A cura di don Ezio Del Favero

99 – Perché i lupi ululano alla Luna?

Era davvero sincero quell’amore tra lo spirito della Luna, celestiale, argentea, bellissima, e lo spirito del Lupo, forte, maestoso, impavido.

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Un vecchio indiano Sioux aveva riunito intorno al fuoco gli abitanti della tribù. Secondo la consuetudine, la serata iniziò con una domanda di un bambino: «Perché i lupi ululano alla Luna?».

Il vecchio si mise a raccontare che molto tempo prima in una notte d’estate, all’interno di una foresta tra le immense montagne, una Lupa stava ululando. Il suo ululato era vigoroso, disperato, straziante e si udiva ovunque.

Contemporaneamente la regina dei cieli notturni brillava flebilmente in una falce di Luna, beandosi della pace di quella notte e della vicinanza delle splendenti stelle. Ogni tanto danzava tra le soffici nuvole, armoniosa e lieve. Quando l’astro udì il lamento della Lupa s’infastidì e le si rivolse in tono burbero: «Perché ululi in questo modo? Stai disturbando me e le mie compagne!».

 La Lupa, distrutta dal dolore, disse disperata: «Ho perso il mio lupetto e ora che è buio non lo posso ritrovare. Morirà di certo!». Di fronte a quelle parole la Luna si calmò e si mise a riflettere, finché non gli venne un’idea e concluse: «Forse ti posso aiutare!». E soffiando forte, la regina dei cieli notturni cominciò a gonfiarsi… fino a diventare una sfera sfolgorante in mezzo al cielo, illuminando l’intera foresta. Dopodiché si rivolse a mamma Lupa: «Adesso prova a cercare il tuo lupetto!».

Il cucciolo della Lupa fu trovato, tutto tremante di freddo e di paura. Si era perso nella fitta foresta ed era finito sull’orlo di un burrone. Mamma Lupa lo abbracciò forte. Poi si rivolse alla Luna con un ululato dolce, prolungato, che partiva dal cuore, prima di inoltrarsi nella foresta seguita dal suo cucciolo. La Luna, da parte sua, sembrava ancora più grande e luminosa, forse inorgoglita da quell’ululato di gratitudine stavolta melodico.

Madre Natura, che aveva assistito all’evento commossa, per ricompensare la generosità della Luna decise di farle un dono, sicuramente gradito e che si sarebbe perpetuato nel tempo. Una volta al mese, per tutto l’anno, la regina dei cieli notturni sarebbe diventata tonda e luminosa. E grazie a lei tutti i cuccioli persi del mondo si sarebbero potuti ritrovare. E quella notte, tutti i lupi del mondo avrebbero ululano di felicità per ringraziare la Cara Luna.

Il vecchio, incitato dai giovani, si mise a raccontare un’altra storia: «Erano felici e si amavano tanto da promettersi amore eterno. Era davvero sincero quell’amore tra lo spirito della Luna, celestiale, argentea, bellissima, e lo spirito del Lupo, forte, maestoso, impavido. Ma lo spirito del Corvo, innamorato della Luna e geloso del Lupo, convinse quest’ultimo: «Per rendere più felice la tua innamorata dovresti andare sulla terra a cogliere le rose purpuree selvatiche che spontaneamente lì crescono!». Ma nessuno avvertì il Lupo che se fosse sceso sulla terra non sarebbe più potuto tornare tra gli spiriti celesti. Ed è per questo che, durante le notti di plenilunio, il lupo ulula alla Luna i suoi strazianti versi d’amore.

«Nonno, ancora una storia, per favore!». Il vecchio: «Tantissimi anni fa la Luna scese sulla terra e rimase impigliata tra i rami di un albero. In quel momento un Lupo la vide e si accorse che ella non riusciva a liberarsi. Cominciò ad accarezzarla con il muso per tranquillizzarla e operò tutta la notte con le zanne per liberarla dai rami. Dopo ripetuti tentativi, riuscì a liberarla e lei finalmente poté risalire in alto. Il Lupo, dalla foresta, si mise a guardare ammirato la Luna alta nel cielo. A un certo punto però si accorse di aver perso la sua ombra. La Luna gliela aveva presa per avere un ricordo di lui e perché il suo salvatore si ricordasse di lei per sempre. Da quella volta, il lupo ulula alla luna piena per chiederle che l’ombra gli venga restituita oppure per urlarle i sentimenti del suo cuore come direbbero i poeti?

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Tali parabole sono tratte dalla tradizione dei Nativi Americani. Uno di loro racconta: «Nella riserva Indiana, nella grotta della reminiscenza, ci sediamo in cerchio davanti al fuoco magico, nonostante l’età vicina al trapasso, e invochiamo gli Spiriti buoni: quelli della terra, quelli del cielo, quello delle stagioni, quello delle storie, quello dell’Orso, quello dell’Aquila e infine il grande Spirito del Lupo Bianco, il più potente. Preghiamo loro di evocare le parole magiche della speranza per il nostro popolo, che non sia più schiavo o penalizzato, e per tutti i popoli e le persone che soffrono. Chiediamo loro di cantare insieme a noi creando una nenia nella lingua antica. E che con gli ululati dei Lupi in lontananza tale nenia arrivi alla Luna come una melodia celestiale e rassicurante, che la possa cullare con le braccia del manto stellato e la accompagni verso il suo amato, scacciando le invidie e le malvagità di chi non la vuole vedere felice».