Un fiume carsico sparisce alla vista, ma continua a fluire discretamente, per poi rispuntare qualche chilometro a valle. Così anche i lavori del Sinodo, dopo l’intenso lavorio della primavera scorsa, sono continuati. Abbiamo vissuto «la più ampia consultazione del Popolo di Dio mai avvenuta nella Chiesa»: da questo convenire di milioni di persone, sono state elaborate 112 sintesi nazionali, cui si aggiungono quelle delle 15 Chiese orientali.
Nell’autunno scorso, dal confronto di questi documenti è nato il Documento per la tappa continentale, una cinquantina di pagine, scritte con linguaggio piano, intrise di citazioni provenienti da ogni parte del mondo. Il testo è stato presentato al nostro Consiglio pastorale diocesano il 14 dicembre scorso: chi ha seguito il suggerimento di leggerlo – è reperibile in internet – ha avvertito la soddisfazione e talora commozione nell’ascoltare le voci di tante comunità, che vivono alcune preoccupazioni simili alle nostre e altre ben diverse. Nei gruppi sinodali potevano essere intonate tante lamentazioni; invece – come hanno scritto nello Zimbabwe – si sono ascoltate «voci di grande amore per la Chiesa, voci che sognano una Chiesa capace di una testimonianza credibile».
La prossima fase è detta “continentale”: sono previste entro la fine di marzo le assemblee nei “sette continenti”; sette, poiché le Americhe sono divise culturalmente tra il nord e il mondo latinoamericano; anche l’Asia è distinta tra Medioriente e Oriente. Questo passaggio continentale è una novità, certamente voluta da papa Francesco, a sottolineare che la Chiesa universale si incarna in contesti differenti, che vivono problematiche e dinamiche diverse.
In vista di queste assemblee, a fine ottobre il documento è stato rimandato ai vescovi di tutto il mondo, perché insieme all’equipe sinodale diocesana, si mettano «in ascolto della voce delle altre Chiese», cercando di realizzare un dialogo reciproco delle Chiese locali, tra di loro e con la Chiesa universale. «Dopo aver letto il documento in clima di preghiera» – secondo il metodo consolidato da questo sinodo – è stato chiesto di indicare «quali intuizioni risuonano in modo più intenso con le esperienze e le realtà concrete della Chiesa del vostro continente?». E inoltre «quali tensioni o divergenze sostanziali emergono come particolarmente importanti nella prospettiva del vostro continente?». E quindi «quali sono le priorità, i temi ricorrenti e gli appelli all’azione che possono essere condivisi con le altre Chiese locali nel mondo».
A questo sta lavorando l’equipe sinodale della nostra diocesi, presieduta dal Vescovo e composta da: Paola Barattin, Flavio Battiston, Massimo Diana, Anna Della Lucia, Matteo Salvadego, Chiara Zavarise e dai due referenti diocesani, Giulia De Pra e don Davide Fiocco. Venerdì 30 dicembre hanno vissuto un intenso pomeriggio di preghiera e incontro al Centro Papa Luciani. Come frutto di questo confronto è in fase di redazione una breve sintesi, che verrà presentata il 18 gennaio al Consiglio pastorale diocesano e poi al Consiglio presbiterale. Infine, il 31 gennaio sarà condivisa con le altre diocesi italiane, per divenire una nuova sintesi nazionale, che verrà presentata a Praga dal 5 al 12 febbraio 2023. Dai sette documenti continentali sgorgherà l’instrumentum laboris, su cui lavorerà l’Assemblea sinodale, nella prima convocazione del 4-29 ottobre 2023; prima convocazione, perché ne seguirà un’altra nell’ottobre 2024.
La prima impressione segnala una certa complessità del processo: eppure – hanno evidenziato in Pakistan – qui emerge «il carattere eccezionale dell’esperienza di esprimersi liberamente all’interno di momenti di incontro appositamente predisposti, senza vincoli di agenda e con un’attenzione specifica a seguire l’ispirazione dello Spirito Santo. Le persone hanno fatto presente come fosse la prima volta che veniva chiesto loro di parlare pur frequentando la Chiesa da decenni». Altri hanno usato la suggestiva immagine del «guscio dell’uovo che si frantuma per lasciare che una nuova esistenza dispieghi le ali». [DF]