Venerdì 15 settembre

Due appuntamenti al Museo diocesano

Conferenza della professoressa Antonia Arslan e presentazione del libro di Orazio Dal Mas

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

Angeli al lavoro nella misteriosa Armenia

Il Museo Diocesano Belluno-Feltre è lieto di ospitare venerdì 15 settembre p.v. alle ore 16.30 la professoressa Antonia Arslan. La scrittrice di origine armena terrà una conferenza in occasione della mostra “Armenia: dipinti murali nelle chiese armene del VII-XIII secolo”, attualmente allestita presso il Museo e visitabile fino al 29 settembre.

La mostra è stata curata dall’architetto Paolo Arà Zarian, il quale ha lavorato presso l’Istituto per la salvaguardia e il restauro dei monumenti storici della Repubblica di Armenia, e dalla restauratrice di opere d’arte la dottoressa Christine Lamoureux, che più volte si è recata in Armenia per restaurare frammenti e pareti affrescate nelle chiese apostoliche di quel paese. Per questo loro contributo alla preservazione della cultura armena, sono stati insigniti di vari riconoscimenti da parte delle istituzioni di quel paese. L’ingresso alla conferenza è libero.

Feltre, piccola città dai grandi uomini

Venerdì 15 settembre alle ore 18.30, il Museo ospiterà la presentazione del progetto fotografico ideato e realizzato da Orazio dal Mas. La pubblicazione intende valorizzare la bellezza della città di Feltre attraverso le rappresentazioni artistiche dei misteri della fede del Cristianesimo presenti nel territorio. Essa ripercorre questo filo narrativo mediante le immagini più significative e alcune parole scelte ed è completata da alcuni approfondimenti di storici dell’arte locali. L’ingresso è libero e seguirà un rinfresco.

L’evento proseguirà poi presso L’Officinema di Feltre alle ore 21.00 con la proiezione del relativo docufilm. In esso, attraverso immagini, musiche e parole, ognuna delle opere riprese viene svelata nei suoi particolari, spingendosi fin nei meandri della storia che contraddistingue l’origine di ciascuna, grazie alle testimonianze degli storiografi Antonio Cambruzzi e Antonio Vecellio.