apostolo Paolo: il Padre di Gesù Cristo è «Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione!». Ce l’hai testimoniata!

Tutte le volte in cui ho potuto visitare e incontrare d. Livio, prima o poi giungevano una o più persone. Quanti amici hanno popolato la sua storia! Don Livio era abitato da un popolo. Si andava da lui e si riceveva in dono consolazione:

«Beati i miti, perché avranno in eredità la terra».

Con la sua mitezza, don Livio ha avuto in eredità tutti noi!

Mai egli ha vincolato a sé. Trasparente e sincero nel suo pensare, egli lasciava libero chi lo avvicinava.

Quando, una volta, gli dissi di pregare per me, mi guardò, mi sorrise e mi disse: «Ci proverò, perché non sono abituato a questo tipo di preghiera particolare».

Capii che poteva essere troppo di parte questa richiesta.

Mostrare la vicinanza di Dio, senza sovraccaricare la sua presenza, senza appesantire la sua immagine, ma liberando e consolando, è questo il ministero vissuto da Gesù, bene rappresentato dall’incipit delle beatitudini: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli».

Don Livio lo ha portato nella sua vita e nel suo ministero. In queste stesse parole è racchiuso il racconto della sua esperienza di prete fidei donum: ben 28 anni di missione in Brasile!

Ora la nostra gratitudine si fa piccola, povera, consolante e beata. È tutta racchiusa nell’espressione compiuta e fiduciosa del salmista, di cui anche don Livio in questi ultimi tempi si è fatto interprete e che egli ha condiviso con chi lo visitava: «Ho cercato il Signore: mi ha risposto e da ogni mia paura mi ha liberato».