La terra dei viventi

Omelia nella Commemorazione dei defunti
02-11-2022

Gb 19,1.23-27a; Sl 26(27); Rm 5,5-11; Gv 6,37-40

Il vangelo di Giovanni ci dà l’annuncio di una “vita eterna” e comprendiamo che tutta la vita in Dio non può che essere così: in pienezza, eterna, appagante… Attorno alla vita come noi la sperimentiamo, ci sono tanti interrogativi, tante paure, tanta fatica e anche dolore. C’è soprattutto la separazione degli affetti che non comprendiamo. La “nostra” vita in realtà, ogni giorno porta delle ombre di morte. Ci sono strappi e cadute che ci anticipano un po’ di morte.

Gesù ci ha parlato della volontà del Padre suo: è volontà di non perdere nessuno e che tutti abbiano la “vita eterna”.

 «Noi pensiamo spesso che la volontà di Dio consiste in qualcosa che ci è chiesto: può darsi che questo ci inquieti e temiamo che la sua volontà contrasti con la nostra vita, il nostro desiderio di vivere. La Parola di oggi, tuttavia, ci annuncia proprio il contrario, e cioè, che la volontà di Dio consiste nel Suo desiderio che tutti e ciascuno e ciascuna abbiano la vita eterna. La parola vita eterna nel vangelo di Giovanni significa proprio la vita piena. […] Forse abbiamo poca consapevolezza di quanto la volontà di Dio è innanzitutto un dono, il dono grande della vita. Dono che Dio mai revocherà, perché Gesù Cristo è morto e risorto per noi e in lui abbiamo la vita per sempre» (sr Alice di Bose).

C’è un passaggio molto intenso e bello in Paolo: «La speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori» (Rm 5,5). Comprendiamo che fuori dell’amore la vita cade, implode e diventa catastrofica e insensata.

La vita, invece, ha bisogno di un altro sguardo e di un’altra considerazione. Dovremmo avere lo sguardo su di essa solo se sentiamo vivo l’amore, solo a partire dal dono degli affetti che abbiamo, solo dall’esperienza dell’amore che riceviamo, anche se piccolo…

Per questo abbiamo pregato con il salmo 26: «Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi». La nostra terra – e così la terra delle nostre vicende e storie – non è una “terra di morte”. Oggi spesso appare così. È, invece, “terra dei viventi”, perché raggiunta e abbracciata dalla bontà di Dio. È “terra dei viventi”, perché abitata dalla storia dell’amore di Dio.

Tutto questo significa che anche a noi è dato di diventare “viventi” ogni giorno nell’opera dell’amore, nel deciderci a “volere bene”: «Nessuno scoraggiamento dunque, nessuna negazione del presente, anzi un amore accresciuto per questa terra, per la nostra vita, per quelli che amiamo, per quelli con cui viviamo e in mezzo ai quali siamo, tenendo l’orizzonte della croce che nel crocifisso è dono, vita, fecondità» (E. Bianchi).

Questo cimitero è segno della “terra dei viventi” dove contemplare la “bontà del Signore”. Lungo i viali tra le tombe noi scorgiamo le nostre storie familiari ricomposte. Alzando lo sguardo scorgiamo in questo luogo una città intera, un popolo: è l’amore di Dio che realizza nella nostra terra la “terra dei viventi”. Questo cimitero è come un sacramento della famiglia di Dio riunita, del popolo di Dio rigenerato: “la terra dei viventi”!