a cura di don Ezio Del Favero

60 – Per Grazia Ricevuta in montagna

Un giorno, due bambini si avvicinarono a una boscaglia e pensarono di costruirsi una sorta di rifugio tra le sterpaglie...

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In un paesino di montagna, durante il periodo estivo, le famiglie salivano per la fienagione sugli alpeggi, assai lontani dalle abitazioni.

I bambini aiutavano i grandi come potevano e spesso si allontanavano dai campi o dai prati per giocare a nascondersi tra gli alberi o per costruire capanne di fortuna o altri rifugi, imitando talvolta le popolazioni indiane, talvolta gli abitanti dei villaggi africani, gli eroici esploratori o gli antichi vichinghi…

Un giorno, due bambini si avvicinarono a una boscaglia e pensarono di costruirsi una sorta di rifugio tra le sterpaglie, come gli indigeni delle foreste. Allontanarono con le braccia gli arbusti e si trovarono di fronte una specie di caverna naturale, invasa dalla vegetazione. Scavarono servendosi di bastoni appuntiti e sentirono che nel terreno vi era qualcosa di resistente. Scavarono ancora, servendosi anche delle mani, finché non misero allo scoperto due colonnine di pietra chiara, opera di qualche scalpellino.

I piccoli corsero dai genitori e raccontarono l’episodio. Gli uomini accorsero in quel luogo e, servendosi di pale e di asce, pulirono il terreno dalla vegetazione e scoprirono alcuni ruderi. Scavando ancora, misero alla luce un altare in pietra chiara, di stile medievale. Accanto all’altare i bambini trovarono una tavoletta di legno, sulla quale, coperto dal terriccio, vi era un disegno con una sigla: “PGR 1860”. Il quadretto era un ex voto e, con una grafia che il parroco avrebbe decifrato più tardi, precisava: “Paesani salvati incolumi ringraziano la B.V. e San Danèl”.

La notizia del ritrovamento di quelle rovine si sparse per l’intero paese e i più vecchi reagirono: «Mio nonno mi diceva che su questi prati montani una volta vi era una chiesetta dedicata a San Daniele». «Mia bisnonna affermava che attorno al fuoco, nelle sere estive, i più vecchi raccontavano che alcuni loro antenati si erano salvati da una frana, mentre passavano lì con i buoi e che perciò fecero costruire un capitello PGR (Per Grazia Ricevuta), poi divenuto una chiesetta, grazie all’opera di tutti i paesani». «In soffitta dovrebbe esserci un diario in cui un mio antenato, che era maestro, scriveva i fatti importanti che avvenivano in paese. Forse lì c’è scritto qualcosa!».

Effettivamente, in quel diario il maestro raccontava: «Stasera si sono presentati da me i signori Gigio Lavina e Checco De March, spaventati e impazienti di raccontarmi lo scampato pericolo. Erano partiti all’alba con un carro trainato dai buoi verso l’alpeggio. All’improvviso scoppiò il temporale e i due udirono un boato insolito. Guardando a monte, videro che dei massi enormi stavano rotolando per il pendio e rischiavano di piombare su di loro. Si misero in ginocchio e invocarono la Vergine Maria, mentre i buoi scalpitavano e muggivano al colmo delle forze. Improvvisamente la frana si bloccò appena sopra il carro e i due contadini. Tra le nuvole, Gigio e Checco videro aprirsi uno spiraglio di luce, come se il cielo volesse rassicurarli. Dopo aver ringraziato la Beata Vergine, gli uomini scesero in paese e si recarono dal parroco, che stava celebrando Messa. Quando entrarono in Chiesa, il prete stava predicando: «Oggi celebriamo la festa di san Danèl, che il Signore ha salvato dalla fossa dei leoni grazie alla sua fede. Il Signore salva anche noi dalla fossa del male, dalle voragini dell’inferno, dal regno del maligno, se ci affidiamo alla sua Grazia!». Anche Gigio e Checco si erano salvati dal crollo del monte e dal rischio di cadere nel precipizio, grazie al Cielo. In quel momento pensarono di costruire un capitello in onore di san Daniele e di custodire in esso un ex voto “Per Grazia Ricevuta”, da far dipingere all’artista del paese…

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La parabola – tra storia e leggenda – racconta l’origine dei ruderi che ancora oggi si possono trovare in Alpago (Belluno) nella località di “San Danèl”, uno degli alpeggi più panoramici sul territorio. In quel luogo, effettivamente, vi era una chiesetta dedicata a San Daniele, posta in alto, come la chiesetta di San Liberale a Belluno, un tempo anch’essa dedicata a San Daniele.

“Ex voto” è l’abbreviazione della locuzione “ex voto suscepto”, ovvero “per promessa fatta (a Dio)”. Si tratta dunque di un oggetto donato a Dio, alla Madonna o a un Santo da qualcuno che ha ricevuto una grazia.

L’origine degli ex voto, però, è precedente al cristianesimo. Infatti erano già molto diffusi nelle religioni politeistiche antiche, manifestazione di una fede pagana in cui ringraziare sovente gli dei e invocare la loro benevolenza. 

Gli ex voto, quindi, sono affascinanti e preziosi in quanto stanno a significare l’espressione popolare di tragedie scampate e la conseguente fede riconoscente – semplice come dev’essere – nell’intervento divino.