Una presenza costante lungo tutto l’itinerario

Chiude il primo anno di #pensachefede

Nell’ultima serata l’incontro con il Vescovo e l’auspicio per una ripresa nel prossimo autunno

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La proposta di formazione teologica “#pensachefede” era partita a inizio ottobre con il botto di 92 presenti. Nella serata del 16 febbraio è finita in… gloria. Ultimo relatore di questo itinerario è stato il vescovo Renato, che ha provato a rispondere a questa domanda: Chiesa o relazioni? Perché la realtà della Chiesa si sperimenta nelle relazioni, perché il suo mistero è relazionale. E di qui una considerazione anche sulla fatica della comunicazione nel vissuto ecclesiale.

Attraverso una serie di documenti – dalle costituzioni del Concilio fino alle note pastorali della CEI e alla Carta d’intenti stilata dalla nostra diocesi nel 2021 – il Vescovo ha evidenziato come la storia recente ci abbia portato a liberarci «da pensieri “ingombranti”, affezioni distorte, rappresentazioni falsate di fronte alla parola “Chiesa”», a partire da quella superpotenza internazionale nella quale l’aveva trasformata la riforma carolingia sul finire del primo millennio: «Il cristianesimo, però, non è un programma di leadership o di governance del mondo» (Pierangelo Sequeri). Continua il Vescovo: «Un’altra rappresentazione di Chiesa che potremmo chiamare “sacrale”. In essa vige una frattura enorme tra sacro e profano. Mentre la vita è impastata di tante componenti. Questa immagine, invece, è divisiva. La Chiesa non può identificarsi solo con una di esse, eventualmente mistificandola. Qui noi ci imbattiamo con il cosiddetto “clericalismo”, una combinazione adulterata di potere e di cose sacre». La Chiesa non è nemmeno una setta di perfetti, ma è una comunità di salvati, «un popolo che deriva la sua unità dall’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo», testo del Concilio (Lumen Gentium 4) dove è fissata l’antica citazione di san Cipriano. Perché il «Vangelo non è una proposta eccezionale per persone eccezionali, e la Chiesa non potrà mai diventare una setta di eletti o un gruppo chiuso di perfetti, ma sarà una comunità di salvati, peccatori perdonati, sempre in cammino dietro all’unico Maestro e Signore» (Questa è la nostra fede. Nota pastorale sul primo annuncio del Vangelo, 2005, n. 10).

Insomma, “La Chiesa nasce dalla e nella relazione con Cristo. Innanzitutto è la Chiesa di Cristo, in relazione a lui. Gli appartiene. È senza dubbio un’appartenenza d’amore». Sicché va riconosciuta l’attualità dell’invito che papa Francesco faceva all’inizio del suo pontificato: «Oggi, quando le reti e gli strumenti della comunicazione umana hanno raggiunto sviluppi inauditi, sentiamo la sfida di scoprire e trasmettere la “mistica” di vivere insieme, di mescolarci, di incontrarci, di prenderci in braccio, di appoggiarci, di partecipare a questa marea un po’ caotica che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternità, in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio» (Evangelii Gaudium 87).

All’inizio dell’ultimo incontro, don Davide Fiocco, vicedirettore dell’ISSR “Giovanni Paolo I” e responsabile del Polo di Belluno, ha espresso ai presenti in sala e a quanti erano collegati online da ogni parte della diocesi, la soddisfazione e la gratitudine degli organizzatori per una presenza che è stata numerosa e costante lungo tutto il percorso. Un grazie anche ai tutor Chiara De March, Katia De Zolt, Daniela Rualta, Mirta Pasetto, Monica Mortagna, Sara Soccal e Ugo Chinol, per la collaborazione nel pensare e attuare il percorso, soprattutto con l’assistenza tecnica per i collegamenti. «Tutto questo ci incoraggia a dare continuità a questa proposta e a continuare migliorando la proposta, perché questo primo anno era un anno di rodaggio. Speriamo davvero che il germoglio che avevamo messo come immagine di fondo del primo lancio possa diventare una pianta che ha radici profonde».