A cura di don Alessandro Coletti (Solennità di Cristo Re dell’universo - anno B)

Chi comanda?

Quale re darebbe la vita per un suo suddito? Solo Dio ci ama di un amore così grande

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La festa che celebriamo oggi ci può suonare un po’ strana. Cristo “re”… Forse perché la mentalità moderna occidentale è un po’ allergica alle monarchie e la forma di governo, che quasi tutti noi sentiamo più congeniale alla nostra sensibilità, è la Repubblica; forse perché gli esempi di monarchie che vediamo sono un po’ poveri… nonostante sia una festa abbastanza moderna, almeno rispetto alla storia della Chiesa, tuttavia ha un sapore antico… o forse antiquato. Proviamo a conoscerla un po’ meglio per vedere se magari non ci possa dire qualcosa anche oggi.

Intanto vediamo il perché venne istituita. Siamo nel 1925 ed era papa Pio XI, Achille Ratti. 1925. Siamo nel pieno degli anni ’20; in tutta Europa si stanno diffondendo governi autoritari. In Italia, Russia, Germania, Spagna prendono forza forme di governo dittatoriali che monopolizzano la vita dei loro cittadini anzi dei loro sudditi. Spesso questi dittatori si presentano come i salvatori della patria, nuovi Messia, quelli che, soli, possono garantire sicurezza, benessere. Ai sudditi spetta solo di fidarsi, obbedire e non protestare. Tutto deve essere sotto il controllo dello Stato. Ogni autorità che non derivi dallo Stato è vista come nemica. Il papa si rende conto di questa pericolosa deriva e sceglie di festeggiare solennemente Cristo, e Cristo re. Davanti ai potenti governatori del mondo, lascia intendere Pio XI: “Ecco il vero re a cui prima di tutto i cristiani devono obbedienza: Gesù Cristo”. I regni di questa terra sono destinati a finire. Tutti gli imperi, anche i più grandi si sono frantumati… Anche quelli più forti, ci insegna la storia, vengono abbattuti e superati. Solo Cristo ha instaurato un Regno che non è di questo mondo, ma che, proprio per questo, è eterno. I cristiani, di regola, devono rispettare e ascoltare i governanti ma prima ancora devono rispondere a Dio e alla loro coscienza. Cristo vuole essere re nella nostra vita!

Ma come è diventato re Gesù? Ci sono due modi per diventare re. O si discende da una famiglia reale: re perché figli di re. Oppure, si prende un esercito e si conquista uno Stato. Gesù è re in questo secondo modo. Gesù si è guadagnato il governo dei nostri cuori. Se lo è guadagnato con il sangue, con il suo sangue. La conquista dei nostri cuori non è stata indolore… È costata la vita. Quale re darebbe la vita per un suo suddito? Solo Dio può arrivare ad amarci così tanto. Solo Dio ci ama di un amore così grande.

Però qualcuno potrebbe dire: «Io non voglio appartenere a nessun re. Voglio che il mio cuore sia libero, non voglio essere soggetto neppure a un re che mi ama… Voglio essere l’unico signore della mia vita!»

Purtroppo non è possibile. Se ci stacchiamo da Dio, se vogliamo essere indipendenti, vivere la nostra vita come se Dio non esistesse c’è un altro padrone che ci carica del suo giogo. È il diavolo. E se protetti da Cristo siamo forti contro ogni avversario, da soli siamo fragili, preda di ogni potenza negativa. Ecco allora che il male si impossessa del cuore dell’uomo… E il governo che il male esercita nella nostra vita è duro. Se Cristo dice: «Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me; il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero». Il giogo di cui ci carica il male è pesante e questa sovranità del male si manifesta in tanti modi: dall’incapacità di essere sereni, a un certo male di vivere, a un senso di inutilità… fino a tutti gli estremismi di cui la cronaca ultimamente è piena. O siamo credenti o siamo creduloni. I terroristi, tragicamente, sono creduloni che giungono a credere a un Dio che ammazza, stermina, uccide senza pietà.

Scegliamo allora. Sotto quali bandiere vogliamo combattere? Chi vogliamo come Signore della nostra vita? Non ci è dato rimanere neutrali… «È necessario», dice papa Pio XI, «che Cristo regni nella mente dell’uomo; che regni nella volontà, che deve obbedire alle leggi e ai precetti divini; che regni nel cuore per amare Dio più d’ogni cosa e a Lui solo stare unito; che regni nel corpo e nelle membra, che, come strumenti devono servire all’interna santità delle anime». Se Dio regna anche noi poi regneremo con Lui.

 


Con questa omelia don Alessandro Coletti si congeda dall’appuntamento su questa pagina e passa il testimone a don Vito De Vido, parroco di Canale d’Agordo e Vallada. A don Alessandro giunga un sincero apprezzamento e tanta gratitudine per l’impegno che fin dalla primavera scorsa ha profuso nel fornirci ogni settimana la sua riflessione.