Ordinazione a diacono di Sandro de Gasperi

Omelia II domenica di Quaresima - Concattedrale di Feltre
28-02-2021

Gn 22,1-2.9a.10-13.15-18; Sal 115(116); Rm 8,31b-34; Mc 9,2-10

Con la lode e la gratitudine che inondano il nostro cuore e con cui abbiamo appena acclamato al Signore, ritorniamo alla Parola che ci è stata proclamata e che sentiamo rivolta a noi, oggi: «In quei giorni, Dio mise alla prova Sandro e gli disse: “Sandro!”. Rispose: “Eccomi!”».

Sotto traccia alle cose che facciamo e che diciamo Dio vive, si fa presente, agisce, entra nell’intimità di una relazione e racconta la sua storia con noi. È proprio vero, carissimo Sandro, che ora hai detto “Eccomi!” a Lui, come Abramo, come Maria di Nazareth, come Pietro, come Giacomo e Giovanni, come Paolo?

Carissimi papà e mamma e familiari di Sandro e voi tutti che formate questa assemblea del Popolo di Dio qui raccolta, Sandro non è oggi “un arrivato” o – come si suole dire – “uno che ha trovato il suo posto, realizzando un suo desiderio”. Sandro ora si lascia andare nella “prova di Dio”, con una consegna di sé che solo l’amore sostiene e spiega.

Nel salmo che abbiamo pregato, l’orante ci ha raccontato di essere entrato nella prova di Dio, a cui confida: «Tu hai spezzato le mie catene. A te offrirò un sacrificio di ringraziamento e invocherò il nome del Signore. Adempirò i miei voti al Signore davanti al suo popolo, negli atri della casa del Signore».

Carissimi, c’è qualcosa di ineffabile e che non riusciamo pienamente a narrare, nel Dio che «è per noi… che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi», come abbiamo ascoltato dalla testimonianza di Paolo.

Tutti noi, in realtà, siamo in questa “prova d’amore di Dio”. Siamo qui perché le parole pronunciate ad Abramo a riguardo di suo figlio Isacco sono le parole con cui Dio si sta impegnando con ciascuno di noi: «Non stendere la mano la mano contro il ragazzo e non fargli niente!». Nel metterci alla prova, come è stato per Abramo, Dio non riserva nulla per sé, invece Egli si compromette per noi. Ci sogna e ci desidera figlie e figli liberi e amati.

Forse è per questo che Gesù “prende con sé” Pietro, Giacomo e Giovanni e li conduce «su un alto monte, in disparte, loro soli». C’è un’intimità che Gesù intende custodire. Quello che sta avvenendo ai tre discepoli tocca le profondità della vita, lì dove si fa fatica a salire. Su quale alto monte ci conduce Gesù?

È la domanda che ti sei posto tante volte, carissimo Sandro, in particolare in questi anni di più specifica formazione. Ma è anche la domanda che tutti noi custodiamo dentro e che, a volte, ci è dato di sciogliere, di abitare, di far diventare preghiera o gesto d’amore o atto di fiducia e di consegna di sé. È il momento in cui si percepisce una luce che illumina e infonde il coraggio di osare scelte di vita che appaiono più grandi delle nostre energie e risorse, fino a dire: «È bello per noi essere qui!».

L’evangelista Marco ci avverte: in quel momento Gesù «fu trasfigurato davanti a loro». È il momento intensissimo dell’intimità con Gesù. A Pietro, a Giacomo e a Giovanni è dato di riconoscere Gesù per quello che Lui è per tutti noi. Una voce esce da una misteriosa nube sopraggiunta ed ecco tutto il mistero di Dio consegnato ai tre discepoli: «Questi è il Figlio mio l’amato: ascoltatelo». Dio si comunica e si dà così, nel Figlio amato.

E proprio “il Figlio amato” è la luce della tua vita, carissimo Sandro; è Lui la luce del ministero che oggi la Chiesa ti consegna perché tu, continuamente scendendo dal monte, possa “lavare i piedi” secondo la parola di Gesù. Non per ritualismo ripetitivo, non per formalità dovuta, non per acquisire notorietà, non per illudere chi incontrerai e tanto meno per imporre te stesso. Tra i fremiti dell’imbarazzo, del pudore e della paura, invece, ti eserciterai nella paziente attesa suggerita dall’invito di Gesù a trattenere, rispettare e custodire il dono della parola che ti è stata affidata.

“Lavare i piedi gli uni gli altri”, secondo la parola di Gesù, non è tanto nostra consuetudine, se non in casi particolari; è, invece, la consuetudine inaudita di Dio che Gesù ha reso visibile a tutti noi.

È successo prima ancora che fossimo dati alla luce e venuti a questo mondo. Fin da allora la nostra vita è “più vita”, il nostro amore è “più amore”, la nostra felicità è “più beatitudine” e il nostro futuro è risurrezione. Dio ha la consuetudine, da sempre, di lavarci i piedi. Gesù trasfigurato è il “Figlio amato” e ha mostrato questa verità, di cui ci fa partecipi: nulla «potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù».

Sandro, tra pochi istanti, con il dono dello Spirito di Gesù – rappresentato dall’imposizione delle mani e dalla preghiera a Dio – sarai diacono, in attesa di diventare anche presbitero di questa Chiesa di Belluno-Feltre.

Il tuo “eccomi”, consacrato dal dono dello Spirito, sarà anche il tuo “è bello per me essere qui”, come anche “il tuo discendere dal monte”, accompagnato da Gesù, sulle sue orme e partecipando al “suo lavarci i piedi”.