A cura di don Claudio Centa

La serie archivistica “Visite pastorali” di Feltre – 1

Il concilio di Trento aveva stabilito che il vescovo visitasse l’intero territorio della diocesi in due anni

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È a partire dal vescovo Giacomo Rovellio (1584-1610) che i verbali delle visite pastorali cominciarono ad essere raccolti a parte, in luogo di essere scritti in fascicoli poi rilegati nella serie degli Atti vari. Il vescovo Rovellio, oltre che un autentico genio pastorale, possedeva anche una mente ordinata nella gestione amministrativa; infatti aveva disposto che gli atti prodotti dalla curia venissero raccolti in cinque serie archivistiche distinte. Tale disposizione venne seguita solo in parte e saltuariamente dai suoi successori.

Il primo pezzo della serie Visite pastorali dell’Archivio Diocesano di Feltre è costituito appunto dal volume che raccoglie la registrazione dei verbali delle visite svolte durante l’episcopato, lungo un quarto di secolo, del Rovellio. Tale volume è composto di tre unità:

  • Un registro di 476 fogli di cui 13 bianchi. I primi 19 fogli costituiscono l’indice per località visitate, mentre il resto del registro contiene i verbali della visita. Indice e registro hanno cartolazione originaria e indipendente.
  • Un secondo registro di 284 fogli di cui 1 bianco: il registro ha cartolazione propria e indipendente dal registro precedente.
  • Un fascicolo di 18 fogli che costituisce l’indice per materia dei verbali e privo di cartolazione originaria. Esso venne composto dal canonico Vittore Villabruna, cancelliere vescovile nella prima metà del Settecento.

Da quest’ultimo particolare si desume che i due registri vergati uno di seguito all’altro vennero conservati indipendenti (ecco perché due diverse cartolazioni) sino alla prima metà del Settecento, in cui vennero legati insieme in un unico volume. La legatura è costituita da due piatti di cartone rigido con coperta di pergamena; di pergamena è pure il dorso. Il volume misura cm 23 di larghezza per cm 33 di altezza. Lo stato di conservazione è ottimo essendo stato il volume sottoposto a restauro negli anni Ottanta del secolo scorso. Con il restauro è stata data, come è logico, una cartolazione continua che conta 773 fogli.


Il concilio di Trento l’11 novembre 1563, vicino alla fine dei suoi lavori, aveva ribadito gli strumenti con i quali il vescovo doveva esercitare la sua azione pastorale e ne aveva preteso un uso frequente. Innanzitutto la visita pastorale: il decreto conciliare aveva stabilito che il vescovo doveva visitare l’intero territorio della sua diocesi nel giro di due anni.

Circa la strategia con cui il Rovellio svolse questa attività visitale possiamo distinguere con chiarezza due periodi nel suo episcopato. Nel primo periodo, che va dal 1584 al 1591, si contano quattro visite pastorali generali (1585, 1588,1590, 1591), cioè rivolte a tutto il territorio della diocesi, con la sola eccezione dell’ultima, nella quale il Rovellio visitò tutta la parte del territorio imperiale della diocesi, mentre nel territorio veneto visitò la sola pieve di Lamon. Di queste quattro visite, tre vennero svolte da Rovellio (1585, 1588, 1591), mentre affidò lo svolgimento della visita del 1590 ad un collaboratore.

Nel secondo periodo, che va dal 1592 al 1608, il Rovellio non svolge più visite generali, ma ogni anno, salvo rare eccezioni, sottopone ad ispezione un diverso settore della diocesi. E’ chiaro che in questo secondo periodo, procedendo la visita per settori, c’è una disparità circa il numero di visite a cui vennero sottoposte le parrocchie; quelle maggiormente visitate furono comunque quelle della parte imperiale della diocesi. Infatti le parrocchie della Valsugana vennero visitate quattro volte: 1596-1597, 1599, 1604, 1608; la vasta pieve di Primiero tre volte: 1593, 1600 e 1605. Mentre in questo secondo periodo le parrocchie del feltrino, le più vicine, ricevettero due visite. Il vescovo si recò quindi con maggiore frequenza nelle comunità parrocchiali geograficamente più distanti dal centro della diocesi.

La prima visita ebbe inizio ad appena un anno di distanza dalla presa di possesso della diocesi. Questa infatti era avvenuta nell’aprile 1584 e Rovellio avviò la sua prima visita il 13 giugno cominciando dalla cattedrale che ispezionò per due giorni, incontrando il 15 giugno, nella libreria capitolare, i 12 canonici e gli altri 24 sacerdoti che officiavano la principale chiesa cittadina. Questa prima visita è una miniera di notizie e dati di inestimabile valore circa lo stato delle chiese, il patrimonio liturgico e artistico, la vita religiosa delle comunità.

A partire dalla fine del Cinquecento, i verbali sono vergati da Delio Vezio, sacerdote umbro di Amelia (nell’attuale provincia di Terni), divenuto cancelliere vescovile a Feltre nel ’99, subentrando allo zio don Giovanni. Questo sacerdote ama inserire nei verbali veri e propri la memoria di notizie minute circa i tragitti percorsi, le fatiche affrontate, le abitudini del vescovo.  Nel verbale della visita del 1604 alla parrocchia di Lavarone, nel giro di poche righe ci offre due notizie di diverso peso, ma entrambe assai interessanti.

Innanzitutto ci riferisce che il 19 maggio, il vescovo Rovellio venne accompagnato sino ai confini del territorio di Lavarone ove poté vedere tre grandi Pietre che segnavano il punto d’incontro delle diocesi di Feltre, di Trento e di Padova (Prefatus illustris et reverendissimus dominus episcopus se contulit ad fines territorii Lavaroni prefati, quo in loco illi ostensi fuerunt tres magni lapides qui dicuntur esse termini Tridentinae, Paduanae et Feltrensis respective dioceseum). Si tratta del riferimento di estremo interesse ad una fonte monumentale.

Più un quadretto la notizia riferitaci dopo aver elencato le fatiche pastorali affrontate dal vescovo la mattina del giorno seguente, giovedì seguente 20 maggio. Quella mattinata mattinata fu tutta occupata dalle celebrazioni religiose: nella chiesa parrocchiale di San Floriano il vescovo predicò al popolo, assistette quindi alla Messa solenne celebrata dal suo cappellano, don Filippo Laderchia, quindi celebrò l’ufficio dei morti ed infine amministrò il sacramento della cresima. Dal momento che si era fatto tardi, Rovellio, oppresso dalla calura, andò a sedersi sotto le fronde di un faggio poco discosto dalla chiesa parrocchiale e là, in un autentico picnic sull’erba, consumò il pranzo (eaque ministranione finita, cum hora esset tarda, et aestu compulsus, sub tegmine fagi apud dictam ecclesiam non admodum distantis prandium sumpsit). E con quel “sub tegmine fagi” di virgiliana memoria, al cancelliere Delio Vezio sarà certo sembrato di tratteggiare un quadretto bucolico: in ADF, Visite pastorali, 1, 231r.

 

Cartolazione: numerazione dei fogli di un volume o di un registro. La numerazione dei fogli può essere originale, fatta cioè da colui che ha vergato il registro o rilegato insieme i fogli in volume; oppure può essere fatta nella fase di ordinamento dall’archivista. La numerazione progressiva dei fogli viene apposta solo sulla faccia anteriore, il retto; quindi per distinguere se un passo citato si trova sul retto o sul verso si scriverà, come nel caso specifico, 231r = foglio 231, faccia anteriore; mentre 231v = foglio 231, faccia posteriore.