A cura di don Ezio Del Favero

101 – La nascita della Stella Alpina

Al mattino, ai primi raggi del sole, la giovane sposa si accorse di avere il viso, i capelli e le ciglia interamente coperti da un leggero velo di brina

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In un paesetto alpino, una ragazza aveva sposato un giovane montanaro.

Il giovane conosceva e amava le montagne, tanto che spesso saliva verso i ghiacciai e le alte cime per raccogliere fiori, erbe e frutti a scopo alimentare o farmaceutico e per dare la caccia alle marmotte, delle quali poi vendeva la pelle. Per quei giovani sposi la montagna era fonte di vita. Essi vivevano con semplicità accontentandosi di ciò che il territorio offriva loro ed erano estremamente felici perché si volevano bene e stavano bene in mezzo ai monti.

Un giorno, come accadeva di frequente, lo sposo partì verso le alte vette alla ricerca di fiori, erbe, frutti e pelli. Quella sera però non fece ritorno. Invano la moglie lo attese per tre giorni e tre notti. All’alba del quarto giorno la giovane si mise in cammino verso il ghiacciaio per andare a cercare il suo amato sposo: salì le vette, esaminò le valli, esplorò le grotte, cercò in ogni crepaccio, ma senza trovare traccia dell’amato congiunto. Ma non si dette per vinta. Continuò a cercarlo per giorni e giorni e, dopo molti tentativi, una sera finalmente lo trovò: giaceva a terra esanime tra due lastroni di ghiaccio. Distrutta dal dolore, volendo rimanere accanto al marito, la giovane si sedette su una roccia al suo fianco e vi rimase per tutta la notte.

Al mattino, ai primi raggi del sole, la giovane sposa si accorse di avere il viso, i capelli e le ciglia interamente coperti da un leggero velo di brina. Alzò gli occhi al cielo e, tra le lacrime, supplicò: «Dio della montagna, non ho il coraggio di staccarmi dal mio amato marito imprigionato tra queste rocce. Ti prego, fammi rimanere qui, su questa rupe, perché possa vederlo per sempre sul suo letto di ghiaccio!».

Il Signore delle Cime ebbe pietà della sposa innamorata, tanto da esaudire il suo desiderio. E così la trasformò in un bellissimo fiore, il più bello di tutte le Alpi, in grado di nascere e di vivere in mezzo alle pietre e al ghiaccio. Fu così che nacque la Stella Alpina.

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In un paesetto alpino – racconta un’altra leggenda – viveva un montanaro con una figlia di nome Stella.Il padre era robusto, mentre la piccola era debole e fragile e la sua carnagione era sempre bianca e pallida. Il padre la chiamava affettuosamente Stellina e le accarezzava dolcemente i lunghi capelli biondi, temendo che quella creatura così delicata non resistesse al freddo della montagna e lo potesse lasciare.

Una sera, infatti, tornando dal lavoro nei boschi, il padre trovò la figlioletta con le gote rosse e tutta febbricitante. Provò a curarla, ma la piccola si aggravò e tre giorni dopo volò in cielo. Quella sera il padre, disperato, si volse al Cielo urlando il nome della figlia: «Stellina, Stellina! Non lasciarmi solo!».

D’allora, ogni sera, il padre usciva di casa, saliva in cima alla montagna e, rivolto verso il cielo stellato, si metteva a invocare la sua piccola: «Stellina, Stellina! Non lasciarmi solo!». Così per molto tempo, tutte le sere, versando lacrime amare.

Una sera d’inverno, le lacrime del padre cadendo sulla neve sembrarono disegnare una stella. La mattina dopo, dov’erano cadute le lacrime dell’uomo disperato, alcuni montanari del paese trovarono degli strani fiori mai visti prima, incredibilmente sbocciati durante la notte. Quei fiorellini sembravano fatti di neve, erano color argento e una leggera peluria li proteggeva. Fu così che nacquero le Stelle Alpine, fiorite in ricordo della bambina scomparsa.

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Le parabole – raccolte in ambiente alpino – narrano l’origine del fiore più rappresentativo delle Alpi. Tante sono le leggende che hanno per protagonista la Stella Alpina, conosciuta anche come Edelweiss (“Edel” nobile e “weiss” bianco).

Secondo una leggenda tedesca, il fiore di Edelweiss sarebbe nato da un fiocco di lana d’agnello proveniente dal Paradiso, che la Vergine addormentata avrebbe fatto cadere sulla terra mentre filava. Coloro che trovarono quel fiocco, diventato un fiore, gli diedero il nome di Edelweiss “nobile candore”. Per il fascino, l’aspetto stellato, il colore puro, la rarità, la facoltà di conservarsi e l’augusto patrocinio della Madonna, la Stella Alpina è considerata un porta-fortuna.

Zehor Zerari: «Se tu fossi un fiore di edelweiss io scalerei la montagna azzurra per coglierti. Se tu fossi un fiore acquatico io mi tufferei nelle verdi profondità sottomarine per prenderti. Se tu fossi un uccello io andrei nelle immense foreste per ascoltarti. Se tu fossi una stella io veglierei tutte le mie notti per vederti… Libertà».

Renzo Baccino: «La stella alpina è uno dei fiori più famosi del mondo. Deve la celebrità alla sua soave bellezza che è simile ad un tenue, delicato sorriso sul volto d’un bimbo. La meravigliosa grazia dei suoi fiori è una nota di gentilezza».