a cura di don Ezio Del Favero

124 – Il Bambino e il piccolo abete

Per fare un albero di Natale ci vogliono tre cose: gli ornamenti, l’albero e la fede nel futuro

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

Quando nacque il Bambin Gesù a Betlemme, paese adagiato sulle pendici dei monti della Giudea, tutte le creature animate del mondo sentirono una grande gioia e, ogni giorno, tanta gente veniva a vederlo e gli portava umili regali.

Vicino alla stalla dove il neonato riposava, c’erano tre alberi: una palma, un ulivo e un piccolo abete originario dei monti. Quando videro la gente andare e venire sotto i loro rami, i tre alberi furono colti dal desiderio di offrire anche loro qualcosa anche al Bambin Gesù. «Prenderò la mia foglia più grande – disse la palma – e la metterò vicino alla culla per accarezzare delicatamente il bambino». «E io – disse l’ulivo – spremerò le mie olive per ungere i suoi piedini». «Cosa posso dare al bambino, io?», chiedeva l’alberello di abete. «Tu – dicevano gli altri – non hai niente da offrire. I tuoi aghi affilati pungerebbero il bambino e le tue lacrime sono troppo resinose».

Il povero abete si sentiva molto infelice e disse con tristezza: «Avete ragione, non ho nulla di buono da offrire al bambino!».

Un angelo, che era lì vicino, udì ciò che stava accadendo. Ebbe pietà dell’alberello, così umile e così privo di invidia, che decise di aiutarlo. In alto, nel cielo, le stelle cominciavano a brillare. L’angelo chiese ad alcune di loro di scendere e di posarsi sui rami dell’alberello. Lo fecero volentieri e l’abete fu tutto illuminato.

Dal luogo in cui stava riposando, il Bambin Gesù poté vedere l’alberello illuminato e i suoi occhi brillarono di fronte alle belle luci. E l’albero fu felice.

Tempo dopo, le persone che conoscevano la storia, presero l’abitudine, la Vigilia di Natale, di far brillare in ogni casa un alberello addobbato con candele accese, come quello che aveva brillato davanti al presepe.

La parabola – raccolta in Francia – termina precisando: «Fu così che il piccolo abete fu ricompensato per la sua umiltà e la sua docilità. D’allora non esiste un altro albero come lui che illumini così tanti volti felici nel periodo di Natale».


Tra le varie leggende riguardanti l’abete e il Natale, in un paesino italiano si racconta: «In montagna tanto tempo fa, in una notte d’inverno, un ragazzo fu inviato dalla madre a tagliare della legna nel bosco, altrimenti i due, che erano poveri, sarebbero morti di freddo. Il ragazzo prese con sé una lanterna, un’ascia e una piccola slitta per caricare la legna e si addentrò nel bosco.
Dopo il tramonto, camminando tra gli alberi, il ragazzo inciampò in una radice: finì disteso sulla neve e la sua lanterna si spense. Solo e al buio, il piccolo cercò di ritrovare la strada di casa, ma si perse nel bosco. Girovagò nell’oscurità, poi, sfinito, si accasciò accanto al tronco di un abete.
«Povero piccolo – pensò l’abete – nessuna creatura dovrebbe patire il freddo in questo bosco!». Così, chinò i suoi rami intorno al tronco fino a toccare il terreno, in modo da proteggere dal freddo il piccolo taglialegna. In tal modo, protetto dalle fronde, il ragazzo si addormentò senza rischiare di morire congelato.
All’alba, la madre del piccolo, accompagnata dai paesani, si addentrò nel bosco per cercare il figlio. Questi fu trovato addormentato e tranquillo, avvolto tra le fronde dell’abete. La luce dei primi raggi del sole fece brillare il ghiaccio tra i rami, che sembrarono coperti di diamanti. Per ringraziare l’albero che aveva salvato la vita al ragazzo, nel periodo di Natale i paesani cominciarono a piantare dei piccoli abeti nel giardino di casa, addobbandoli con festoni…».


Fin dai tempi antichi, i rami delle conifere furono utilizzati come decorazioni per le celebrazioni pagane del solstizio d’inverno. Rappresentano la vittoria della vita e della luce sulla morte e sulle tenebre.

Alla fine del settimo secolo – si racconta – San Bonifacio avrebbe voluto convincere il druido di Geismar (Germania) che la quercia non fosse un albero sacro. Per convincerlo, il sacerdote missionario tedesco avrebbe abbattuto proprio una quercia. Cadendo, essa avrebbe schiacciato tutto, tranne un giovane abete.

Trionfante, San Bonifacio avrebbe affermato: «La sopravvivenza di questo abete è un miracolo! D’ora in poi questa pianta si chiamerà “L’albero di Gesù Bambino”.

Inoltre, la forma triangolare dell’abete evocherebbe la Trinità, immagine cara a San Bonifacio. D’allora, nei paesi tedeschi furono piantati dei giovani abeti per celebrare la nascita di Cristo.

Papa Francesco: «L’albero di Natale con le sue luci ci ricorda che Gesù è la luce del mondo, è la luce dell’anima che scaccia le tenebre delle inimicizie e fa spazio al perdono».
Proverbio armeno: «Per fare un albero di Natale ci vogliono tre cose: gli ornamenti, l’albero e la fede nel futuro».