A cura di don Ezio Del Favero

122 – Il trovatello sulla neve

Se Dio vuole, stasera mangeremo qualcosa. In caso contrario, sgranocchieremo le storie!

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Un povero anziano viveva in un villaggio di montagna. Di fronte alla sua casa solo vento, neve, montagna. Non gli era rimasto un chicco di grano, non un soldo, un solo pane raffermo nella dispensa. Non sperava più nella primavera. Ormai era rassegnato ad andarsene tranquillamente nel regno delle notti senza sogni.

Un giorno, mentre faceva legna nella foresta sul fianco della collina, incontrò qualcuno. Era un bambino, magro come uno stecco, vestito di buchi, senza calzature, gli occhi improvvisamente contemplanti un miracolo mentre vedeva il vecchietto che gli si chinava accanto, chiedendogli: «Che ci fai qui? Ti sei perso?».

Il piccolo tremava così tanto che non poteva rispondere.

«Da dove vieni?». Con un gesto, il bambino indicò aldilà delle nuvole.

«Capisco: è molto lontano! E i tuoi genitori?».

Il piccolo rimase in silenzio, abbassò il capo. Il vecchio, rabbioso, maledisse quel Dio che, senza pietà, abbandonava le sue creature alle carestie, alle guerre senza fine, alle peregrinazioni disperate. Poi prese il bambino per mano e lo condusse a casa sua. Lì rianimò il caminetto, coprì il trovatello con la sua unica coperta e gli offrì una tisana all’anice.

Il ragazzo, scaldando le mani sulla scodella e soffiando sulla tisana profumata che nebbiava il suo viso, disse: «Ho fame!». Il vecchio pensò: «Anch’io! Andrò a curiosare sotto gli alberi nel bosco, forse troverò uno o due uccelli morti lì. Se Dio vuole, stasera mangeremo qualcosa. In caso contrario, sgranocchieremo le storie!».

Il vecchio uscì e tornò nella notte con un’allodola magra.

Ma il giorno dopo, l’inverno si fece terribile. Il vecchietto non aveva altro che storie da raccontare per nutrire il trovatello. Non doveva perdersi d’animo. Non importava se egli, il vecchio, fosse morto. «Ma il bambino no!», si disse. «Morire di miseria alla sua età dovrebbe essere proibito!». Disse al piccolo: «Siediti e ascolta!». Il bambino si accoccolò davanti al fuoco guardando le fiamme, accanto al nonno che si mise a raccontare…

«A Betlemme, per tutta la notte, prima i Tre Saggi, poi i pastori avevano sfilato nella stalla per contemplare da vicino il miracolo compiuto, il bambino pacifico nella paglia, il salvatore più indigente di loro. Tutti avevano depositato intorno alla culla dei poveri regali di benvenuto. Tutti poveri come te, ragazzo mio. Poi erano tornati alle loro occupazioni e alle loro strade. «Finalmente – disse madre Maria – il piccolo potrà dormire!». Ma ecco che la porta scricchiolò. Entrò una signora anziana, con un cappuccio che le nascondeva il capo. Vigile, la Madre pensò: «E se fosse – Dio non voglia – una di quelle streghe malvagie che vanno a trovare i bambini speciali?».  L’asino e il bue, tuttavia, non provarono la minima sorpresa, come se conoscessero la vecchietta da tempo immemorabile. Costei si chinò sul bordo del letto di paglia. Il bambino non dormiva e i suoi occhi contemplavano il viso anziano dove brillava uno sguardo simile al suo, la stessa tranquillità, la stessa gioia segreta, la stessa semplice speranza. A un certo punto la vecchietta cercò tra i suoi stracci e prese con le sue dita nodose un oggetto oscuro, che diede al bambinello. «E se fosse veleno?», pensò Maria. Quando però vide l’oggetto nelle mani del neonato, il suo sguardo si riempì di lacrime di gioia. Tra le mani del piccolo vi era un frutto, la mela del primo peccato che Eva era venuta a restituire per essere perdonata. E il piccolo Gesù offrì quel frutto al sole nascente, come per offrire un mondo nuovo ai bambini a venire…».

Nel frattempo, il nonno pensava: «Solo ieri si potevano trovare uccellini morti di freddo nei rovi del bosco. Oggi la neve se li divora appena cadono dal loro nido. Come posso nutrire questo povero trovatello? Non posso mica nutrirlo di storie, per quanto belle come quelle di Natale!»… (continua)

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La parabola – tratta da un racconto del favolista francese Henri Gougaud – è la prima parte di una storia di Natale che intende trasmettere un messaggio di speranza, gioia e solidarietà, rafforzando i valori fondamentali legati alla Nascita del Salvatore.

Dale Evans Rogers: «Il Natale è l’amore in azione. Ogni volta che amiamo,
ogni volta che doniamo, è Natale».

Madre Teresa di Calcutta: «È Natale ogni volta che sorridi a un fratello e gli tendi la mano; ogni volta che rimani in silenzio per ascoltare un altro;
ogni volta che volgi la schiena ai principi per dare spazio alle persone;
ogni volta che speri con quelli che soffrono; ogni volta che conosci
con umiltà i tuoi limiti e la tua debolezza. È Natale ogni volta che permetti al Signore di amare gli altri attraverso te»