A cura di don Renzo Roncada (solennità della Santissima Trinità - anno A)

Esprimersi con il silenzio

Prima la fede e poi il ragionamento, prima la lode e poi la teologia

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

Chi predica oggi, dovrebbe parlare con il volto trasfigurato dalla luce, o adottare il linguaggio dei mistici, o esprimersi con il silenzio, perché la Trinità è gioia di scoprire che la mia fede non è fondata su idee, ma su Persone in comunione tra loro.

Per parlare della Trinità si è sempre cominciato mettendo in funzione il cervello, adoperando la mente, cercando di districarsi con idee, formule, paroloni. Invece occorre cominciare con il silenzio, l’adorazione, la contemplazione e per ultima l’esperienza, perché Dio deve diventare “sensibile” al nostro cuore attraverso la grazia che lo Spirito Santo ci comunica. Alla fine anche alla ragione sarà consentito esprimersi con qualche piccola idea. Ma il più resterà sempre fuori dall’ambito dell’intelligenza. Quindi, prima la fede poi il ragionamento. Prima la lode e poi la teologia. Prima l’accoglienza totale del cuore e poi la spiegazione. Prima la preghiera, poi l’indagine. E durante e dopo l’indagine ancora la preghiera e il silenzio.

San Tommaso d’Aquino, insigne teologo, dice:

«A Dio rendiamo onore con il silenzio, non perché non abbiamo nulla da dire o da investigare sul suo conto, ma perché acquisiamo la consapevolezza di restare sempre al di qua della sua comprensione adeguata. A man mano che il mistero avrà colmato il nostro cuore, l’avrà infiammato, le parole, inevitabilmente si spegneranno sulle nostre labbra; i pensieri troppo ingombranti, svaniranno dalla nostra mente per lasciar posto solo alla meraviglia, mentre le ginocchia si piegheranno nell’adorazione».

Leggendo il Vangelo di oggi, sarebbe stato interessante scrutare la faccia di Nicodemo, personaggio ragguardevole, mentre ascoltava quelle parole che svelavano il più grande segreto: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo figlio unigenito». Lui pensava che credere significasse incrementare il proprio bagaglio culturale, aggiungere nuove idee magari complicate. Invece scopre che aver fede significa credere nell’amore. Credere nel Figlio che manifesta l’amore del Padre; credere nello Spirito che diffonde quell’amore su tutta la terra. Nicodemo scopre che in Dio tutto è donazione reciproca, partecipazione, amore verso l’altro.

Il testo dell’Esodo, ascoltato nella prima lettura, registra la reazione di Mosè di fronte alla manifestazione di Dio: «Si curvò in fretta fino a terra e si prostrò». Lui aveva chiesto di vedere il volto di Dio. Gli è stato negato. Ha potuto vederlo solo di passaggio, solo di spalle. Ha potuto però sentire la proclamazione del nome: «Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà». Mosè attraverso il nome “vede” il vero volto di Dio: quella faccia che Dio presenta all’uomo. Sì, Dio volge verso l’uomo una faccia che dice misericordia, compassione, amore fedele, perdono, pazienza infinita.

Che cos’è, dunque, la Trinità? È «il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà».


Nella foto: la Trinità incorona la Vergine Maria,
di Girolamo Moech, chiesa di Igne (Longarone)