Questo parto di vita che è ciascuno di noi

Omelia alla Messa del giorno di Natale - Concattedrale di Feltre e Basilica Cattedrale di Belluno
25-12-2022

Isaia 52,7-10; Sal 97 (98); Ebrei 1,1-6; Giovanni 1,1-18

«C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge». È l’indicazione data dall’evangelista Luca e che la liturgia ha proclamato nell’Eucaristia natalizia della notte. Non possiamo tralasciare il segno della notte e delle tenebre che l’avvolgono. Ancora lo stesso evangelista, a riguardo dell’angelo che si presentò a quei pastori, dice: «La gloria del Signore li avvolse di luce». Oggi, proclamando l’inizio del IV Vangelo, abbiamo ascoltato questo annuncio: «In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta». E ancora: «Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo». Accendere la luce nella notte, diradare le tenebre illuminando, è quello che Dio intende compiere con la nascita del bambino da Maria, a Betlemme. Siamo sorpresi e ammirati che Dio – per noi immenso e inconoscibile – abbia voluto e atteso di immischiarsi con le ombre e le pieghe oscure della nostra storia. Potremmo elencarne mille di oscurità che dominano i nostri pensieri, i nostri affetti, i nostri sentimenti, le nostre relazioni, i nostri affari… Sì, Dio ha scelto le nostre paure, i nostri smarrimenti, le nostre trepidazioni per manifestare a noi che il mondo, la storia, il nostro concreto esistere qui, con la vita che portiamo dentro e che è attorno a noi… tutto questo diventi la sua meraviglia, ciò che Lui appassionatamente ama, anzi una via di salvezza. L’inizio del IV Vangelo apre questa nuova visione su tutto ciò che è creato e, dunque, sull’intera nostra vita: «Tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste».

Oggi celebriamo il Natale del Signore per questo parto di vita che è ciascuno di noi, che è il mondo, tutto il mondo. Non ne resta fuori neppure un frammento: ogni tempo, tutti gli spazi, la materia, il vuoto. Per questo guardiamo con sorprendente attesa ciò che è avvenuto nella nascita di Gesù a Betlemme. Dio ha colto quel minuscolo luogo della terra, in un tempo circostanziato e breve, in un luogo di fortuna, nel buio di una notte all’addiaccio, disturbando il pernottare in veglia di alcuni pastori. E noi siamo confusi a motivo del luogo dove Dio ci ha convocati a incontrare la sua bontà che cambia il destino dell’universo e di tutta la storia, ad ascoltare la sua parola compiuta che crea e che salva, lì a Betlemme, dove Lui ha desiderato e voluto illuminare le nostre tenebre.

Dio si intriga con la nascita di un bambino. È coinvolta una donna, Maria di Nazareth, che nessuno prima aveva annoverato tra le grandi donne della storia. È una giovane che ancora non sa tutto della vita. Poi c’è un uomo silenzioso, che si va chiedendo che vicenda possa essere quella in cui si è trovato coinvolto. Lì, in tali condizioni, a Betlemme, avviene la nascita del Figlio di Dio, dal grembo di questa giovane donna, con la trepidante paternità di Giuseppe.

Dio, dunque, ha fissato in una nascita il senso profondo della vita stessa, come a dirci che ogni giorno nasciamo. Dio ha voluto che la vita non fosse lasciata al suo destino di morte: nascere vuol dire essere salvati. Dio, in quel figlio di Maria, ha scelto di stare nella nostra vita, nascendo come uno dei tanti di noi. E Dio in quella nascita ha detto “sì!” alla vita per vivere. Anche Maria in quel nascere da lei del figlio Gesù, ha detto “sì” alla vita per vivere. Anche Giuseppe nel suo silenzio di premura e di fiducia.

Anche noi: quanti “sì” alla vita siamo chiamati a volere, a preparare, a dire, ogni giorno, dinnanzi ad ogni volto, in ogni fragilità, in ogni rovinosa caduta: “sì” alla vita per vivere. È questa la nascita a Betlemme del figlio di Dio intessuto nella carne di sua madre. In ogni nascita il mondo è salvato, perché a Betlemme, poco più di duemila anni fa, Maria ha dato alla luce il suo figlio primogenito, figlio di questa umanità e Figlio di Dio.