Un cambio d’epoca quello che stiamo vivendo, nessun dubbio su questo. I Vescovi del Triveneto hanno scelto per l’aggiornamento l’individuazione di criteri interpretativi delle sfide del nostro tempo, lasciandosi interrogare dai nuovi scenari di geopolitica determinati dalle guerre in atto, dalla ricerca della pace possibile e difesa della democrazia.
I relatori padre Luciano Larivera, direttore del Centro Veritas di Trieste, il dottor Paolo Beccegato responsabile Area Internazionale della Caritas Italiana, il professor Vittorio Emanuele Parsi, docente di Relazioni Internazionali dell’Università Cattolica di Milano, hanno stimolato i partecipanti con analisi e domande, riprese puntualmente nei gruppi di lavoro che hanno aiutato a considerare e collocare le riflessioni nell’ambito territoriale del Nord Est.
Un cambio d’epoca, da osservare dal punto di vista dei poveri e del vangelo. C’è una lettura sapienziale che richiede di “conoscere amando e amare conoscendo”, che offre uno sguardo di sintesi attraverso il profeta che “vede cose che altri non vedono” e intende dare speranza.
Il compito imprescindibile per le comunità cristiane anche dei nostri territori: consapevoli dell’enorme condizionamento dei media, lavorare meglio sul loro utilizzo; dare voce ad esperienze di gestione dei conflitti e di educazione alla pace; offrire strumenti per evitare che l’informazione autoprodotta condizioni formazione, valori, comportamenti.
Siamo chiamati a lavorare contro la povertà educativa e godere insieme dei beni (bene comune), considerando autentici passi di pace la povertà evangelica, la fraternità, l’esperienza della carità e del bene che rigenera.
Vescovo Renato, quale messaggio per la nostra Chiesa da questo incontro?
Sicuramente una riflessione: le questioni affrontate in questa due-giorni non sono marginali o che devono affrontare solo “gli altri”. Da quanto abbiamo visto, sentito e messo in gioco, ne va del nostro vissuto di tutti i giorni, del nostro “esserci” in questo tempo. Ne va di mezzo il nostro vissuto ecclesiale di Belluno-Feltre e le nostre prospettive. La questione è poi integrale, perché non ha a che fare con la strategia di rapporto tra le cose, ma riguarda il pensiero, le motivazioni, le scelte che ognuno fa, gli affetti, il cuore.
Andrea Genuin, operatore Caritas diocesana: Due giorni di aggiornamento con i Vescovi su temi di grande attualità. Quale clima si è respirato nell’assemblea, formata anche da numerosi laici? Quali gli aspetti che ritieni possano essere “trafficati” nelle nostre comunità?
Si è respirato un clima di incontro molto semplice e cordiale. Ho colto una chiesa che attraversa un momento di transizione, che ci chiede di intraprendere con coraggio strade nuove. Non sono emerse risposte definitive ma abbiamo respirato un clima di apertura e di ricerca. Innanzitutto, è emersa chiaramente la necessità di ampliare i nostri orizzonti per poter affrontare le sfide di oggi e dare respiro alla nostra realtà diocesana e provinciale. Inoltre, mi ha colpito la necessità di competenze per stare nella complessità del mondo di oggi. Non è più il tempo per risposte improvvisate o abbozzate alle sfide che ci si pongono davanti. Mi ha colpito anche la necessità di una competenza che non è semplice “conoscenza mentale”, ma che sappia stare nella realtà concreta e nelle relazioni. Una competenza che abbia cuore e sostanza insomma!
Andrea Canal, seminarista. Quali intuizioni e quali interrogativi ti accompagnano a conclusione dell’esperienza?
La riflessione che continua a muoversi dentro è legata alla complessità dei conflitti: non si possono liquidare semplicemente come inaccettabili, sono frutto di errori che molte volte sono evitabili. Anche perché i conflitti nel mondo non sono solo quelli che finiscono sui telegiornali, ma molti continuano ad essere taciuti. Il campo di lavoro che rimane aperto per me è quello di scoprire la parola di Dio come fonte di pace e di giustizia: le parole di padre Luciano le ho sentite molto forti e solide perché cercavano di incarnare la parola di Dio in questi vissuti complessi.
Un appuntamento ricco di dialogo; nessuno ha rinunciato al proprio punto di vista entrando in dialogo serio e profondo con l’altro. È stato un esercizio di ascolto vero – ha concluso il Vescovo di Treviso – un nodo della rete che crea comunione, uno strumento di pace per continuare a riflettere e impegnarci.
Il lembo di mare Adriatico illuminato dal sole di mezzogiorno invitava a scrutare l’orizzonte indefinito, accompagnando il desiderio di allargare lo sguardo per cercare insieme segni di speranza.
Paola Barattin