A cura di don Ezio Del Favero

11 – L’illuminazione dalla Natura

La capacita di sentire l'inaudito e cambiare punto di vista per emanciparsi e migliorare

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Un re mandò nella foresta il proprio figlio, il principe ereditario, presso il Maestro Saggio, perché imparasse le nozioni essenziali per diventare un buon governante nel momento della successione.

Il Maestro inviò il giovane, da solo, nella foresta, per qualche tempo. Al suo ritorno gli chiese che cosa avesse sentito. Il principe fece un lungo elenco di suoni, a partire dai rumori emessi dagli animali, dall’acqua che scorre, dalla brezza che soffia, dalle foglie mosse dal vento… Ma nonostante l’elenco fosse lungo e dettagliato, il giovane non superò la prova e il Saggio lo rimandò nella foresta e gli chiese di ascoltare meglio. Al ritorno, il Maestro lo interrogò di nuovo su che cosa avesse sentito e il ragazzo, certo di aver superato la prova, rispose con orgoglio che aveva udito “l’inaudito”. Lo aveva sentito nel suono del sole che scalda la terra, dei fiori che si schiudono, dell’erba che si disseta con la rugiada mattutina…

Effettivamente il giovane superò brillantemente la prova e il Maestro lo congedò spiegandogli che un buon governante deve saper ascoltare l’inaudito, solo così potrà sentire il cuore dei propri sudditi e i sentimenti non comunicati, i dolori inespressi e le lamentazioni non dette; solo così sarà capace di cogliere ciò che non va e ciò che si deve modificare per il bene comune. Terminò il Saggio: «Infatti, il declino dei popoli comincia quando chi li governa si limita ad ascoltare solo ciò che rimane in superficie!»

La parabola, di origine cinese, narra la vicenda del re Ts’ao che nel III secolo A.C. mandò suo figlio, il principe T’ai, dal Maestro Pan Ku, che viveva nella foresta, perché imparasse a diventare un vero capo, capace di creare un livello empatico tale da poter scendere nel più profondo delle questioni, comportandosi di conseguenza.

 

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Su di un monte viveva un Maestro Saggio con i suoi discepoli. Uno di essi, però, nonostante tutti gli sforzi adottati, non riusciva a diventare Illuminato come il Maestro e i suoi compagni. Un giorno il giovane si arrese e andò dal Saggio per comunicargli la sua decisione di lasciare la comunità. Il Maestro chiese al giovane di seguirlo e insieme scesero dal monte. Ogni tanto il Saggio lo interrogava, sempre con la stessa domanda: «Che cosa vedi?» Il discepolo ogni volta faceva un lungo elenco di ciò che vedeva… Arrivati ai piedi della montagna, il Saggio gli fece un’ultima domanda: «Che cosa hai imparato oggi?» Il giovane, dopo un po’ di esitazione, rispose: «Quello che c’era mentre ci trovavamo in cima alla montagna era differente da ciò che abbiamo visto durante il nostro percorso e diverso da quanto abbiamo trovato ai piedi della montagna!»

Il Maestro apprezzò molto il ragionamento del discepolo e aggiunse: «Vedi? L’illuminazione è data solo a chi ha la consapevolezza che le cose sono diverse, se i punti di osservazione sono diversi. Non può diventare Illuminato chi si ferma rigido sul proprio punto di vista. Solo chi è capace di cambiare punti di vista può vedere le cose con maggiore totalità, può emanciparsi, migliorarsi, abbattere i pregiudizi e rispettare ciò che con un primo sguardo non riesce a vedere!»

La parabola, dall’antica Cina, racconta di un’esperienza vera vissuta da un giovane discepolo sulla montagna alla scuola di un famoso Maestro. Dopo tale esperienza, il giovane, che si chiamava Lao-Li, tornò su quella montagna dove rimase fino alla fine dei suoi giorni. Lao-li, secondo quanto si dice, sarebbe diventato un grande Illuminato.