Nella serata di lunedì 13 febbraio a Belluno

Giochi trasparenti, rispettabili, responsabili

Sala gremita per la tappa bellunese della “Staffetta delle Alpi” proposta da Libera; l’intervento del vescovo Renato

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Dopo Verona, la “Staffetta delle Alpi” ha fatto tappa a Belluno. Come hanno ricordato gli organizzatori, l’iniziativa – proposta da Libera assieme a Cipra, Italia Nostra, Legambiente, Mountain Wilderness e Wwf – non è contro lo sport, ma punta ad avere Giochi trasparenti, rispettosi e responsabili. La sala “Bianchi”, a Belluno, era gremita, segnale evidente che si tratta di temi particolarmente sentiti. Temi per i quali, è stato detto in apertura, rimangono troppi punti poco chiari. Le richieste di risposte e di documentazione, infatti, restano spesso inevase.

Dopo il saluto della civica Amministrazione, portato dall’assessore Raffaele Addamiano («I rischi di infiltrazioni esistono ma mi sento rassicurato dalla presenza e dall’azione delle forze dell’ordine»), è intervenuto il vescovo Renato Marangoni:

«Ho sempre presente un’immagine nitida anche se sono passati quarant’anni; io, italiano a Parigi per un corso, ho registrato il commento di alcuni partecipanti arrivati dall’America che – a proposito dell’Italia – parlavano di mafia. Ecco, sono fenomeni e pesi che si possono contrastare solamente con la trasparenza. Grazie, allora, a Libera e agli organizzatori di questi eventi, che puntano proprio a fare della trasparenza l’obiettivo che la buona politica deve perseguire».

Dopo la consegna, da parte del referente veneto di Libera, Marco Lombardo, a Giovanna Ceiner di Italia Nostra, della fiaccola «realizzata con materiale recuperato da Vaia, con una fiamma nera per ricordare la scarsa trasparenza», è toccato a Diego Cason introdurre il dibattito. «Interventi di così ampia portata finiscono inevitabilmente per scaricare pesi insostenibili sulle comunità locali che si trovano impossibilitate anche solo a discuterne. C’è poi da considerare la questione economica».

La storia ricorda, infatti, che questi eventi producono sforamenti colossali. «La più economica delle edizioni dei Giochi, Lillehammer, ha visto il bilancio passare da 1,64 (preventivo) a 2,20 (consuntivo) miliardi. Quella di Sochi, da 3 a poco meno di 22 miliardi». Altro elemento è quello dell’inserimento nel progetto olimpico di interventi – alcuni condivisibili altri molto meno – che con l’evento olimpico hanno poco o nulla in comune.

«Per il villaggio olimpico di Milano, destinato a ospitare gli studenti universitari, o il collegamento tra aeroporto e stazione ferroviaria a Venezia, nel progetto si ritrova il completamento della pedemontana veneta. Opera che era nata come iniziativa privata ma che, ora, vede il pubblico a sostenere i costi mentre il privato (che partecipa col 15% delle risorse) avrà la gestione, e gli utili relativi, per la durata di 40 anni».

Su quale sia, al momento, lo stato dell’arte dei Giochi, è intervenuto Luigi Casanova. Con pazienza certosina ha raccolto le delibere dei vari soggetti interessati al progetto. Ne è uscito un quadro assai poco edificante.

«I documenti permettono di dichiarare che i contenuti del dossier per la candidatura sono già stati clamorosamente smentiti. Non saranno Giochi a costo zero, non saranno all’insegna della sostenibilità – Via (Valutazione impatto ambientale) e Vas (Valutazione ambientale sostenibile) sono state cancellate; per contro, produrranno l’invadenza di infrastrutture insostenibili – opere stradali inquinanti, palazzetti-cattedrali nel deserto, e ampliamento dei domini sciistici».

E che cosa dire dei costi? «Pare, fortunatamente, tramontano il progetto di un villaggio olimpico a Livigno; e anche quello di Cortina potrebbe seguire la stessa strada. D’altra parte, Cortina ha appena ospitato i Mondiali – maschili e femminili – di sci, senza la necessità di nuove infrastrutture. Ora, con le sole discese femminili, più il curling, lo skeleton e il bob (queste le discipline prevista a Cortina) non c’è la necessità di un villaggio. Quanto al bob – nel 2019 c’erano in Italia 7 praticanti, adesso cresciuti fino a 20 – trascurando le centinaia di migliaia di euro per la gestione, il preventivo per la nuova pista è, oggi, arrivato a 120 milioni». Il tutto, mentre la montagna continua a patire spopolamento e perdita di servizi essenziali.

L’altro tema al centro dell’incontro è stato quello dei rischi di infiltrazioni malavitose. Ne ha trattato diffusamente Alberto Vannucci, ordinario di scienza politica all’Università di Pisa. «Questi rischi sono presenti per i Giochi e per un altro momento importante per il Paese: il Pnrr. Questo perché l’elemento che li connota in modo specifico è il tempo. Devono essere completati entro una data certa. Sicché, a fronte dei ritardi che si accumulano in forza di tante storture dell’amministrazione, viene posta con sempre maggior forza e frequenza la necessità di by-passare gli ostacoli, facendo diventare norma il “sistema Genova”. Ossia il commissariamento di ogni opera, con la concentrazione di ogni potere nelle stese mani». Quanto alle infiltrazioni, Vannucci ha ricordato la vicenda veneziana del Mose. «Qui si è potuto avere un quadro nitido di come si sia modificato il progetto criminoso. Non più uno scambio tra due soggetti, ma un quadro più vasto, nel quale un mio intervento fuori delle regole oggi mi sarà compensato in futuro da un’altra fonte. Un sistema ben oliato, a prova di indagine, nel quale l’organizzazione criminale recita il ruolo di supervisore e garante del rispetto dei patti». Vannucci ha usato una potente immagine per ricordare i temi trattati: Allegoria ed effetti del Buono e del Cattivo Governo, il ciclo di affreschi di Ambrogio Lorenzetti, conservati a Siena nel Palazzo pubblico. «Da una parte c’è armonia, prosperità, giustizia; dall’altra, vizi e rovina per la popolazione. Lorenzetti li dipingeva nella prima metà del ‘300 ma, certo, sapeva guardare lontano».

Silvano Cavallet