Più grande è la carità!

Nelle esequie di Vincenzo Barcelloni Corte - Cattedrale di Belluno
30-07-2019

1Cor 13,1-13; Sal 23 (24); Gv 14,1-6a

«Più grande è la carità!».

Ecco il dono di eredità che Vincenzo, papà, fratello, amico, professionista… ci destina.

L’amore è il vertice a cui approda la sua intensa, laboriosa, creativa e generosa vita.

Non ha dubbi la Parola che abbiamo proclamato. La testimonianza dell’apostolo Paolo è nitida e ineccepibile: puoi accumulare nella vita tanta conoscenza, tanta forza, addirittura tanta fede da trasportare le montagne, ma a che serve se non incontri l’amore, se non ti lasci prendere e cambiare dal fuoco e dalla luce che ne promana, se non ti lasci contaminare e cambiare dalla sua dinamica?

Mi ha molto colpito la testimonianza commossa dei figli, Adriano e Caterina. Mi hanno raccontato che negli ultimi tempi, passati gli anni dei grandi impegni, hanno potuto godere la forza inerme dell’amore di papà…

«La carità non avrà mai fine» ci annuncia l’Apostolo.

È ciò che rimane, che è seminato per altre stagioni; ciò che germoglia ancora all’infinito e porta un frutto gustoso e duraturo.

La Liturgia di oggi, con il segno umile di queste ceneri, ci raccoglie qui tutti – familiari, colleghi, amici di Vincenzo, il popolo coraggioso dei Bellunesi nel mondo, il vescovo Giuseppe, d. Rinaldo, autorità, rappresentati di associazioni, persone che lo hanno conosciuto e apprezzato – siamo qui per quell’Amore che non finisce.

Questa nostra Eucaristia porta con sé un abbraccio di gratitudine.

Dal dono di eredità dell’amore scaturisce anche uno sguardo nuovo. Lo si coglieva dal tratto immediato e nobile, raccolto e vigile con cui Vincenzo si mostrava in questa matura stagione di vita: «Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto».

Vincenzo ha vissuto con questa creatività del futuro. Il suo sguardo puntava oltre, inarrestabile nel suo operare ancora, nel dare un’altra volta, nel riprendere in mano e rilanciare la vita… per qualcosa di più grande.

Ne siete testimoni voi “Bellunesi nel mondo”: c’è una paternità aperta, che valica confini ristretti e paure, nel contributo fondante di Vincenzo alla vostra Associazione.

Anch’io porto di lui un ricordo particolare e molto affabile dal viaggio fatto insieme per festeggiare l’anniversario di fondazione della famiglia di Bellunesi nel mondo di Zurigo. Eravamo dietro in auto, la stanchezza del viaggio ci ha fatto addormentare. Destato da quel torpore mi accorsi che vicendevolmente ci si era appoggiati l’uno all’altro. La semplicità, l’immediatezza delle parole e degli incontri condivisi in quell’esperienza mi fa ritrovare il senso delle parole di preghiera appena formulate: «Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza».

Questa fiducia e questo abbandono, questa possibilità e capacità di camminare ancora rappresentano bene la sua interiorità, la sua vicenda familiare, con i lutti che ha saputo attraversare: nel 1994 la scomparsa di … e poche settimane fa la dipartita di Elisa. Posso immaginare che, tra difficoltà inevitabili, anche la sua professione possa essere tratteggiata da quel costruire “di nuovo”, intraprendere un nuovo viaggio, aprire nuove strade…

Rivolgendosi ai familiari da Tenerife scrisse così, nella Pasqua di alcuni anni fa: «Doniamo fiducia con generosità, ricacciamo le preoccupazioni e combattiamo le nostre paure. Potremo trovare la gioia e la pace, dare e ricevere l’amore, che è il tesoro più importante della vita».

Sì, “più grande è l’amore”!

Ritroviamo la ragione di questo augurio pasquale nelle parole di Gesù appena ascoltate: «Non sia turbato il vostro cuore».

Vincenzo è rimasto in piedi fino all’ultimo, come se fosse proteso ad altri passi da fare, anzi a quello supremo dell’Amore.

Noi pensiamo incise nelle profondità della sua vita le parole del Vangelo: «Io vado a preparavi un posto… perché dove sono io siate anche voi».

Sono parole di risurrezione che hanno sostenuto il suo lungo pellegrinaggio in tutti gli ambiti che ha attraversato: familiare, ecclesiale-parrocchiale, sociale, associativo, professionale e civile.

Con i suoi figli, con i familiari e quanti hanno goduto della sua amicizia e del suo aiuto, in questa Eucaristia, ci uniamo alla sua preghiera ispirata dal salmo 23: «Bontà e fedeltà mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, abiterò ancora nella casa del Signore per lunghi giorni».