Carissimi,
siamo ormai giunti alla celebrazione del Natale. Ci accorgiamo ora di aver trascorso quasi inavvertitamente i giorni dell’Avvento. Eppure ogni palpito di vita è carico di attesa e ogni passaggio che compiamo ci fa cercare oltre. Penso sia opportuno chiederci: noi cristiani che cosa abbiamo atteso?
La domanda ci tocca nel profondo e si fa attuale nella situazione di vita in cui siamo. Per noi il Signore Gesù è Colui che attendiamo: Egli è venuto, viene e verrà.
Natale è il suo venirci incontro. Siamo provocati a guardare a Lui “al futuro”.
Sgorga così spontaneo e disarmato l’augurio: sia un “buon” Natale!
Mi chiedo se nelle nostre comunità sarà accolto e vissuto l’annuncio di «una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi […] è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore» (Lc 2,11). Non solo: diventerà anche attraente per quanti le avvicineranno?
Il mio augurio giunge ad un invito: aiutiamoci di più e meglio a lasciarci sorprendere da questo annuncio, ad alzare lo sguardo del nostro vivere quotidiano al futuro del Vangelo e ad accomunarci con più libertà e responsabilità in questa speranza.
Visitando in questi giorni alcune comunità di accoglienza e di mutuo aiuto, ho percepito dalle testimonianze di vita ricevute come tutto questo possa avvenire nell’autentica “fedeltà alla terra”. Sì, Dio nel Natale di Gesù Cristo si è fatto fedele alla terra. Questa stessa fedeltà è donata a noi tutti, perché possiamo di più appassionarci e compartecipare al mistero della vita.
Con particolare vicinanza a chi sta attraversando un momento difficile, giunga a tutti il mio augurio benedicente!
+ Renato, vescovo