A braccia aperte

Giovedì 25 aprile l’Azione Cattolica Nazionale ha incontrato papa Francesco a Roma

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Giovedì 25 aprile l’Azione Cattolica Nazionale ha organizzato l’incontro con Papa Francesco a Roma, denominato “A braccia aperte”. Alla manifestazione ha ovviamente aderito l’A.C. diocesana, che ha portato nella capitale un pullman con una sessantina di componenti di età compresa tra i dieci anni e gli oltre sessanta. La nostra spedizione è partita da Feltre alle 13:15 del mercoledì 24 aprile e, dopo una tappa a Belluno per raccogliere i partecipanti del comprensorio bellunese, si è diretta verso l’albergo nei pressi della capitale arrivandovi verso le 24:00. Durante il viaggio, come nello stile delle uscite organizzate dall’A.C., si è passato il tempo cantando – imparando cioè l’inno della manifestazione e i canti che sarebbero stati utilizzati nell’evento a San Pietro – e cimentandoci in giochi di società.

La mattina del 25 è toccata una bella levattaccia, poiché il nostro hotel era a una mezz’ora da Piazza San Pietro e per essere ai tornelli all’orario di apertura siamo dovuti partire alle 06:15. Arrivati nei pressi di Città del Vaticano, ci siamo incolonnati per raggiungere i controlli di sicurezza, che erano posti sotto il colonnato della piazza, assieme alla marea di pellegrini che erano giunti da ogni parte d’Italia. La coda è durata oltre un’ora e finalmente siamo entrati sulla piazza che alle 8:30 si era già riempita per oltre la metà della capienza.

Abbiamo trovato posto nei pressi della staccionata che delimitava il percorso che la papa-mobile avrebbe percorso ed è iniziata l’attesa dell’arrivo del Santo Padre, intrattenuti dalle canzoni dei Rulli Frulli, di Stefano Picchi e Giovanni Caccamo e dai monologhi di Neri Marcorè. Intanto la piazza si era riempita (gli organizzatori hanno stimato la presenza di oltre 80.000 persone) e l’arrivo del Papa è stato preceduto da un boato di applausi. Il Papa ha attraversato la piazza diverse volte, avanzando con la vettura a passo d’uomo ed è passato a pochi metri da dove ci eravamo posizionati. È stato un momento particolarmente emozionante, che credo nessuno del gruppo dimenticherà.

È seguito il discorso di papa Francesco, imperniato sul tema degli abbracci e sulla loro importanza:

«l’abbraccio che manca: non sempre accolto con favore nel nostro mondo, All’origine delle guerre ci sono spesso abbracci mancati o abbracci rifiutati, a cui seguono pregiudizi, incomprensioni, sospetti, fino a vedere l’altro un nemico. L’abbraccio che salva: Già umanamente abbracciarsi significa esprimere valori positivi e fondamentali come l’affetto, la stima, la fiducia, l’incoraggiamento, la riconciliazione. Al centro della nostra esistenza, infatti, c’è proprio l’abbraccio misericordioso di Dio che salva, l’abbraccio del Padre buono che si è rivelato in Cristo. L’abbraccio che cambia la vita: Un abbraccio può cambiare la vita, mostrare strade nuove, strade di speranza. Sono molti i santi nella cui esistenza un abbraccio ha segnato una svolta decisiva, come San Francesco, che lasciò tutto per seguire il Signore dopo aver stretto a sé un lebbroso»

Il Papa ha poi concluso:

«Allora, fratelli e sorelle, la “cultura dell’abbraccio”, attraverso i vostri cammini personali e comunitari, crescerà nella Chiesa e nella società, rinnovando le relazioni familiari ed educative, rinnovando i processi di riconciliazione e di giustizia, rinnovando gli sforzi di comunione e di corresponsabilità, costruendo legami per un futuro di pace. C’è bisogno di gente forgiata dallo Spirito, di “pellegrini di speranza”, come dice il tema del Giubileo ormai vicino, uomini e donne capaci di tracciare e percorrere sentieri nuovi e impegnativi. Vi invito dunque ad essere “atleti e portabandiera di sinodalità”».

Finito l’incontro con il Santo Padre, dopo aver scattato la foto ricordo del gruppo, è iniziata la parte ludo-turistica del viaggio: i nostri referenti ci hanno diviso in squadre per cimentarsi in prove di abilità o di cultura relative al monumento in cui saremmo giunti. L’itinerario, iniziato purtroppo sotto la pioggia e conclusosi con il sole e cielo azzurro, ci ha portato a Castel Sant’Angelo, San Luigi dei francesi – ove sono esposti tre famosi quadri del Caravaggio -, il Pantheon, la fontana di Trevi, la colonna di Traiano, l’Altare della Patria, i Fori Imperiali e il Colosseo, dove ci siamo imbarcati sul mezzo per tornare in albergo distrutti per la giornata impegnativa, ma felici.

Venerdì 26 aprile siamo partiti per il rientro, facendo però tappa prima alla basilica di San Paolo fuori le mura, che è una delle quattro basiliche papali di Roma, situata sulla via Ostiense, circa due chilometri al di fuori delle Mura aureliane. La chiesa sorge sul luogo dove, secondo la tradizione, fu sepolto l’apostolo Paolo. Tutto il complesso gode dell’extraterritorialità della Santa Sede ed è patrimonio Unesco dal 1980. È la più grande basilica dopo quella di San Pietro in Vaticano.

Lasciata alle spalle la maestosa basilica, ci siamo diretti ad Orvieto dove, dopo aver pranzato, abbiamo visitato un’altra grande chiesa: il duomo della città che conserva all’interno le reliquie del miracolo di Bolsena del 1263. Finita la visita ci siamo diretti verso Belluno e Feltre, dove si è concluso il viaggio. Durante le ore di trasferimento, sono stati proclamati i vincitori della competizione a gruppi (per la cronaca ha vinto la squadra 5), si è giocata l’immancabile tombola e intonati cori più o meno stonati.

Tirando le somme dobbiamo ringraziare gli organizzatori (menzione particolare a Giorgia, Davide, Lucia e Annalisa ed anche al resto dell’equipe) che si sono dannati per far sì che tutto funzionasse e che nessuno si perdesse (e farlo a Roma il 25 Aprile vi assicuro non è una cosa da poco) e che hanno fatto filare liscio come l’olio tutto il divertente e arricchente viaggio.

Concludendo: «Viva l’A.C.!». Siamo pronti per la prossima avventura.

Il ragazzo di bottega