A cura di don Ezio Del Favero

13 – Il monte della Pace

Una mente multiforme, un cuore eroico e un intelletto acuto

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Un tempo molto lontano, due famosi indiani se ne andarono dalle loro terre pieni di astio nei confronti dell’uomo bianco, che aveva rovinato il loro ambiente e ucciso i loro vecchi. Per il primo di loro, l’astio si era trasformato in odio, portandolo ad accanirsi verso tutti i nemici, compresi gli indiani di altre tribù. Il suo grande coraggio nei combattimenti lo aveva portato a essere rispettato all’interno della sua tribù, tanto da superare altri capi che avevano ereditato la loro posizione di comando. Il suo amico si era guadagnato la fama del più importante personaggio che il mondo indiano potesse offrire, in quanto aveva una mente multiforme, un cuore eroico e un intelletto acuto, premesse indispensabili per la personalità di un grande condottiero.

Un giorno, i due valorosi se ne andarono in cerca di terre più ospitali.

Dopo tanto girovagare, giunsero in una Valle al di là dell’oceano. Avevano sentito parlare di quella località come di una valle selvaggia, ma nel contempo paradisiaca. Decisero quindi di percorrerla tutta, alla ricerca della beatitudine, ovvero un mondo senza più guerre e violenze. Camminarono a lungo, sorpresi a ogni passo da quella natura incontaminata, dalle pozze d’acqua meravigliose e soprattutto dalle cime così aspre ma avvolte da una fiabesca emozione.

Il primo aveva ancora in mente i tempi della guerra, i morti, le amare vittorie contro i nemici. L’altro, invece, riusciva a cogliere tutta la magia di quel luogo e i suoi pensieri spaziavano su quelle vette così lontane ma vicine nel cuore.

Per entrambi era un nuovo mondo. Non avevano mai visto una natura così solitaria, così stupenda, così diversa dalla loro terra e si chiedevano se mai sarebbero riusciti a trarne beneficio.  Camminarono a lungo, superando forti dislivelli nella speranza di arrivare in un paradiso. Quanti pensieri! Quanti ricordi in quelle ore sotto il sole e sotto il cielo stellato!

Una notte accesero un fuoco e il suo bagliore rosso si stagliò su una particolare vetta che emetteva un forte richiamo. Sembrava che il monte parlasse, con una voce pacifica e gentile, incutendo sicurezza e forza: era un suono armonioso che aleggiava sulle cime degli alberi, raccontando storie mai udite. I due erano incantati e ascoltavano in silenzio. Un insieme di voci gradevoli, suoni e colori, entrò nei loro cuori e la nostalgia della loro terra si fece più immensa. Entrarono così in sintonia con quel luogo che decisero di salire sulla vetta misteriosa.

Quella notte stessa, durante l’ascensione, i due amici percepirono la voce della montagna sempre più forte, intensificando la nostalgia della loro terra e i volti dei loro cari. Camminavano per non perdersi di coraggio e per continuare a vivere, e la montagna lo sapeva. Non avevano più speranza di vivere in futuro nella loro terra, ma su quelle vette, forse, li attendeva il paradiso. La luna e le stelle coloravano le loro emozioni, che sempre più urlavano al vento la speranza di poter tornare nella loro terra dall’altra parte dell’oceano oppure di trovare lì, sulla montagna, la Pace.

Poi il silenzio. Così come arrivarono, i due indiani scomparvero, senza lasciare traccia del loro passaggio. La montagna li aveva accolti nel suo paradiso in serenità…

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La parabola – raccolta in Svizzera sulle Alpi Lepontine – termina precisando: «Se osservate la vetta di quella montagna con la sua cresta, vedrete il ritratto di uno dei due valorosi indiani, come monito a tutti quelli che amano la violenza. Sulla cima di quel monte, lo sguardo fiero dell’eroico indiano osserva il cielo senza sosta, salutando ogni uomo che ama la pace. La notte, le stelle, la luna, le creature, le bellezze di quel luogo si uniscono nel caldo abbraccio di quella montagna che ha saputo premiare il cuore grande di due uomini che cercavano la Pace».