A cura di don Ezio Del Favero

7 – La coraggiosa quercia sul monte

Ai dodici rintocchi della mezzanotte si riunivano nella gola più profonda tra le rocce e poi....

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In un paese di montagna, alcune streghe diffondevano il male e terrorizzavano gli abitanti con i loro sortilegi. Ai dodici rintocchi della mezzanotte, le “Incantatrici” si riunivano nella gola più profonda tra le rocce e poi, sotto la guida delle più anziane, compivano azioni malvagie col favore delle tenebre. Guai a coloro che sceglievano come bersagli per le loro perfide imprese! Invano i paesani, armati fino ai denti, le inseguivano, mentre esse si rifugiavano nel fitto bosco di querce che si estendeva su per le pendici della montagna.  Al comando di una di loro “piede sulla foglia poi in cima all’albero”, esse scomparivano tra i rami frondosi. Allora si sentivano gemere le foglie e i rami, come se uno stormo di uccelli vi si fosse abbattuto. Poi la natura tornava silenziosa all’arrivo degli uomini, che passavano sotto le querce senza trovare le streghe tra le foglie e le ghiande. Una notte i paesani, che a causa del freddo riuscivano a malapena a tenere i bastoni e i forconi, passando sotto le querce, si videro sparire i cappelli e udirono delle risate così misteriose che si spaventarono e tornarono al villaggio a gambe levate.

Un giorno, però, la quercia più giovane si rivolse alle compagne esprimendo la propria indignazione: “Non possiamo più essere complici delle orribili streghe che torturano gli innocui paesani! Non dobbiamo più concedere loro ospitalità, bandendole per sempre”. Grida di disapprovazione accolsero la proposta. Stupita da tale audacia, una delle querce rispose: “Non dobbiamo impietosirci per la sorte di quei dannati boscaioli che ci spogliano dei rami e delle ghiande. Peggio per loro se soffrono! Non capita anche a noi di sopportare le intemperie delle stagioni, senza dir nulla?”  “Siete egoiste! Agirò anche da sola!”, gridò la giovane quercia. E coraggiosamente vietò alle streghe di nascondersi sotto il suo fogliame, minacciando di rivelare il loro rifugio. Le Incantatrici, sprezzanti, sfidarono l’alberello, ma, seguendo il consiglio della più anziana, decisero di cambiare il loro rifugio per sicurezza. Prima di andarsene, vollero ricompensare le querce fedeli e discrete per la protezione loro accordata. “Siamo disposte a darvi i doni più brillanti; esprimete pure i vostri desideri!” Alcune dissero: “Gli alberi delle colline vicine vivono felici perché le loro foglie sono scintillanti: vorremmo avere delle foglie d’oro!” Il vento trasmise le voci di altre: “Il nostro fogliame è scialbo, dateci delle foglie di cristallo!”

Infine un usignolo trasmise i desideri delle querce più lontane: “Noi vorremmo delle foglie più tenere, profumate e senza spine”. In un attimo le piante furono soddisfatte, a eccezione dell’alberello ribelle che conservò il proprio fogliame. Le streghe, derisorie, lo scapigliarono e poi se ne andarono, soddisfatte. Il giorno dopo, dei banditi passarono di lì e videro le scintillanti foglie d’oro. Le colsero a piene mani riempiendosi le tasche e le borse e poi scomparvero sulla montagna. Più tardi soffiò la tramontana, che fece cadere le foglie di cristallo frantumandole. Poi arrivarono le capre che pascolavano lì vicino e si cibarono delle foglie tenere e senza spine, spogliando così le ultime querce. Solo la più giovane si ritrovò col suo proprio fogliame, provocando l’invidia delle compagne destinate a perire.

Qualche tempo dopo, le Incantatrici passarono di là e, vedendo cadute in disgrazia le querce che avevano ricompensato, si disputarono, accusandosi a vicenda di aver provocato quel disastro. Poi si divisero, disperdendosi per sempre. Fu così che quella regione si liberò delle streghe, prive di poteri se separate.  Da parte sua, la piccola quercia saggia e coraggiosa divenne oggetto di culto da parte degli abitanti del paese e crebbe tra la venerazione di tutti. Le altre querce, invece, non furono mai più sostituite…

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La parabola – raccolta tra gli abitanti dei Pirenei (regione dell’Occitania) – è un racconto “eziologico”, ovvero spiega l’origine della quercia robusta e secolare che ancora oggi proietta l’ombra delle sue foglie nel loro paese.

È la regina degli alberi, antenata ancora verdeggiante, mai piegata dai venti e dalle tempeste. Col suo torso gigante, il capo alto e fiero, le braccia potenti e nodose, continua a proteggere dal male intere generazioni di paesani sfidando qualsiasi prova.

La parabola della quercia ci aiuti a comprendere l’importanza dei nostri vecchi e le battaglie da essi compiute per esorcizzare il male!