A cura di don Vito De Vido (2ª domenica del tempo ordinario - anno A)

Ecco l’Agnello di Dio

Ecco colui che ci fa nuove creature nel suo amore!

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Incontriamo ancora una volta Giovanni Battista, colui che è mandato da Dio a preparare la via a Gesù Salvatore. Gesù ha ricevuto il battesimo di penitenza, nonostante Giovanni abbia tentato di essere lui stesso battezzato da Gesù. Giovanni dimostra di conoscere l’identità “segreta” di quel Gesù, figlio di Giuseppe, da Nazaret. Fino a quel momento questa è la vita e la quotidianità di Gesù. Ma da questo momento viene rivelato a tutti chi sia Gesù in verità: colui che toglie dal mondo il peccato, colui che viene a salvarci, a liberarci dalla schiavitù del peccato e dalla paura della morte.

Dobbiamo fare un passo indietro e riflettere bene sulla frase di Giovanni e che la Chiesa mette in bocca ad ogni Messa al celebrante: «Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo».

Nella notte di Pasqua riascoltiamo il racconto della prima Pasqua ebraica: per poter essere salvati dall’angelo sterminatore, gli israeliti dovevano procurarsi un agnello, maschio, nato nell’anno, e dopo averlo immolato al tramonto del sole con il suo sangue segnare gli stipiti e l’architrave della porta in cui erano riuniti per mangiare quello stesso agnello: in piedi, con i fianchi cinti, pronti a lasciare l’Egitto. «Questo rito, sarà un rito perenne» – dice Dio a Mosè – «lo ripeterete ogni anno».

Gesù ha vissuto la fede ebraica con la sua famiglia, con i discepoli, con tutto il popolo. Anche lui desidera consumare la Pasqua con i suoi discepoli. Conosciamo bene com’è andata: manda avanti a sé due discepoli perché prenotino la sala e perché ogni cosa sia pronta. Sicuramente la cena pasquale era completa: la carne dell’agnello, le erbe amare, il calice del vino prescritto.

Ma Gesù coglie tutti di sorpresa quando prende il pane e dice: «Questa è la mia carne»; prende il calice del vino e dice: «Questo è il mio sangue, il sangue della nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti per il perdono dei peccati». Nell’ultima cena, la cena pasquale, Gesù abolisce definitivamente il sacrificio dell’agnello, perché lui stesso si sostituisce a quell’agnello che presto sarà confitto alla croce e verserà il suo sangue sull’umanità. La croce di Cristo diventa sconfitta e condanna per il demonio, salvezza e perdono dei peccati, in Lui noi siamo salvati!

Ma salvati da che cosa? E da chi? Prima di iniziare la sua missione, Gesù si era ritirato nel deserto, ed era stato tentato dal demonio. Il Vangelo ci dice che «dopo queste tentazioni il demonio se ne andò, per tornare al tempo opportuno».

Il tempo in cui il demonio torna è il tempo dell’orto degli ulivi, in cui Gesù prega per avere la forza di affrontare la morte. È il tempo del carcere, dell’ingiusto processo, della condanna alla crocifissione. È il tempo del tradimento e del rinnegamento, della fuga dei suoi discepoli. È il tempo di vedere il cuore spezzato della Madre e del discepolo prediletto. La tentazione più grande e più pericolosa è quella di sfuggire al momento presente: «Se sei il Figlio di Dio, scendi ora dalla croce e ti crederemo!». Oh quale menzogna, quale sfida, quale astuzia del Maligno!

Gesù resta sulla croce, perdona fino all’ultimo istante di vita: i suoi crocifissori, il ladrone pentito. Non manca il grido più atroce, che squarcia anche il velo del Tempio: «Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Non dice: «Padre mio». Perché con questo grido si fa carico di tutti gli oppressi e abbandonati della terra e della storia. Si fa carico del «peccato del mondo».

Il Vangelo di Giovanni ci dice chiaramente qual è questo peccato: «Non credere in Colui che il Padre ha mandato, suo Figlio Gesù». A volte noi riduciamo i nostri peccati alle trasgressioni ai dieci comandamenti. O ai nostri difetti, più o meno pesanti. A volte pensiamo che i nostri peccati siano poca cosa se messi a confronto con le gravi ingiustizie che ogni giorno vengono perpetrate verso i più deboli: guerra, inquinamento, distruzione del pianeta, sfruttamento delle risorse naturali a scapito delle popolazioni titolari di quelle terre… Ma il peccato che Gesù prende su di sé è proprio questo: la mancanza di fiducia che affidandoci a Lui, e a Lui solo, la nostra vita personale e la vita in questo nostro mondo migliorerebbe, perché vivremmo da salvati!

Accettare la testimonianza di Giovanni Battista salva noi e il mondo. È Gesù che toglie i peccati del mondo, è Lui che con il suo amore continua a farci nuovi e capaci di rinnovare i rapporti tra di noi, e tra noi e il creato uscito dalle mani di Dio!