A cura di don Ezio Del Favero

140 – La chiocciola e il rosaio

...in quel giardino fiorirono dei nuovi rosai, ai piedi dei quali crebbero nuove lumache che si raggomitolavano nei loro gusci

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Su di un altopiano in montagna vi era un giardino circondato da una siepe di noccioli. Fuori di quell’oasi si estendevano dei campi e dei prati. In mezzo al giardino fioriva un rosaio e, sotto di esso, viveva una chiocciola.

«Aspettate un poco, che arriverà anche il mio tempo!», diceva la lumaca. «Farò delle cose molto più grandiose che fiorire, distribuire nocciole o donare latte come le mucche e le pecore! Aspettate e vedrete!».

«A dire il vero, aspetto da voi grandi cose!», approvò il rosaio. «Ma posso chiedervi quando le realizzerete?». La chiocciola: «Io prendo il mio tempo… mentre voi avete sempre così fretta! Aspettare è più eccitante!».

Un anno dopo, la lumaca si trovava più o meno nello stesso luogo sotto il rosaio e si riscaldava al sole. Quell’anno il rosaio ebbe molti boccioli, che poi divennero splendidi fiori sempre freschi e sempre nuovi. La chiocciola brontolava: «Tutto è esattamente come l’anno scorso. Nessun progresso, da nessuna parte. Il rosaio ha sempre le sue solite rose… qui non si avanza!».

Passò l’estate, passò l’autunno… e il rosaio conservò i suoi boccioli e i suoi fiori, fino alla prima nevicata. Quando il tempo si fece troppo freddo, il rosario si piegò e la lumaca si nascose sotto-terra.

Con l’inizio dell’anno nuovo, riapparvero sia le roselline che la chiocciola. Costei si rivolse al rosaio: «Voi siete già vecchio… dovete pensare che fra non molto comincerete a deperire. Avete dato al mondo già tutto ciò che potevate! Che poi questo sia servito a qualcosa, non lo so… ma è evidente che voi non avete fatto nulla per crescere e quindi non è stato possibile migliorarvi. Non vi siete mai fermato a riflettere, come faccio io, e così avete vissuto un’esistenza troppo facile. Presto morirete e non diventerete altro che un arbusto tutto spoglio!».

Il rosaio disse: «Mi spaventate! Io pensavo di vivere felice! Fiorivo con gioia, mentre sentivo salire in me una forza dalla terra e una forza mi veniva anche dall’alto… percepivo una felicità sempre nuova e sempre grande, ed è per questo che dovevo sempre fiorire. Questa era la mia esistenza e io non potevo fare altrimenti!». La lumaca ripeté: «Avete condotto un’esistenza davvero facile!».

«In effetti – proseguì il rosaio – la mia esistenza è stata semplice, perché tutto mi è stato donato… Ma voi avete ricevuto ben di più, essendo tra quelli che sanno anche riflettere e meditare e in più affermate di nascondere un gran talento che un giorno stupirà il mondo intero!».

La chiocciola: «Ciò non è nelle mie intenzioni. Il mondo non m’interessa, non mi riguarda: io basto a me stessa!». Il rosaio: «Ma non dovremmo, tutti, dare agli altri il meglio di noi stessi? Offrire ciò che possiamo? Lo so, personalmente offro solo le mie rose… ma voi? Che cosa date al mondo?».

La chiocciola: «Che cosa gli do? Lui non mi dà nulla! Mi disinteresso a lui! Da parte vostra, continuate pure a far sbocciare le vostre rose, tanto non sapete fare di meglio! Che il nocciolo continui pure a dare le sue nocciole e le mucche e le pecore il loro latte… Voi avete bisogno del vostro pubblico e io non ho bisogno che di me stessa!». Detto ciò, la chiocciola si rinchiuse all’interno del suo guscio.

Il rosaio pensò: «Io non posso rientrare in me stesso, bisogna che continuamente formi dei bocciòli e che li faccia schiudere. Poi i petali cadono e il vento li porta via… e questo è triste! Tuttavia, ho visto una donna depositare una piccola rosa nel suo messale… un’altra delle mie rose ha trovato posto sul vestito di una bella ragazza… e un’altra ancora ha ricevuto dei baci da un bambino felice. Ciò mi ha fatto molto piacere, mi ha procurato una gioia autentica. Ecco i miei ricordi, la mia vita!».

Il rosaio continuò a fiorire nella sua innocenza e la chiocciola a sonnecchiare nella sua piccola casetta, visto che il mondo non la riguardava.

Passarono gli anni e poi i decenni… Quella lumaca e quel rosaio divennero polvere nella polvere. Ma in quel giardino fiorirono dei nuovi rosai, ai piedi dei quali crebbero nuove lumache che si raggomitolavano nei loro gusci, tanto a loro il mondo non interessava!


La parabola, di origine francese, fotografa due mondi: quello di coloro che fanno da sé, che bastano a se stessi, come la chiocciola; e quello delle persone semplici e generose, come il rosaio.

Mahatma Gandhi: «Una rosa non ha bisogno di predicare. Si limita a diffondere il proprio profumo».
Angelus Silesius:
«La rosa è senza perché: fiorisce perché fiorisce, non bada a se stessa, non chiede se la si vede».
Roland A. Beowne:
«Non sono mai riuscito a capire se le belle persone abbiano una tendenza innata a far crescere le rose o se siano le rose nel loro crescere a rendere belle le persone».