A cura di don Ezio Del Favero

15 – La montagna che trema e che premia

Colui che conosce e rispetta le Leggi Sacre ha il privilegio di aspirare il profumo del balsamo

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Tra le montagne del Nord, una magnifica vetta regna tra tutte con maestà. I nativi del posto la chiamano ancora oggi “La Montagna che trema”.

Una sera, un Vecchio Capo raccontò al giovane nipote la leggenda di quel monte, con lo scopo di educarlo a vivere il suo rapporto con la natura secondo la tradizione del Grande Popolo. Il vecchio chiese al ragazzo di osservare la montagna e precisò: «Dal lato nobile e vasto di quella cima, nascosto sotto antichi pini secolari mai inviolati e drappeggiato da nebbia e nuvole, Manitù, la Forza Creatrice e garante dell’ordine universale, domina la vita da sempre. È costantemente vigile e, se degli spiriti maligni dovessero violare le Sacre Leggi della natura, la Forza Creatrice scuoterebbe immediatamente l’intera catena montuosa. Chi dovesse sfidare le Sacre Leggi, sarebbe costretto ad affrontare la tempesta che devasta il cammino, i giganteschi abeti che cadono, la grandine, i tuoni e i fulmini che lacerano i cieli, i torrenti impetuosi, le frane di enormi pietre, il precipizio che indignato castiga severamente. Se dovesse viaggiare con un’imbarcazione attraverso un fiume, lo sfidante delle Sacre Leggi si troverebbe improvvisa un’immensa nuvola, splendente come argento, volare rapidamente sul lago. Il turbine farebbe gorgogliare le onde, l’aria e il cielo e inghiottirebbe la fragile imbarcazione tra le onde dell’eternità…»

Il ragazzo fu intimorito. A quel punto il vecchio cambiò tono di voce: «Al contrario, colui che conoscesse le Leggi Sacre e dovesse rispettarle, avrebbe il privilegio di aspirare il profumo del balsamo, di abbeverarsi alle sorgenti limpide, fresche e festonate di muschio, di estasiarsi dell’aria pura dell’aurora, di celebrare lo splendore delle distese illimitate, di compiacersi del canto degli innumerevoli uccelli all’alba, di viaggiare sulle magiche acque dei laghi scintillanti o di volare oltre le cime nebbiose delle montagne… Ovvero, l’essere rispettoso avrebbe il singolare privilegio di abitare la paradisiaca terra di Manitù!»

«Nonno, spiegami: qual è la terra di Manitù?» Il vecchio, che voleva arrivare proprio lì per educare profondamente il suo ragazzo, spiegò: «Il Consiglio degli Uomini fedeli a Manitù ha decretato le Sacre Leggi della Natura». Precisò: «Non uccidere, se non per difenderti o per necessità! Tutti gli esseri viventi sono tuoi fratelli! Ama le piante più umili e rispetta gli alberi, degni di venerazione! Rendi grazie a Manitù per i suoi benefici! Non violare mai i santuari della pace! Sii il guardiano del fuoco, elemento benefico ma impetuoso!»…

Il ragazzo apprese la lezione e, come lui, ogni indiano obbediente alle Sacre Leggi non ha mai temuto e non teme neanche oggi la Montagna che trema, adorandola e trasmettendo alle generazioni più giovani la leggenda di Manitù nascosto sotto gli antichi pini secolari…

E la montagna trema ancora quando gli esseri incoscienti non rispettano le Sacre Leggi. Ma per i figli di Manitù che vivono secondo la sua volontà, la Montagna non trema e rappresenta per loro il santuario della Pace, nella serena attesa del giorno del loro passaggio alla terra degli Antenati…

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La Parabola – raccolta in Canada tra gli indiani Algonchini – esprime il profondo legame tra l’uomo e la natura per i Nativi, che considerano la terra “Sacra”, dalla quale dipende la vita stessa dell’uomo.

Il Grande Capo Indiano Seattle (1780 – 1866) ammoniva:  «Non c’è tranquillità nelle città dell’uomo bianco. Non si ode il fruscio delle foglie che si aprono in primavera né il frullare delle ali degli insetti… Cos’è la vita se un uomo non può sentire il richiamo del caprimulgo o il gracidare delle rane di notte, attorno allo stagno? Ciò che accade alla terra, accade ai figli della terra. Se l’uomo sputa sul suolo, sputa su se stesso. Questo sappiamo: non è la terra che appartiene all’uomo ma l’uomo alla terra. Tutte le cose sono unite tra loro come il sangue che lega una famiglia.
Ciò che accade alla terra accade ai figli della terra. Non è l’uomo che ha tessuto la trama della vita; lui ne è solo un filo. Ciò che fa alla trama lo fa a se stesso»…