Una storia che affascina

Omelia al Pellegrinaggio alla Basilica di Sant’Antonio in Padova
01-06-2023

1Cor 9,16-19. 22-23; Sal 95; Lc 10,1-9

Antonio rappresenta una storia che ci affascina. Siamo qui in molti, scesi dalle nostre Dolomiti per toccare i luoghi di Antonio in questa terra veneta. Stupisce l’universalità di questo santo. Anche la città di Padova lo ha ricevuto. Antonio nacque a Lisbona. Ma questo santo è venerato ovunque nel mondo. Mi piace accostare questi dati a quello che viene segnalato nel racconto del Vangelo appena proclamato: «Il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi». Dunque «in ogni città e luogo»: la conoscenza di sant’Antonio e l’affettuoso e devoto legame con lui spuntano dappertutto. Nella testimonianza di Antonio, allora – circa 800 anni fa – nella sua parola e nei suoi gesti, oggi nel nostro ricorrere a lui, il Vangelo dilaga in tutto il mondo. In questo anno 2023 si ricorda la cosiddetta “predica ai pesci” di Antonio, avvenuta a Rimini nel 1223. L’immagine dei pesci ci porta fuori, oltre le nostre case, in una spiaggia con un mare grandioso dinnanzi. È un’immagine cara a Gesù stesso. Alcuni discepoli sono stati scelti mentre erano dediti alla pesca e trattavano con i pesci. Gesù stesso sollecita i discepoli, stanchi e sfiduciati, a gettare ancora la rete in mare. Qui ora è bello riconoscere che anche ciascuno di noi è stato raggiunto dal Vangelo, il tocco del Vangelo ci ha accarezzato, anzi – come nella predicazione ai pesci – il Vangelo è stato annunciato a noi senza che potessimo avanzare il diritto di riceverlo e averlo. Gratuitamente è stato seminato in noi. Forse l’immagine francescana di Antonio che predica ai pesci, dopo di aver riscontrato la resistenza e l’opposizione della città, ci sta a dire che il Vangelo non ha paura, è libero, va ovunque e raggiunge tutti. L’apostolo Paolo ce lo testimonia nella sua lettera ai Corinti dichiarando la sua convinzione: il Vangelo va annunciato «gratuitamente». Poi egli precisa: «Senza usare il diritto conferitomi dal Vangelo». Penso che tutti noi abbiamo da correggere i nostri pensieri e i nostri sentimenti che spesso ci portano a rilevare le cose che non vanno e, dunque, la negatività che percepiamo attorno a noi, in questo nostro mondo, che si riflette anche nelle nostre vicende personali e familiari. Oggi Sant’Antonio ci aiuta a riconoscere la bellezza di aver ricevuto gratuitamente il dono del Vangelo. Ognuno di noi come prima emozione, come primo sentimento, dovrebbe esultare per essere stato beneficato dal Vangelo, che ha già cambiato la nostra vita dirottandola verso il Signore Gesù. Sì, ci sono anche le nostre distrazioni, le nostre asperità, la nostra indifferenza, il nostro essere peccatori magari recidivi… ma anche questo non arresterà mai il raggiungerci del Vangelo. Anche nell’ultima curva della nostra vita, quella più fatale, il Vangelo non mancherà di offrirsi a noi. Ci sono le espressioni, usate dall’apostolo Paolo, ad aprire e predisporre questa possibilità: quando lui dice di farsi «servo di tutti per guadagnarne il maggior numero […] debole per i deboli […] tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno», Paolo attesta la gratuità e la libertà del Vangelo.

Possiamo così comprendere che cosa stia a cuore a Gesù, quando ha mandato «altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi». Gli sta a cuore che anche noi facciamo diventare gratuito il Vangelo, dunque aperto, disponibile, “debole per i deboli”, “a servizio di tutti”, “tutto per tutti”.

E si tratta proprio di noi, in tutte le stagioni della vita: in piedi o un po’ curvati, non importa; giovani o anziani che siamo; con le nostre buone parole, coltivando atteggiamenti di accoglienza e di paziente condivisione; con relazioni vere che trasmettano coraggio, fiducia e libertà; con i nostri gesti e le nostre azioni orientate al bene possibile… È la consegna di Gesù, il suo considerare degna di essere vissuta tutta quanta la nostra vita, anche quando risultasse nelle maglie del male e delle difficoltà: «Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi […]. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi».

Io penso che oggi, in questo nostro pellegrinaggio, di fronte a tutte le nostre richieste che presentiamo come intercessione, sant’Antonio con tutta la sua franchezza e tutta la sua passione per il Vangelo ci metta nelle mani, nel cuore e nella mente le parole stesse di Gesù, affinché ci consolino, ci guariscano, abbelliscano la nostra vita: «In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”».

Queste parole luminose e salutari riguardano la nostra casa, quella di chi incontriamo e visitiamo, ma anche qualsiasi altra casa a cui provvidenzialmente il Signore ci avvicina… così riguardano pure il mare con i pesci, come successe a Sant’Antonio.