A cura di don Ezio Del Favero

178 – Il ricco mercante

All’improvviso, un grido di angoscia interruppe quella poesia...

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«Sono ricco… troppo ricco!», pensò un mercante. Chiamò un servo e gli disse: «Sognavo di diventare l’uomo più ricco del regno e ci sono riuscito! Però mi sento solo e triste! Grazie alla mia fortuna potrei detronizzare un re… e non ho neanche un figlio, a causa dell’avidità e dell’egoismo! Vorrei redimermi, vorrei rendermi utile. Mio servo prediletto, ti consegno una promessa: darò tutte le mie ricchezze al giovane che si dimostrerà il più generoso tra gli abitanti del regno! Suggerisci tre prove e i rispettivi quesiti; chi sarà in grado di risolvere quegli enigmi diventerà il mio erede».

Molti tentarono, ma invano… Lontano, sulle montagne ai confini del regno, tre fratelli decisero pure loro di mettersi in viaggio per superare le prove.

Cominciò il maggiore. Alcune ore dopo essere partito dai monti, presso una palude vide una donna in lacrime con le braccia tese in direzione dello stagno. Essa vide lo straniero e disperata urlò: «Salva il mio piccolo, ti prego! È scivolato in acqua e sta per affogare. Io non so nuotare: salvalo, ti prego!». L’uomo, liberatosi dalla presa, rispose: «Lasciami stare! Ho fretta e poi non voglio sporcarmi il vestito!».

La donna, angosciata, si gettò in acqua e annegò col suo piccolo, sotto lo sguardo indifferente dello straniero. La sera, il giovane arrivò in un villaggio. Senti un urlo proveniente dal fondo di un pozzo; si avvicinò e vide un folletto che, disperato, cercava invano di trovare un appiglio sulle pareti fangose e chiedeva l’aiuto necessario per uscire da quella prigione: «Straniero benedetto e inviato da Dio! Da sei giorni sono prigioniero in questo pozzo; sono allo stremo delle forze».

«Non posso, rispose derisorio lo straniero, ho fretta! Sarà per un’altra volta! E che ti serva di lezione! Imparerai così a fare attenzione a dove metti i piedi!». E partì in cerca di un riparo per la notte. Lungo il cammino vide un topolino imprigionato in una trappola. Il topolino gli disse: «Liberami, ti supplico! Ti darò parte dei miei beni!». L’uomo, che era avido, stava per lasciarsi tentare, ma poi vide del sangue sulla coscetta della bestiola: «Non ho alcuna intenzione di sporcarmi l’abito». E se ne andò, lasciando il topolino in trappola. Il giorno dopo, arrivò al palazzo del ricco mercante.

Gli fu chiesto che cosa avesse fatto di buono sino ad allora. Il giovane, incapace di proferire parola, e se ne andò, sconfitto. Ritornò a casa deluso senza dire ai suoi   quello che gli era successo.

E fu la volta del secondo fratello. Stessa strada, stessi incontri, stesse risposte! E, naturalmente, stesso insuccesso.

Il più giovane, a sua volta, si mise in cammino, senza spiegarsi il motivo del silenzio dei due fratelli. Lungo il viaggio, avendo un cuore d’oro, si godette la poesia e lo splendore del paesaggio: che meraviglia l’arrampicarsi del sole sullo Zenith e lo stendersi dei rami degli enormi alberi sino ai raggi del sole!

All’improvviso, un grido di angoscia interruppe quella poesia. Il ragazzo si mise a correre in direzione dell’urlo e vide una madre in preda alla disperazione: suo figlio, scivolato accidentalmente nello stagno, stava per annegare. Senza perdere un istante, lo straniero si gettò in acqua e, per un soffio, riuscì a salvare il piccolo. La donna baciò quelle salvifiche mani, lodò e ringraziò l’intrepido giovane e poi si allontanò, stringendo forte fra le braccia il suo bambino. Arrivato al villaggio, il giovane viandante si sedette all’ombra di un baobab per riprendere le forze. A un certo punto, sentì una voce che chiedeva aiuto. All’idea che ci fosse qualcuno in difficoltà e che avesse bisogno di soccorso, si alzò e corse in direzione del pozzo da cui uscivano quelle urla. Vide il folletto, cercò un ramo e lo liberò. Il folletto lo ringraziò e sparì, fulmineo, in mezzo alla foresta.

Il ragazzo riprese il cammino, pieno di meraviglia di fronte ai fantastici paesaggi. Vide il topolino in trappola e, senza che costui dicesse una parola, lo liberò. La bestiolina: «Grazie, nobile e generoso straniero! Come ricompensa, ti darò la chiave per risolvere gli enigmatici quesiti che il ricco mercante ti rivolgerà. Egli si è ispirato alla sua storia personale. Quand’era piccolo, scivolò in uno stagno e sua madre morì annegata nel vano tentativo di soccorrerlo. Uno straniero passò di lì, giusto in tempo per salvarlo. Il folletto personifica un caro fratello trovato morto in fondo a un pozzo. E io rappresento la sua unica sorella, morta dissanguata in una trappola di cacciatori…».


Termina la parabola raccolta in Costa d’Avorio: «Quando arrivò al palazzo del ricco mercante, il giovane montanaro rispose correttamente ai tre quesiti. Il mercante si commosse di fronte a quel ragazzo così buono e generoso. E fu felice di ricompensarlo nominandolo suo erede».