Una festa contro la solitudine

Omelia nella solennità di tutti i Santi
01-11-2022

Ap 7,2-4.9-14; Sl 23(24); 1Gv 3,1-3; Mt 5,1-12a

Nei racconti evangelici delle domeniche che hanno preceduto la solennità di oggi, Gesù era in viaggio verso Gerusalemme. Domenica scorsa l’abbiamo incontrato a Gerico, prima dell’ultima salita. Gesù ci porta con sé nel compimento della sua Pasqua nella Città Santa. A Zaccheo era giunta la sua chiamata che è anche la sua ospitalità, il suo stare con noi e, dunque, il nostro diventare parte con Lui: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua» (Lc 19,5). Le parole stesse di Gesù manifestano ciò che è accaduto: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto» (Lc 19,9-10).

Oggi – solennità di tutti i santi – la “casa in cui è venuta la salvezza” è la vicenda di tanti nostri fratelli e sorelle che riconosciamo appunto “santi” e “sante”. Alcuni sono dichiarati tali dalla Chiesa e a loro va la nostra venerazione nell’anno liturgico, ma la chiamata di Dio, il suo farsi prossimo e ospite riguarda ogni creatura umana, è per tutti. Per questo abbiamo detto con il salmo 23: «Ecco la generazione che cerca il tuo volto, Signore». Il nostro celebrare è innanzitutto la meraviglia e la gioia di fronte all’essere chiamati da Dio e al suo offrirsi come nostro ospite.

Domani la Liturgia commemorerà tutti i fedeli defunti. Dove si colloca il confine tra i santi che oggi veneriamo e tutti i fedeli defunti che domani commemoreremo? La Chiesa prova dell’imbarazzo a descrivere chi siano gli uni e chi siano gli altri. Questi due giorni così abbinati ci spingono a cercare lo sguardo di Dio su questa nostra umanità. Solo in Lui e da Lui ci viene luce sulla storia umana. L’opera di Dio è ben oltre ciò che noi già vediamo e già conosciamo. Nella seconda lettura l’apostolo Giovanni si premura di avvertirci: «Ciò che saremo non è stato ancora rivelato». Subito dopo Giovanni ci sorprende affermando che «noi saremo simili a Lui». All’inizio della Bibbia, quando si narra l’opera creatrice di Dio, è detto che Egli ci ha fatto a sua immagine, secondo la sua somiglianza. Ecco dove cercare la santità: è l’opera di Dio ed essa riguarda tutti, in ogni tempo e in ogni luogo. È un’opera di amore smisurato che ancora si deve manifestare nella completezza e pienezza, possibili solo in Dio.

La santità di alcune persone dichiarate “sante” dalla Chiesa non dice ancora tutta l’opera di Dio, ma ci incoraggia a cercare ancora il suo volto. Non si tratta semplicemente dei loro meriti, dei loro successi, della loro perfezione morale. La santità di questi nostri fratelli e sorelle che veneriamo innanzitutto rappresenta la chiamata di Dio rivolta ad ogni creatura umana. L’apostolo Giovanni nella seconda lettura ci ha rivolto un invito: «Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!». Nell’iniziativa di Dio e nella sua chiamata rivolta a tutti noi la santità è l’opera d’amore di Dio, con cui Egli si è fatto presente chiamandoci alla vita, affidandoci a questo mondo, agli affetti e amicizie di quanti ci vogliono bene. La prossimità di Dio, il suo farsi nostro ospite, il suo prendere dimora in noi è una vicenda concreta, una reale sua incarnazione: è Gesù Cristo in noi, come direbbe l’apostolo Paolo. Gesù stesso si offre così: «Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto» (Gv 15,5).

Oggi, dunque, è giorno di fiducia, è tempo di speranza: «Chiunque ha questa speranza in Dio, purifica se stesso, come egli è puro» (cfr. II lettura). Puro è l’amore di Dio che ci raggiunge. Ecco perché Gesù dichiara “beato” chi si lascia amare da Lui, in ogni condizione in cui versiamo nella nostra fragile umanità, in ogni situazione in cui ancora cerchiamo il suo volto, in ogni sospiro in cui – affaticati e provati – attendiamo mitezza, giustizia, pace, affidandoci alla sua misericordia.

Vi lascio un pensiero conclusivo che ho raccolto oggi da un commento a questa solennità: «La festa di tutti i Santi è davvero un memoriale dell’autunno glorioso della Chiesa ed è soprattutto una festa contro la solitudine, contro ogni isolamento che affligge il cuore dell’uomo. Se noi non credessimo alla comunione dei Santi, se non ci fossero i Santi accanto a noi, saremmo chiusi in una solitudine disperata e disperante, perché a volte anche le nostre comunità non ci tolgono la solitudine: solo i Santi ce la tolgono sempre e garantiscono l’amicizia, la fedeltà e la lealtà attorno a noi» (E.B.).