Pasqua con le forze dell’ordine

Incontro di preparazione alla Pasqua
03-04-2019

Is 49,8-15; Sal 144; Gv 5,17-30

Una parola di gratitudine a voi Forze dell’Ordine per il vostro servizio in questo territorio.

A voi, alle vostre famiglie, alle comunità di appartenenza l’augurio pasquale che riceviamo dalla preghiera del salmo:

«Il Signore è vicino a chiunque lo invoca, a quanti lo invocano con sincerità».

Immagino questa parola “sincerità” che cosa evochi a voi nel vostro prezioso servizio. Siate donne e uomini “veri”, nella sincerità del cuore.

Permettete anche che faccia eco alle parole ancora del salmo che penso possano ispirare il vostro operare nel nostro territorio:

«Il Signore sostiene quelli che vacillano e rialza chiunque è caduto».

Possiamo dedurre da queste parole di fede la nostra partecipazione alla dinamica della Pasqua: sostenere chi vacilla e rialzare chi è caduto!

Vi auguro di farlo nel coraggio e nella fedeltà che il vostro servizio richiedono.

 

Ed ora permettete che possa ridare voce a quel vangelo di tenerezza a cui è avvezzo il Dio che si racconta e si manifesta in questo straordinario libro di Isaia:

«Io invece non ti dimenticherò mai». Il paradossale paragone presentato da Isaia sembra ipotizzare che una donna possa dimenticare il suo bambino. Magari anche voi avete incontrato situazioni simili. Anche lì Dio lascia una traccia di sé: «Io invece non ti dimenticherò mai».

 

Penso che questo contesto di rivelazione di Dio, ci permetta di cogliere in profondità le parole di Gesù nel vangelo appena ascoltato. È l’evangelista Giovanni a raccoglierle in un momento difficile del ministero di Gesù.

Lo stanno affrontando perché ha parlato di Dio come di suo Padre. Sì, Gesù ha narrato con la sua vita questo profondo e particolarissimo rapporto di Dio con noi. Essere “figlio” per Gesù riguarda tutto di se stesso. È il suo vivere ed è anche il suo Vangelo. Proprio domenica abbiamo ascoltato la parabola – narrata dall’evangelista Luca – di quel padre che ha le braccia aperte per consegnare tutta la libertà possibile al proprio figlio, il più giovane con la sua incontenibile voglia di essere solo, da se stesso, nella condizione di autodeterminare la propria esistenza, senza nessun legame. Ed ecco la fame e un insopportabile bisogno di ritrovare relazioni vitali.

Quel padre ha ancora le braccia aperte quando, poi, raccoglie la stessa vita smarrita e disorientata di quello stesso figlio, come anche del figlio più grande in preda ad una gelosia che toglie vitalità e fiducia e soffoca la fraternità.

Nel brano di oggi Gesù parla di un Dio come un padre che «ama il Figlio» e che, per questo, dà la vita, addirittura «risuscita i morti».