Una moltitudine immensa

Omelia nella solennità dei santi Vittore e Corona – Feltre
14-05-2019

Ap 7,9-17; Sal 23 (24); Rm 5,1-5; Gv 15,18-21

«Una moltitudine immensa» da non potersi contare: «di ogni nazione, tribù, popolo e lingua»!

L’ultimo libro del Nuovo Testamento ci consegna questo sguardo di Dio, che penetra e sfida anche «la grande tribolazione» annunciando che non c’è più né fame né sete né arsura alcuna. Troviamo in questo stesso libro l’immagine del pastore che guida «alle fonti delle acque della vita». L’abbiamo incontrata anche nel Vangelo proclamato domenica. La usava confidenzialmente Gesù mentre insegnava a Gerusalemme. In quel racconto l’evangelista accennava al serrato confronto in atto tra Gesù e alcuni farisei. Si diceva anche che ad un certo punto alcuni «raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio» (Gv 8,59).

Gesù si propone come quel pastore che alle sue pecore dà «la vita eterna». E aggiunge: «Non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano». E ribadisce: «Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre».

Gesù fa suo lo sguardo di Dio: «Io e il Padre siamo una cosa sola».

Non ci sarà strappo da Gesù, perché nessuno potrà intaccare il suo rapporto con Dio che chiama Padre.

I nostri patroni Vittore e Corona sono raccontati da queste parole e immagini di Gesù. Li riconosciamo nella parabola delle pecore che mai potranno essere strappate dalla mano del loro pastore.

La ricorrenza di oggi – il celebrare il martirio di Vittore e Corona – ci riporta nello sguardo di Dio per ritrovare la grande storia di vita, di salvezza, di mani che raccolgono, di lacrime asciugate: «E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi». L’apostolo Paolo, ancora immerso nei travagli della sua vicenda e nella fatica dell’apostolato, intravede che sta maturando una “grande storia” – «Giustificati per fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo» – e grida: «L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori». E ci sollecita alla pazienza per generare, nutrire e diffondere speranza.

Vittore e Corona, accolti come patroni dalle generazioni che ci hanno preceduto, hanno inaugurato con il loro martirio uno sguardo infinito sulle nostre vicende, sulla nostra popolazione; hanno impresso alla nostra Città di Feltre e a tutto il nostro territorio le dimensioni di quella «moltitudine immensa che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua». È la visione di Dio!

Vittore e Corona ci inducono ad uscire da sguardi meschini, sospettosi, impauriti, a volte arcigni e inquisitori… a cui ci lasciamo andare chiudendoci in autodifesa.

Vittore e Corona ci indicano che la rappresentazione della “moltitudine immensa” dovrebbe diventare il nostro sguardo, il nostro pensiero, il nostro affetto, il nostro impegno sociale, la nostra azione politica, la nostra cura dell’ambiente e – più specificatamente, per le nostre comunità ecclesiali – la nostra umile, disarmata e coraggiosa testimonianza al Vangelo.

Le parole estremamente realiste di Gesù mentre si avvicinava al buio della passione, della calunnia, della menzogna, del potere sfrenato, del tradimento… ci colpiscono e ci mettono in atteggiamento di vigilanza, ma non ci fanno disperare: «Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me».

Non sono parole per indurci a vittimismi o a fraintendimenti ideologici.  Sono parole di sapienza evangelica: «Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato». Parole di Vangelo che Paolo traduce così: «L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori».

È a riguardo che noi oggi, guardando ai martiri Vittore e Corona, intendiamo, come Chiesa di Belluno Feltre, rivolgere uno sguardo di affetto, di ammirata vicinanza, di evangelica adesione a papa Francesco. Sulla scia di Vittore e Corona, la sua scelta di vivere e testimoniare il Vangelo spesso – come in questi giorni – suscita incomprensioni ingiustificate, sospetti infondati, evidenti opposizioni, false calunnie nei suoi riguardi. Nella preghiera che poniamo in questa Eucaristia per lui, vogliamo anche esprimere tanta gratitudine per lo sguardo di Dio che egli, con le sue parole, con il suo stile di vita e di ministero, con le sue scelte pastorali, sta riconsegnando alla Chiesa – stupita del dono di misericordia che il Vangelo annuncia e dona a tutti – e sta mostrando al mondo intero – frastornato da mille poteri – ma in realtà assetato di giustizia, di libertà, di fraternità e di pace.