I due ovali del pittore Antonio Balestra

Venerdì 12 maggio la presentazione presso il Museo diocesano Belluno-Feltre

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Venerdì 12 maggio è stata presentata, davanti a un pubblico accorso numeroso, una lungimirante acquisizione del Museo Diocesano di Belluno-Feltre: due dipinti di Antonio Balestra (1666-1740), importante pittore veronese del Settecento. Si tratta di un meritorio atto civico di recupero e tutela del patrimonio artistico bellunese. Le due tele, di formato ovale, raffigurano “Il Giudizio di Salomone” e la “Penitenza di David” e in origine facevano parte dell’apparato decorativo dell’oratorio dedicato a San Giuseppe, la cappella privata del complesso di Villa Bellati a “Le Case” di Vignui. Dopo alcune vicissitudini, le opere sono tornate ora alla fruizione della collettività grazie alla generosità di numerosi soggetti che hanno contribuito a finanziare l’acquisto delle opere e farne dono al museo in memoria di Alda Bellati, Carlo Nino Capraro e Mario Mazzorana.

I due ovali arricchiscono il percorso museale e si inseriscono bene nel capitolo dei cicli decorativi degli oratori delle ville feltrine, visualizzato nelle salette neoclassiche dell’antico vescovado, accanto agli ovali provenienti dalla chiesa di S. Giuseppe di Villa Fabris-Guarnieri di Tomo e alle tele di Michele Fanoli per la chiesa di S. Silvestro di Villa Villabruna di Cart.

In quest’occasione è stato presentato il terzo volume della collana “Quaderni del Museo Diocesano Belluno-Feltre”, dedicato proprio alle due tele di Balestra, a cura di Manlio Leo Mezzacasa e Gloria Sabina Manera. Lo studio storico-artistico dei due ovali è stato affidato ad Andrea Tomezzoli, dell’Università di Padova, tra i principali esperti del pittore, il quale evidenzia nei due dipinti “un linguaggio se possibile ancor più raffinato in direzione di una grazia e di una morbidezza più spiccatamente settecentesche: in una parola, barocchette”. Mons. Giacomo Mazzorana descrive la ricchezza iconologica presente nelle due opere a soggetto biblico, mentre Letizia Lonzi e Giorgio Reolon ricostruiscono il contesto originario, la chiesa ristrutturata nel 1703 e ornata di stucchi, nella quale era collocato il pregevole ciclo pittorico, che comprendeva altre tele di Balestra nonché una “Visitazione” di Sebastiano Ricci e una “Presentazione di Gesù al tempio” di Antonio Zanchi, quest’ultima recentemente apparsa sul mercato e oggi in collezione privata. Gloria Sabina Manera conclude l’agile pubblicazione con un nota sugli oratori di villa come tipologia architettonica.

Il committente era il nobile Giovanni Bellati (1653-1729), Cavaliere dell’Ordine dei Santi Lazzaro e Maurizio e fine uomo di cultura. Amico del pittore Balestra, tramite l’impresa artistica della sua cappella privata, nella quale peraltro ha coinvolto artisti del calibro di Ricci e Zanchi, riesce ad affermare e celebrare il prestigio del suo casato, emulando il patriziato veneziano con le sue fastose dimore. Il programma iconografico era articolato da personaggi dell’Antico Testamento, raffigurati in quattro ovali di Balestra (oltre a quelli del Museo diocesano c’erano anche il “Sacrificio di Isacco” e il “Sogno di Giacobbe”), accostati a due scene del Vangelo, in cui compaiono la Vergine e san Giuseppe, le già citate opere di Ricci e Zanchi. Tale scelta è motivata dalla genealogia di Gesù, “figlio di Davide”, che a partire da Abramo giunge, di padre in figlio, fino a Giuseppe “sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù”, come si legge all’inizio del vangelo di Matteo. I principali antenati di Giuseppe, titolare del luogo di culto, e di Gesù permettono di instaurare una corrispondenza tra Antico e Nuovo Testamento – definita tipologia biblica – in chiave di prefigurazione cristologica.

L’auspicio dei curatori e degli studiosi coinvolti nell’iniziativa è che questa acquisizione possa costituire il primo tassello di un più ampio e virtuoso intervento che miri a restituire alla fruizione della comunità feltrina anche le altre tele del ciclo ancora disponibili.

Giorgio Reolon