A cura di don Ezio Del Favero

23 – Oltre la macchia del bosco…

In quell’istante, con un rombo terribile, il suolo si spalancò inghiottendo tutto.

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Un tempo, quando in montagna i ragazzini avevano il compito di portare al pascolo mucche e ovini, un fratellino e una sorellina stavano custodendo il gregge su di un pendio assai scosceso. La madre continuamente li esortava: «Mi raccomando di non oltrepassare la macchia di bosco da cui si odono, nelle notti di luna piena, degli strani rumori!»  In effetti, in certe notti gli abitanti udivano dei suoni paurosi, che sembravano ululati di lupi misti a cigolii di catene. Di giorno, invece, non si udiva nulla di anormale in quel luogo.

Un giorno, mentre le fragole profumavano e i merli volavano tra i rami spinosi dei crespini, la piccola, all’insaputa del fratello e disobbedendo forse ignara alle raccomandazioni della madre, si avventurò nel bosco misterioso. E lì sparì!

I genitori e gli abitanti del paese cercarono la ragazzina ovunque, ma non riuscirono a trovarla. Finché non abbandonarono le ricerche e la piansero dandola per morta.

Il fratellino, però, non volle rassegnarsi e un mattino, lasciato il gregge alla sorveglianza del cane pastore, partì alla ricerca della sorella. Si mise a cercarla ovunque e poi, vincendo la paura e disobbedendo pure lui alle raccomandazioni della madre, si avventurò nella macchia di bosco proibita, armato di una croce di legno presa in una chiesetta. Camminò per tutto il giorno, cercando qualche possibile traccia della sorellina scomparsa, finché, sopraggiunta la sera, non si lasciò cadere sfinito ai piedi di un grosso abete e lì si addormentò.

Durante la notte, improvvisamente, il ragazzo fu svegliato da un suono infernale.  Davanti ai suoi occhi apparve una scena terribile: uno spiazzo erboso era rischiarato dalla luna piena e in mezzo a esso, su di un seggiolino infuocato, circondato da sinistri bagliori, era seduto un essere spaventoso, una sorta di dèmone con corna e zoccoli di caprone. L’essere mostruoso teneva in mano un enorme tridente e ai suoi piedi giaceva il corpo esanime della sorellina smarrita. Intorno al dèmone, alcune streghe trasandate e ghignanti eseguivano una danza sfrenata, al suono infernale che aveva svegliato il ragazzino.

Il giovinetto si alzò e, invocando San Michele, scagliò la croce di legno in mezzo alle streghe danzanti. In quell’istante, con un rombo terribile, il suolo si spalancò inghiottendo tutto. Al posto dello spiazzo erboso, si creò una voragine paurosa. Il ragazzino terrorizzato si strinse all’abete, esattamente sull’orlo del precipizio.

Il mattino seguente, i paesani che si erano organizzati per cercare il ragazzo scomparso, lo trovarono esattamente in quel posto, insieme alla sorellina, entrambi privi di sensi ma vivi. I loro capelli, prima biondissimi, erano diventati candidi come la neve…

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La parabola – raccolta tra i Cimbri dell’altopiano di Asiago (Vicenza) – è un racconto eziologico che narra l’origine del “Tànzerloch” (“buco della danza” in lingua cimbra), una voragine sul terreno del diametro di circa 40 metri e 80 metri di profondità.

Un’altra versione della leggenda narra: «Una sera i due pastorelli si persero nel bosco e, vista una luce, si avvicinarono con la speranza di trovare aiuto. Si trovarono invece nel pieno di un “sabba” (convegno di streghe) dove un gran falò illuminava i visi e i corpi sgraziati delle megere. Le perfide streghe videro i ragazzini e li fecero prigionieri, destinandoli a essere sacrificati quella notte stessa. Prima che le malvagie creature facessero loro del male, si aprì una voragine che inghiottì assieme agli alberi e al falò anche le streghe. I due pastorelli, rimasti ai margini dell’orrido, restarono illesi, fin quando non arrivarono i paesani e li portarono in salvo».

Per altri, nelle notti di plenilunio da quella spelonca uscirebbero dei folletti che, eseguendo una danza a mezz’aria attorno alla voragine, attirerebbero le belle ragazze presenti nel bosco a quell’ora, per poi trascinarle nei bui recessi della terra…

In ogni caso, la Parabola insegna a “non oltrepassare la macchia di bosco”, ovvero a stare lontani dai pericoli che la vita, come la natura, potrebbe riservare…