In quel tempo, il cielo era molto basso e quasi sfiorava la terra. Le nuvole non avevano abbastanza spazio per muoversi, erano ordinate, strette l’una all’altra. Sotto il cielo troppo basso, brontolavano.
Gli alberi non potevano crescere liberamente. Quando i loro rami colpivano il soffitto del cielo, poi continuavano a crescere nella direzione opposta. Sotto il cielo troppo basso, si lamentavano.
Gli uccelli non potevano volare in tranquillità, giravano tra le nuvole e i rami degli alberi cercando di evitarli. Sotto quel cielo così basso, si lamentavano.
Uomini e donne non potevano stare in piedi. Si spostavano piegando la schiena, guardando i loro piedi. Non vedevano dove andavano. Sotto il cielo, che era troppo basso, cadevano continuamente.
I bambini erano i soli che non brontolavano, non piangevano, non si lamentavano. Camminavano in piedi senza problemi e con la testa alta. Potevano guardare dove stavano andando senza urtarsi l’un l’altro. Ma sapevano che, crescendo, avrebbero avuto le stesse preoccupazioni dei loro genitori e si sarebbero dovuti piegare a metà per camminare.
Una sera, tutti i bambini della tribù si riunirono per trovare una soluzione. «Andiamo da un’altra parte! Dove il cielo è più grande!», si dicevano. «Il cielo è troppo piccolo ovunque, questo altrove non esiste!». «Perché non scaviamo gallerie e viviamo sottoterra?». «No, è troppo buio! Dobbiamo trovare un’idea più brillante!». Finché uno dei bambini non arrivò davanti agli altri, trascinando dietro di sé dei pali di legno molto grandi. «Ecco la mia idea: alzeremo il cielo!».
Gli adulti che partecipavano alla riunione cominciarono a ridere, senza interruzione, cosa che non accadeva loro da molto tempo. I bambini fingevano di non sentire il riso beffardo dei loro genitori. In piccoli gruppi, i piccoli sollevarono gli enormi pali verso il cielo e si incoraggiarono a vicenda cantando. «Coraggio cielo troppo basso, va’ in su, alzati! Avanza, cielo così piccolo, cresci!». I bambini spinsero e spinsero di nuovo, usando tutta la loro forza. Ahimè, il cielo non si muoveva di un ciglio, rimanendo piccolo, basso e tutto grigio. Le nuvole, gli uccelli, gli alberi disperavano, mentre gli adulti ridevano e i bambini continuavano a spingere i pali verso l’alto, ma senza alcun risultato.
Il giorno dopo, i bambini tornarono con dei pali più lunghi e più robusti. Cantavano, ridevano, dimenticando gli adulti che cercavano di scoraggiarli. Cominciarono a spingere, e poi a spingere di nuovo, a spingere senza interruzione, con tutta la loro forza infantile. Niente da fare. Ahimè, il cielo non si muoveva di un ciglio, rimanendo piccolo, basso e tutto grigio.
Dopo una buona notte di sonno, i piccoli tornarono al lavoro, sempre ottimisti, sicuri che ci sarebbero riusciti. Ma, ancora una volta, nulla cambiò. I genitori non ridevano più, anche loro avevano cominciato a crederci un po’, a sperare.
Il quarto giorno, i bambini arrivarono con pali ancora più lunghi e più resistenti. Spinsero, e spinsero di nuovo, tutti insieme, urlando di tutto cuore. «Alzati, cielo, sei così basso, sollevati! Innalzati, cielo troppo basso, cresci!». Vedendo che nulla si muoveva, quel giorno come il precedente, le nuvole, gli uccelli, gli alberi si unirono a loro e li aiutarono.
È allora che suonò un grido enorme, un grande, immenso urlo dal cielo che improvvisamente si mosse! Davanti agli occhi di tutti, piano piano il cielo si alzò. I rami si liberarono, le nuvole danzarono, gli uccelli cominciarono a volare, avanti e indietro, a librarsi e planare con tutte le loro ali senza sbattere contro le nuvole e gli alberi!
Da quel giorno, il cielo è saldo nella sua posizione lassù in alto. Dopo aver ringraziato i loro figli, gli adulti si misero eretti e cominciarono a camminare in piedi, a testa alta, osservando con attenzione dove andavano. Anche la terra cominciò a innalzarsi e nacquero le colline e le montagne.
Ma la cosa più sorprendente accadde la sera. Quando il sole tramontò, nel momento in cui la notte era più buia, il cielo trafitto dai pali dei bambini cominciò a luccicare, a brillare. Tutti guardavano quel magnifico spettacolo: sembrava che il cielo stesse loro dicendo “grazie”. In ogni buca causata dai pali brillava una stella.
La parabola – tratta da un racconto Apache – è un mito eziologico che spiega l’origine del cielo e delle stelle e anche delle colline e dei monti.
Tashunka Uitko (Cavallo Pazzo), capo Sioux: «Una visione molto grande è necessaria e l’uomo che la sperimenta deve seguirla come l’aquila cerca il blu più profondo del cielo».