Scuola e educazione

Che cos’è l’uomo perché te ne ricordi?

Una mostra in occasione della Giornata per la vita e in memoria di Giulio Bianchi

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Come trasmettere ai giovani l’attitudine alla cura, alla solidarietà, all’accoglienza, il valore immenso di ogni persona, forte o fragile, in salute o ammalata? Nell’epoca del riconoscimento dei diritti umani universali e dell’attenzione al benessere personale, sono ancora molte le violazioni e gli attentati alla dignità umana, le forme di schiavitù e la mancanza di tutela dei bambini.

La Giornata per la vita”, che ricorre la prima domenica di febbraio,  scrivono i  Vescovi italiani nel loro tradizionale messaggio, «rinnovi l’adesione dei cattolici al Vangelo della vita, l’impegno a smascherare la cultura di morte, la capacità di promuovere e sostenere azioni concrete a difesa della vita, mobilitando sempre maggiori energie e risorse».

Dentro queste riflessioni desideriamo dare voce all’iniziativa del Centro Aiuto alla Vita e Movimento per la Vita di Belluno che inaugura la mostra dal titolo “Che cos’è l’uomo perché te ne ricordi?”. L’iniziativa è stata realizzata in collaborazione con numerose associazioni e con il patrocinio del Comune.

Allestita presso Palazzo Bembo, dal 1° al 22 febbraio nel quarantesimo anno di attività del Centro, è dedicata alla memoria del cofondatore professor Giulio Bianchi. Egli molto ha lavorato per la vita nascente, per il sostegno alla maternità, per l’accoglienza e l’inclusione di bambini con patologie quali la sindrome di Down. Volontari di alcune Associazioni e studenti degli Istituti superiori saranno impegnati quali accompagnatori e guide dei visitatori. A tema della mostra viene posto l’uomo e il suo destino, a partire da un’”indagine sulla natura umana” seguendo gli sviluppi della genetica clinica.

Il percorso espositivo ripercorre le fasi della formazione scientifica di Jérôme Lejeune, il suo approccio alla ricerca e le sue scoperte, in particolare viene descritto il processo che lo portò a dimostrare il nesso tra sindrome di Down e trisomia 21. Jérôme Lejeune non è stato solo un ricercatore, ma anche un medico pediatrico, genetista, il suo operare è stato motivato dal desiderio di conoscere per poter curare; e curare per lui significava prendersi cura della persona, di ogni singolo malato. La sua esperienza professionale e umana era fondata su una visione dell’uomo come “unico” e “insostituibile”. Nel 2012 è stata aperta la causa di beatificazione di Jérôme Lejeune e nel 2021 è stato riconosciuto venerabile dalla Santa Sede. Dalle scoperte di Jérôme Lejeune a oggi la genetica ha fatto passi da gigante. Conosciamo ormai gran parte dei geni dell’uomo e l’intera sequenza del suo DNA.

Sorgono a questo punto della ricerca inevitabili interrogativi. Qual è lo scopo di tali conoscenze? Quali informazioni possiamo ricavarne? È proprio vero che potremo sapere se una persona è portatrice di malattie genetiche, se è predisposta a malattie degenerative, addirittura quali saranno le sue doti o e sue inclinazioni?

Ci aiuterà in questi approfondimenti e a scoprire i nuovi traguardi della genetica il dott. Pierluigi Strippoli, professore di genetica presso l’Università di Bologna il 1° febbraio alle ore 18 presso Palazzo Bembo, giorno dell’inaugurazione della mostra. L’incontro verrà replicato il giorno successivo per i ragazzi delle superiori.

Gli orari di apertura della mostra nei saloni di Palazzo Bembo sono i seguenti: martedì, giovedì e venerdì 9.00/12.30, 14.30/18.00; mercoledì 9.00/12.30; sabato 15.00/18.00. La mostra, realizzata dall’associazione Euresis (associazione per la promozione della cultura e del lavoro scientifico), è stata presentata nel 2012 al Meeting per l’amicizia fra i popoli a Rimini. Porterà la propria testimonianza anche l’AIPD provinciale che si impegna perché tutti imparino a conoscere, aiutare nel modo giusto e ad avere fiducia nelle capacità delle persone con sindrome di Down.