a cura di don Ezio Del Favero

71 – L’anello dei desideri

A quel punto il giovane, battendo il palmo, disse: «Portami lontano da tutti, dove nessuno possa derubarmi!».

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I monti Bambouk affioravano in una regione desertica. Lì viveva un giovane uccellatore, molto abile. Con le sue esche catturava ogni tipo di volatile, a eccezione della scaltra tortorella dal collo nero.

Un giorno il giovane preparò un’esca con la corteccia del ficus e la sparse sui rami di un boschetto. La tortorella si pose su uno di quei rami e fu intrappolata nell’esca appiccicosa. Arrivò l’uccellatore e afferrò per il collo il volatile, che ammise: «Sei stato abile! Se mi lasci salva la vita, ti darò qualcosa che farà felice te e il tuo vecchio padre, che non dovrà più andare a caccia anche sotto le intemperie. «Che cosa mi daresti di così prezioso?». «Del bestiame». «Ma io non bevo latte!». «Dei gioielli e dei tessuti preziosi». «Ma quelli non si mangiano!». «Un uovo contenente un anello con il quale potresti avere cibo in abbondanza e molto altro». Il giovane lasciò che la tortorella deponesse l’uovo. Poi rompendolo vi trovò il monile. La tortorella: «Ora mettiti l’anello al dito e, ogni volta che avrai bisogno di qualcosa, colpisci il terreno con il palmo di quella mano e pronuncia il nome di ciò che vuoi. Subito lo avrai!».

Il giovane, senza mollare la preda, si mise l’anello al dito e, colpendo il terreno con la mano, urlò: «Zucca!». Decine di zucche scesero rotolando dalla collina. Poi, colpendo di nuovo la terra, esclamò: «Padre mio! Madre mia! Venite a mangiare le zucche!». Immediatamente i suoi anziani genitori apparvero al suo fianco, si sedettero e mangiarono. Il giovane concluse: «Tortorella, che il tuo anello sia efficace o meno mi hai già dato più cibo di quanto la tua carne sarebbe valsa! Ti libererò. Ma se l’anello cessasse di essermi utile, ti catturerò di nuovo!». Liberò la tortorella, che s’involò a tutta velocità.

Il ritorno al villaggio si presentò faticoso per i vecchi, diversamente dall’andata quando erano stati trasportati grazie all’anello. Il giovane colpì il suolo: «Ho bisogno di cavalli!». Immediatamente giunsero al galoppo tre magnifici cavalli. E con essi i tre raggiunsero facilmente il loro villaggio.

Una volta a casa, colpendo il suolo, il giovane vide realizzato il suo desiderio di una dimora con terrazza riccamente decorata. E lì si stabilì con i suoi vecchi. Anche il desiderio successivo si realizzò: «Vorrei del bestiame per arricchire la mia famiglia!».

Nel frattempo, il capo di un villaggio vicino, venuto a conoscenza dell’anello magico, decise di impadronirsene. Perciò inviò all’uccellatore i suoi guerrieri. Vedendo l’esercito nemico, il giovane colpì la roccia con la mano: «Voglio dei guerrieri giganti e forti come la roccia!». Questi si precipitarono contro i nemici, facendoli fuggire. A quel punto il capo, incapace d’impadronirsi dell’anello con la forza, decise di appropriarsene con l’astuzia. Pensò di inviare sua figlia al possessore del talismano, offrendogliela in moglie. Raccomandò alla figlia: «Colui a cui ti mando ha più potere di me, perché ha un anello che gli dà tutto ciò che desidera. Se ti accoglie, la settima notte dopo le nozze impadronisciti dell’anello». La ragazza si presentò a casa dell’uccellatore e costui la accettò in moglie con tutto il cuore.

La sera convenuta, la giovane disse allo sposo: «Un buon marito deve offrire dei regali a sua moglie!». Lui le propose dei servi, dei braccialetti, delle stoffe preziose… Ma lei decretò: «Voglio l’anello al tuo dito». «Quello non posso!». «Allora non mi vuoi bene! Torno da mio padre!». Per non perdere la sposa, il giovane le diede l’anello e le insegnò a usarlo. La donna, appena ebbe il talismano, colpì il suolo con il palmo della mano: «Riportami a casa!». Quindi si trovò nel palazzo del padre, insieme a tutti i beni che il giovane aveva ottenuto, in quanto non potevano rimanere separati dal possessore dell’anello.

Il giovane si servì della complicità del cane del padre, che a sua volta chiese aiuto a un gatto (“sennò elimino i tuoi simili”) e costui a dei topolini (sempre minacciandoli). A mezzanotte, 3 topolini andarono nel palazzo del capo villaggio; il primo sorvegliò l’entrata, il secondo il sonno del capo, il terzo sfilò l’anello dal dito. Il talismano fu dato al gatto, poi al cane, poi all’uccellatore…

Con l’anello tornarono le ricchezze. A quel punto il giovane, battendo il palmo, disse: «Portami lontano da tutti, dove nessuno possa derubarmi!». Così il giovane, con i suoi cari e i loro beni, furono trasportati in cima a una montagna inaccessibile, dove vissero per sempre felici e tranquilli.

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La parabola – Racconto in Mali (Africa) – insegna che la fortuna può premiare il povero, se generoso e rispettoso degli altri e delle creature in genere. Il malvagio, invece, riceverà la giusta punizione. Come dire: «Dio vede e provvede!».