Focus sul Longaronese

Presentato il nuovo volume della collana Tesori d’arte nelle chiese del Bellunese

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Venerdì 1° dicembre è stato presentato nella chiesa parrocchiale di Longarone l’ultimo volume pubblicato della fortunata collana “Tesori d’arte nelle chiese del Bellunese”, iniziativa editoriale nata vent’anni fa grazie a un’intuizione del vescovo Vincenzo Savio e alla virtuosa sinergia tra Provincia di Belluno (editore della collana), Diocesi di Belluno-Feltre e Soprintendenza. In quest’anno 2023 in cui ricorre il sessantesimo anniversario del disastro del Vajont si è voluto ricordare questo avvenimento e dedicare il volume alle chiese del territorio longaronese, colmando così una lacuna negli studi storico-artistici. Infatti era la prima volta che il patrimonio ecclesiastico dell’intero Longaronese veniva affrontato in maniera unitaria e autonoma, con ricerche aggiornate su opere poco note o inedite. “Fine e principio” è il significativo sottotitolo, scelto per evidenziare inevitabilmente la cesura causata da quel tragico 9 ottobre ma al contempo a riflettere sulla capacità della comunità longaronese di rinascere e risollevarsi per avviare una nuova vita e ricostruire il tessuto non solo urbanistico ma soprattutto quello umano, sociale, religioso, culturale.

Il volume, edito dalla Provincia e curato da Tommaso Fornasiero, Letizia Lonzi, Damiana Lucia Paternò e Marco Zucco, si occupa non solo di studiare le chiese e le emergenze artistiche, storiche e architettoniche sopravvissute al disastro e quelle riedificate o realizzate ex novo, ma anche permette di conoscere il “prima”, le chiese distrutte dall’onda di acqua e fango scavalcata dalla diga (come la parrocchiale settecentesca di Longarone) e grazie alle preziose testimonianze archivistiche e fotografiche ricostruirne le vicende passate e il loro patrimonio andato perduto.

Come si legge nella Prefazione, “ad un primo sguardo, parlare di ‘tesori d’arte’ nel Longaronese può sembrare un’iniziativa editoriale di particolare complessità, in ragione del fatto che nella percezione collettiva la tragica onda che nella notte del 9 ottobre 1963 travolse l’antico centro abitato, ha integralmente cancellato tutte le testimonianze di un passato stratificato nel tempo, sancendo un vero e proprio ‘momento zero’ fisico e culturale. (…) In realtà, però, di quel passato ante 1963 sono sopravvissuti numerose testimonianze: non si tratta dei soli oggetti restituiti dal fiume Piave, ma anche di segni a scala architettonica e urbana ancora leggibili nel territorio, di rinvenimenti archeologici che raccontano di un’origine antica, di tracce fisiche di una diffusa rete devozionale, fino ad arrivare a fondi archivistici di particolare rilevanza per comprendere la Longarone che fu. Sono fonti per lo più frammentarie, che però, se messe a sistema con le espressioni più significative della ricostruzione, permettono di tracciare una storia di lunga durata; sono in questo senso veri e propri ‘tesori d’arte’ che delineano una ‘mappa della memoria’, capace di andare indietro nei secoli”.

Nel corso della serata – allietata dall’esibizione del coro “Voci delle Dolomiti” – sono intervenuti Roberto Padrin, nel duplice ruolo di sindaco di Longarone e di presidente della Provincia, il vescovo Renato Marangoni e il sindaco di Soverzene Gianni Burigo. È stato riconosciuto il carattere “unico”, “speciale” di questa pubblicazione, che saprà emozionare tutti i lettori, per la profonda valenza memoriale e affettiva. «Per i longaronesi – ha detto Padrin – è un libro che suscita emozioni forti. Per i non longaronesi è un’occasione per conoscere quello che era il paese prima della distruzione e cosa ha significato la ricostruzione». Alla fine il parroco, don Augusto Antoniol, ha ricordato il sacrificio delle tante persone che ci hanno preceduto e che nei secoli passati hanno realizzato i manufatti artistici, espressione della loro devozione e orgoglio e identità di ciascuna comunità di fedeli.

A illustrare i molteplici contenuti del volume, che si presenta con una elegante veste grafica e corredato da un suggestivo apparato fotografico e da una nutrita bibliografia finale, sono stati tre dei quattro curatori, Marco Zucco, Tommaso Fornasiero e Letizia Lonzi.

I dodici saggi della prima sezione affrontano tematiche eterogenee, spaziando dall’archeologia alla storia, dalla storia dell’arte alla devozione, dal paesaggio industriale all’architettura religiosa, nonché dal passato al contemporaneo, e ancora dal generale al particolare. Per evidenziare la ricchezza e la qualità dei contenuti nonché il taglio interdisciplinare della pubblicazione, riportiamo per intero gli autori e i titoli dei contributi.

  • Giacomo Mazzorana e Luca Sartori, Spunti di storia civile e religiosa nel Longaronese prima del Vajont.
  • Chiara D’Incà, Memorie perdute, memorie ritrovate. Testimonianze archeologiche nel territorio di Longarone e Castellavazzo.
  • Viviana Ferrario, Longarone e lo “sfruttamento integrale” del bacino del Piave. La dimensione tragica dei paesaggi reciproci dell’energia idroelettrica.
  • Tommaso Fornasiero, Architetture della memoria e per la memoria.
  • Damiana Lucia Paternò, Tutelare la memoria recente: il “sistema” Longarone.
  • Chiara D’Incà, Daniele Feltrin, Alessandro Soranzo, Associazione “Pietra e scalpellini di Castellavazzo”, La pietra e il fiume. Antiche attività di cava sulla sponda del Piave a Castellavazzo.
  • Luca Majoli, Rodolfo Protti e il patrimonio artistico di Longarone: una campagna di catalogazione degli anni ’30.
  • Giacomo Mazzorana, Dolore e speranza nell’arte del territorio longaronese.
  • Letizia Lonzi, Immagini devozionali antiche nel territorio di Longarone.
  • Marta Mazza, La chiesa dell’Immacolata a Longarone: la memoria del Vajont nello spazio eloquente di Giovanni Michelucci.
  • Marco Zucco, Ad occhi aperti: Walter Resenterra a Soverzene.
  • Tiziana Conte, “La chiesa è povera di entrade, et di suppellettili”. Gli argenti sacri dell’antica pieve di Lavazzo.

Nella seconda sezione seguono le schede delle chiese, a firma di Flavio Vizzutti, Giorgio Reolon, Elena Maierotti, Luca Sartori e Letizia Lonzi, che partendo dall’antica pieve di Lavazzo approfondiscono le chiese di Longarone e delle frazioni vicine, tracciando le principali tappe storiche e religiose e analizzando le opere d’arte ivi conservate: Castellavazzo (chiesa pievanale dei Santi Quirico e Giulitta, chiesa di Sant’Elena), Longarone (chiesa monumentale di Santa Maria Immacolata), Pirago (San Tomaso), Rivalta (San Francesco), Roggia (oratorio di Sant’Osvaldo), Olantreghe (San Gottardo), Podenzoi (San Rocco, cappella del Redentore dedicata alle vittime del Vajont), Igne (San Valentino), Soffranco (San Pellegrino), Codissago (Santa Maria Assunta), Dogna (San Giacomo), Provagna (Santi Fermo e Rustico), Soverzene (San Lorenzo), Casso (Santi Gervasio e Protasio), Colomber (Sant’Antonio di Padova alla diga del Vajont), Fortogna (San Martino, oratorio di San Martino, cappella del cimitero monumentale vittime del Vajont).

Il volume è distribuito gratuitamente dalla Provincia tramite richiesta dal sito https://shop.infodolomiti.it/

Giorgio Reolon