Nulla è impossibile a Dio

Nella solennità dell'Immacolata e nel 10° anniversario della Farmacia dell’Immacolata - Santuario del Nevegal
08-12-2024

Gn 3,9-15.20; Sal 97 (98); Ef 1,3-6.11-12; Lc 1,26-38

«Ho paura… sono nudo… mi sono nascosto»: sono tre confidenze che ognuno di noi potrebbe fare. Manifestano tre sensazioni che tutti abbiamo provato. Esprimono tre verità che svelano la nostra umanità quando ci sentiamo esposti al pericolo o quando ci sembra di essere precipitati a terra sconfortati per la nostra debolezza incline a lasciarsi andare; ed è la situazione in cui ci pare di essere stati abbandonati.

Aver paura, trovarsi nudi, sfuggire e nascondersi… è un’esperienza che ci riguarda. La nostra umanità racchiude questa possibilità, la percepisce quando essa si prospetta e si avvicina e, poi, quando ci prende e ci investe.

Che fare allora? Direbbe Paolo l’apostolo: “chi mi libererà da questa situazione”?

Ecco qui il segno di Maria con questo appellativo – “Immacolata” – che sgorga dalla fede della Chiesa. Ecco qui la vicinanza materna e la compagnia di Maria! Maria, ancora avvolta nella sua giovinezza e con le attese e le incertezze che ciò comporta, si sente dire parole che spezzano le paure, le nudità, i nascondimenti della vita: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio». Il racconto di Luca dice che poco prima Maria era rimasta «molto turbata» quando l’angelo la sorprende e la saluta: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te», e «si domandava che senso avesse un saluto come questo».

Qui si frantuma ciò che ci imprigiona nelle nostre fragilità e cadute, che intacca il desiderio di vivere, che non ci permette di conoscere la gioia dell’amore. Ecco dove Maria ci viene incontro come un’aurora che ci indica la possibilità della luce che ci invita a lasciarci illuminare.

Quando, come lei, abbiamo la libertà e il coraggio di raccontare le nostre paure, le nostre nudità e i nostri nascondimenti, quando scopriamo che tutto questo può accendere una ricerca e farsi appello, quando lo smarrimento interiore che proviamo ci fa star male per cui cerchiamo e domandiamo un po’ di amore, allora inizia una storia nuova, ci si sente ri-chiamati alla vita, ci scopriamo invitati a rialzarci e a rimetterci in cammino ricominciando un nuovo inizio: «Non temere […] hai trovato grazia presso Dio», anzi «Rallègrati […] il Signore è con te».

Guardiamo e Maria e lei ci porta alle parole di tenerezza e di premura con cui Gesù ci ha raccontato di Dio, ci ha fatto conoscere la sua grazia: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero» (Matteo 11,28).

Non dimentichiamo questa parola di Gesù: è la nostra vocazione. Come ci ha detto Paolo nella seconda lettura – «In lui [in Cristo] ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità» (Efesini 1,4). Siamo fatti di questo Amore e per questo Amore.

Questa solennità ci permette di lanciare ovunque segni d’amore, anzi storie d’amore. Ogni storia d’amore è eterna: sta ne cuore di Dio. Oggi siamo qui stupiti, grati, incoraggiati da una di queste “storie d’amore”. È una bella storia d’amore che a dieci anni dal suo inizio, oggi vediamo qui raccolta nella gioia. Non posso non dirlo: «Rallègrati, “Farmacia dell’Immacolata” […] il Signore è con te», hai ricevuto grazia! Bambini, donne e uomini di ogni età con lingue diverse, provenienze di tante nazionalità con religioni varie… tutti diventati fratelli e sorelle… con Serena e Giorgio, con tutte le persone che si sono coinvolte con amore, con i preti che hanno dato loro vicinanza e aiuto – don Luigi Vian, don Francesco Soccol, don Samuel Gallardo che già hanno già preceduti nell’eternità di Dio, oggi con don Diego…

È una scia d’amore che come Maria diventa aurora di fiducia e di speranza in una società rinchiusa nelle sue paure, nelle proprie nudità, in mille nascondimenti…

L’accenno ad Elisabetta alla promessa di Dio che anche in lei si realizza sembra dire a tutti noi che per quanto riguarda l’amore «Nulla è impossibile a Dio».