A cura di don Ezio Del Favero

75 – Dai monti di Betlemme

«Ti prego di portare al Bambino il mio cuore, perché mi mostri misericordia!»

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

In un villaggio sui monti della Giudea, una signora, rimasta vedova, si preparava a condurre i suoi figli alla sacra Culla di Betlemme: il maggiore contadino, il secondogenito fabbro, il più piccolo scolaro. La donna aveva un fratello più anziano, che camminava male e ci vedeva poco, ricco in quanto aveva lavorato e risparmiato molto. Aveva sempre aiutato la sorella a crescere i suoi figli, ma i nipoti non lo amavano perché invidiavano le sue ricchezze. Il vecchio viveva in maniera sobria, nella sua dimora spartana. Non essendo spendaccione, veniva definito spilorcio, anche dai nipoti. E lui ne soffriva.

La vigilia di Natale, la donna bussò alla porta del fratello: «Sto andando con i tuoi nipoti alla sacra Culla, ma la strada è lunga e non abbiamo abbastanza scorte!». «Sai che quello che è mio è tuo! Ti do le chiavi del granaio, della dispensa e della cantina. Prendi ciò che vi serve e anche di più!».

La sorella continuò: «Avrei bisogno anche di un mantello per il tuo nipote primogenito, perché farà freddo per strada!». «Prendi pure il mantello della festa. Sarà una gioia per me sapere che arriverà a Betlemme sulle spalle di mio nipote!».

La donna ringraziò e se ne andò, per tornare subito dopo: «Scusami! Le calzature del mezzano hanno delle cattive suole. Non riusciranno ad arrivare fino a Betlemme. Potresti dargli un paio di calzature?». «Prendi pure quelle della festa. Sarà una gioia per me sapere che arriveranno a Betlemme ai piedi di mio nipote!». Quando la donna fu sulla soglia, dove la aspettavano i figli che non volevano incontrare lo zio, costui le chiese: «Potrei venire anch’io per adorare il bambino nella sacra Culla?». I nipoti risposero indignati: «Il Bambino non ha bisogno dei ricchi, non è venuto per i ricchi, anzi li maledice!». La madre aggiunse: «Sei troppo vecchio e malmesso per seguirci. Ritarderesti il nostro cammino».

Allora il vecchio si tolse l’anello che aveva al dito e disse al nipote più piccolo: «Prendilo e dallo in dono al Bambino». Ma il ragazzo rifiutò: «No! Io sono povero e porterò al Bambino solo dei regali poveri!». «Hai ragione – precisò l’uomo – prendilo comunque e tienlo per te. Ti prego di portare al Bambino il mio cuore, perché mi mostri misericordia!». I nipoti lo insultarono: «Pensi forse di avere un cuore, ricco e avaro come sei?».

La madre e i figli si avviarono tra i monti, lasciando l’uomo triste perché privato della grazia del Natale. Arrivarono a Betlemme e furono accolti con gioia nella stalla dove il Bambino giaceva nella Mangiatoia. La donna presentò a Maria i suoi figli: «Quello con la falce è il maggiore; quello col martello è il mezzano; quello col libro è il più giovane». Maria le chiese: «Mi sembra che manchi un vostro congiunto. Perché non è venuto? Non è forse un uomo di buona volontà?».  «È un ricco!», disse con disprezzo il maggiore. «Un padrone!», aggiunse il mezzano. «Maledetti i ricchi!», urlò il ragazzino. La donna cercò di giustificare la sua assenza: «Ha le gambe stanche, non poteva camminare stando al nostro passo, non volevamo arrivare in ritardo!».

Maria prese il bambino che giaceva nella Mangiatoia, perché, sulle sue ginocchia, ricevesse le adorazioni e i regali. I tre figli si prostrarono. Il maggiore: «Ave, o Dio dei poveri! Io sono un pover uomo e ti offro, con questa falce, le mie fatiche delle 4 stagioni». Il bambino osservò la falce ma non sorrise. Maria commentò: «Non gli interessa la falce! Donagli piuttosto il mantello!». Il mezzano: «Ave, o Cristo operaio! Sono un povero lavoratore e ti offro, con questo martello, la fatica dell’intera settimana». Il bambino non sorrise. Maria commentò: «Non gli interessa il martello! Donagli piuttosto le calzature!». Il più giovane: «Ave, o Re dei tempi nuovi! Sono colui che nel tuo nome e con la sapienza di questo libro distruggerà con collera la città ingiusta per stabilire il tuo regno!». Ma il Bambino voltò la testa. Maria: «Gli fai paura! Donagli piuttosto l’anello!».

Così i tre figli deposero accanto al Neonato il mantello, le calzature e l’anello. Il Bambin Gesù sorrise, tendendo le mani verso la luce che sprigionava da quei doni. Maria disse con dolcezza: «Cara signora, ringrazio te e i tuoi figli per aver portato questi doni pieni di amore. In verità, c’è più amore in uno solo di questi abiti festivi che nel sudore di tutta una vita quando in esso vi sia mescolato il fiele del cuore. A che serve essere poveri, se si viene a perdere l’amore? Tornate a casa e dite al vostro congiunto che il benedetto nella Mangiatoia è proprio lui, il non venuto!».


La parabola – rielaborata da un’idea di Marie Noël (francese) – trasmette il messaggio di amore, di riconciliazione e di pace che caratterizza il Natale, rivolto a tutte le persone di buona volontà.

disegno di Chiara Lacedelli