Molto tempo fa, al tempo della Spagna Islamica (Al-Andalus), viveva un potente Emiro. Dopo una lunga vita passata a combattere guerre e gestire il suo regno con giustizia ed equità, il Principe, che era ormai in età avanzata e si sentiva invecchiare e perdere le forze, si ritirò nella sua residenza fortificata, l’Alhambra. Questi era un grande complesso circondato di mura protettive che occupava la maggior parte del colle della Sabika, comprendente edifici, moschee, scuole, giardini, cortili, botteghe e altro ancora. L’Alhambra offriva (e offre) viste spettacolari sulla città di Granada e sui monti della Sierra Nevada.
Consapevole della necessità di lasciare in eredità la sua corona a qualcuno e avendo per discendente solo una figlia, il potente Emiro si convinse di cercare un marito per lei, che sarebbe diventato allo stesso tempo il Principe regnante. In pochi giorni, molti messaggeri a cavallo portarono in tutto il paese e ben oltre il seguente messaggio: «L’emiro di Granada sta cercando un pretendente per la sua dolce figliola, il quale erediterà il regno».
In seguito, tre pretendenti ebbero l’audacia di presentarsi davanti al potente sovrano. Essendo difficile stabilire chi dei tre fosse preferibile, l’Emiro decise di lanciare una sfida per metterli alla prova. «Signori miei, voi che aspirate alla mia bella figliola e soprattutto al mio emirato, vi sfido di portarmi, entro tre giorni, la cosa più preziosa che possa esistere sul nostro territorio. Così potrò fare la mia scelta».
Il primo pretendente, che era il Principe di un potente regno di confine, scelse il suo cavallo più veloce e con esso percorse i sentieri sulle montagne di Al-Andalus, veloce come il vento, per trovare un oggetto prezioso. Il secondo, che era il Sultano di un regno lontano, prese la sua imbarcazione più leggera e perlustrò il mare alla ricerca di sontuosi tesori. L’ultimo pretendente era un giovane governatore, scaltro e intelligente, ma poco conosciuto e assai povero. Non avendo né imbarcazione né cavallo veloce, andò a cercare a piedi l’oggetto prezioso.
Passati i tre giorni, giunse il momento del verdetto. Tutta la corte, i visir e le persone influenti del regno si riunirono nel palazzo dell’Alhambra per partecipare all’evento. L’emiro entrò, si sedette e interrogò i tre pretendenti: «Come rispondete alla sfida?».
Parlò per primo il Principe e disse: «Grande Emiro, ho percorso le strade di Al-Andalus fino a Valencia. Ho trovato la cosa più preziosa che possa esistere sul nostro territorio: la corona di un’antica principessa, tutta d’oro incastonata con pietre preziose e avorio!».
Poi si fece avanti il Sultano: «Potente Sire, ho percorso i mari fino all’estremo Maghreb. Dal suo grembo è uscito l’oggetto più prezioso di tutto il nostro territorio: questo rubino il cui valore supera il valore del mio regno!».
Infine intervenne il giovane governatore: «Grande Sovrano di Granada, io sono andato poco lontano, sulle pendici dei monti della Sierra Nevada, che si possono scorgere da qui. Umilmente, ti offro questa melagrana!».
L’Emiro si fece pensieroso, afferrò il frutto e chiese: «Un semplice frutto! Che cosa vi è di così prezioso in esso?».
Il giovane precisò: «Egregio Sovrano, io non vi offro tanto il frutto, ma ciò che esso vuol significare, ovvero il tempo, che è la cosa più preziosa che vi possa essere sul nostro territorio e su tutta la Terra. La sola cosa che ogni persona, sia ricca che povera, possa perdere e non possa comprare. Sire, ho raccolto questo frutto maturo e succoso tre giorni fa e ora si sta rammollendo. Questo frutto rappresenta il passare del tempo, la cosa più preziosa…».
Il vecchio Emiro, consapevole più di ogni altro della preziosità del tempo, decise di far sposare la figlia a quel giovane governatore, che sarebbe sicuramente stato un bravissimo Sovrano…
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La parabola – raccolta nella tradizione araba – è una lezione di saggezza, che aiuta a riflettere sui valori, come il tempo, più importanti ancora delle ricchezze di questo mondo.
Ancora oggi il complesso di palazzi e fortezze dell’Alhambra a Granada è un’attrazione bellissima che merita una visita. L’Alhambra è essenzialmente una lettera d’amore alla cultura moresca e può vantare come sfondo panoramico la presenza delle imponenti cime della Sierra Nevada.