THAILANDIA – Il direttivo dell’Ufficio Missionario ha incontrato il missionario don Bruno Soppelsa

«Accogliamo e formiamo 200 ragazzi nei nostri Centri»

Perché i ragazzi che desiderano studiare possano avere un futuro, un’opportunità per il domani.

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

Nel corso dell’Ottobre Missionario, a Cencenighe Agordino il direttivo del nostro Ufficio Missionario ha incontrato don Bruno Soppelsa, missionario in Thailandia, e padre Sante Ronchi, missionario in Venezuela, entrambi agordini. Riportiamo parte dell’intervista rilasciata da don Bruno Soppelsa, sempre attuale e densa di significati e di messaggi umani e cristiani.

L’esperienza missionaria di don Bruno

Don Bruno Soppelsa: «Io sono originario della Valle del Biois, sono stato ordinato sacerdote a Caviola 25 anni fa come sacerdote diocesano. Dopo un’esperienza pastorale di alcuni anni nella nostra diocesi, quando ero a Pieve di Cadore, il vescovo mi ha chiesto di andare in Africa. Fin da bambino la Missione era stato il sogno della mia vita. Ma una volta prete, non pensavo più di andare in Missione, fino a quando non mi è stato chiesto. In libertà ho deciso. In fondo era sempre stato il sogno della mia vita e non potevo dire di no. Ringrazio il Signore, perché è stata, ed è ancora, una delle esperienze più belle come uomo e come prete. Ho fatto questa esperienza in Africa insieme a don Augusto per circa 8 anni. Sono stati anni belli, di lavoro e di vita insieme come sacerdoti e con la gente, anche con l’esperienza particolare della guerra civile, che ha segnato la mia vita in maniera forte. E poi il secondo dono che mi è stato offerto è quando un altro vescovo mi ha chiesto di andare in Thailandia come missionario. Lì non come prete diocesano della sola diocesi di Belluno-Feltre, ma come uno dei sacerdoti dell’équipe missionaria del progetto dei vescovi del Triveneto per la Thailandia. Sono lì da 10 anni, i primi due dei quali ho studiato la lingua, mi sono guardato intorno, sono andato a scuola. Di fatto sono 8 anni di vita pastorale…»

Le bellezze e le ricchezze della Missione

Don Bruno: «Quando dicevo ai miei amici e ad altre persone che dovevo andare missionario in Africa, reagivano dicendo: poverino, devi andare in Africa, tra guerre e malattie! Quando il vescovo mi ha mandato in Thailandia, dicevano: vai in Thailandia, eh! Come dire: vai in un posto da turisti! Abbiamo tutti degli stereotipi. Invece la realtà è diversa. Da quando ho cominciato a vivere in Thailandia, ho capito che non è quella che viene dipinta dai giornali, dai canali, dai servizi. C’è gente che parte dall’Italia, dalla Germania… va a Phuket con volo diretto, perché c’è l’aeroporto internazionale, fa tre giorni a Bangkok, poi torna a Phuket… rientra in Italia e dice agli amici che è stata in Thailandia, che conosce la Thailandia… e ha fatto altre cose evidentemente oltre al mare! Io mi ritengo fortunato perché sono stato due anni a Bangkok per lo studio della lingua, ho conosciuto una realtà, ho conosciuto la vita di una megalopoli, ho conosciuto la Chiesa, i sacerdoti, il modo di pensare… E poi sono andato al Nord dove c’è un altro mondo ancora, affascinante, ricco, perché pullula di popoli, di tribù, che sono immigrati dagli Stati limitrofi, in quanto oppressi da un regime comunista, perché non avevano un lavoro che desse sicurezza, alla ricerca di fortuna perché dove vivevano non ce n’era. E quindi a contatto con questa gente di una ricchezza infinita di tradizioni, di costumi, di usi, abbiamo dovuto lavorare per entrarci dentro, sempre con un catechista che ci facesse la traduzione, essendo vari gruppi etnici (sei o sette). Per poter parlare con loro è necessario il traduttore. Noi impariamo l’Inglese, poi il Thailandese…  Ma ci capiscono solo i più giovani che vanno a scuola, quelli dai 40 anni in su per comunicare con noi hanno solo la loro lingua etnica. Noi missionari cerchiami di entrare, di capire e vediamo che sono persone scappate, ma che hanno una dignità, una cultura, una ricchezza da portare. Trovano molta difficoltà a integrarsi in Thailandia. Pian piano ci stanno riuscendo. Noi, incontrandoli, veniamo a contatto con una ricchezza enorme…»

I problemi e le opere missionarie 

Don Bruno: «La Thailandia, tra i problemi – legati anche al motivo per cui tanti turisti ci vanno – ha quello della prostituzione. Al Nord, dove sono io, la piaga più grande è la droga. Al Nord c’è il famoso “Triangolo d’oro” (dove i territori di Thailandia, Laos e Myanmar si incontrano e che ha rappresentato per decenni la regione con la maggior produzione di oppio al mondo). Abbiamo molte persone, anche fedeli, che vivono nei nostri villaggi che sono state messe in prigione perché trovate in possesso di pasticche che vengono dalla Birmania. Talvolta anche dei catechisti si fanno coinvolgere, perché hanno bisogno di soldi, di arrotondare un attimo, per cui quello della droga è un problema grande. E anche nella nostra opera di formazione con la gente, cerchiamo di sensibilizzare, collaborando anche con il Governo. Poi c’è anche la povertà, collegata col fatto che la gente vive su per i monti, vive di sussistenza, mangia ciò che coltiva, ma se poi deve far studiare un ragazzo, non può. E alcuni ragazzi sono molto intelligenti. Un altro aiuto che la Missione del Triveneto ha dato fin dall’inizio, è stato quello di creare dei Centri a fondo valle per accogliere i figli della gente dei villaggi della montagna, non solo Cattolici ma anche Buddhisti e Animisti. Perché i ragazzi che dimostravano un desiderio di studiare potessero farlo, avendo un futuro, un’opportunità per il domani. La povertà non è solo quella dei soldi, ma anche quella di non potere “sbocciare”, far vedere ciò che vali nella società. Per cui è importante per loro poter avere anche una possibilità culturale che dà anche l’orgoglio di poter rappresentare il villaggio sperso in mezzo alla natura, magari raggiungendo un posto sociale anche importante, come medico o altro… Adesso abbiamo 4 Centri, con circa 200 ragazzi alla volta, sostenuti con l’Adozione a distanza. Cerchiamo di offrire un posto dove dormire e mangiare vicino alle scuole e anche momenti di formazione, in tutti i sensi. Noi la consideriamo una grande cosa. Quindi, a proposito degli stereotipi che vengono dati sui Paesi di questo mondo, in Thailandia come in Africa, una volta che sei lì scoprì che la realtà è molto diversa…  (continua)

Edieffe