Elementi dell’Ufficio divino

I salmi e le antifone

I salmi non sono letture, né preghiere scritte in prosa, ma poemi di lode

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Sono state presentate in precedenti articoli le diverse “Ore” che compongono, nell’arco della giornata, l’Ufficio divino, la “Liturgia delle Ore”. Continuando nella presentazione di questa realtà della Liturgia della Chiesa, presenterò, con cenni di approfondimento, i diversi elementi che compongono questa particolare preghiera.

I salmi

I salmi comprendono una parte significativa della preghiera della Liturgia delle Ore. Nell’introduzione all’Ufficio divino, “Principi e norme”, i salmi vengono presentati le seguenti espressioni.

«Nella Liturgia delle Ore la Chiesa prega in gran parte con quei bellissimi canti, che i sacri autori, sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, hanno composto nell’Antico Testamento. Per la loro stessa origine, infatti, essi hanno una capacità tale da elevare la mente degli uomini a Dio, da suscitare in essi pii e santi affetti, da aiutarli mirabilmente a render grazie a Dio nelle circostanze prospere, da recare consolazione e fermezza d’animo nelle avversità.   I salmi, tuttavia, non offrono che un’immagine imperfetta di quella pienezza dei tempi che apparve in Cristo Signore e dalla quale trae il suo vigore la preghiera della Chiesa. Pertanto può talvolta accadere che, pur concordando tutti i cristiani nella somma stima dei salmi, trovino tuttavia qualche difficoltà, nello stesso tempo in cui cercano di far propri nella preghiera quei canti venerandi» (Principi e norme 100-101).

Questi testi ispirati, composti e cantati sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, sono eseguiti ancora oggi in atteggiamento di fede. A questo si aggiunge un auspicio della costituzione Sacrosanctum concilium (SC 90), che chiede «una maggiore formazione biblica, specialmente riguardo ai salmi». Formazione che si acquisisce con uno studio sui testi, guidati dalle Bibbie in commercio ed eventualmente da fascicoli di approfondimento. Sicuramente al raggiungimento di questo obiettivo contribuisce la recita secondo i criteri che vengono proposti nella introduzione citata.

«I salmi non sono letture, né preghiere scritte in prosa, ma poemi di lode. Quindi anche se talvolta fossero stati eseguiti come letture, tuttavia, in ragione del loro genere letterario, giustamente furono detti dagli ebrei “tehillim”, cioè “cantici di lode” e dai greci “psalmoi” cioè «cantici da eseguire al suono del salterio». In verità, infatti, tutti i salmi hanno un certo carattere musicale, che ne determina la forma di esecuzione più consona. Per cui anche se il salmo viene recitato senza canto, anzi da uno solo e in silenzio, deve sempre conservare il suo carattere musicale: esso offre certo un testo di preghiera alla mente dei fedeli, tuttavia tende più a muovere il cuore di quanti lo cantano, lo ascoltano e magari lo eseguono con “il salterio e la cetra”» (Principi e norme 103).

La spiritualità della preghiera con i salmi

Le espressioni dei salmi risuonano nella mente e nel cuore di chi le prega sia che esprimano il rendimento di grazie a Dio, glorificato con esultanza, sia quando diventano supplica dal profondo delle proprie sofferenze. Questi diversi generi letterari che guidano la composizione sono indicati anche dai titoli che affiancano la indicazione del numero con il quale il teso è segnato nel libro sacro. Essi spaziano dalla lamentazione alla fiducia, al rendimento di grazie.

È da richiamare anche l’attualità delle composizioni che «sebbene quei carmi siano stati composti molti secoli fa presso popoli orientali, essi esprimono assai bene i dolori e la speranza, la miseria e la fiducia degli uomini di ogni tempo e regione, e cantano specialmente la fede in Dio, la rivelazione e la redenzione» (Principi e norme 107).

Nell’Ufficio divino la preghiera dei salmi non è fatta a titolo personale, ma a nome di tutta la Chiesa. Per questo motivo viene superata la difficoltà rappresentata da testi che esprimono sentimenti diversi da quelli che il fedele in preghiera sta vivendo.

Un’altra luce che illumina i testi dei salmi, è quella rappresentata dal senso pieno dei contenuti, in particolare nella prospettiva messianica. In questa visione questi testi sacri sono stati letti come profezia di Cristo e della Chiesa. Frasi del Nuovo Testamento e dei Padri della Chiesa posti prima del testo del salmo, offrono delle proposte di meditazione in questa dimensione.

Le antifone

Uno degli elementi che nella tradizione liturgica latina hanno molto contribuito a far comprendere i salmi ed a trasformarli in preghiera cristiana, sono state le antifone, brevi frasi da recitare o, meglio, cantare, prima e dopo il salmo. Queste sono proposte per ogni salmo.

«Anche quando la Liturgia delle Ore è eseguita senza canto, ogni salmo ha la propria antifona, che si dice egualmente nella recita individuale. Le antifone, infatti, aiutano a illustrare il genere letterario del salmo; trasformano il salmo in preghiera personale: mettono meglio in luce una frase degna di attenzione, che altrimenti potrebbe sfuggire; danno un certo tono particolare a qualche salmo a seconda delle circostanze; anzi, purché si escludano adattamenti stravaganti, giovano molto all’interpretazione tipologica o festiva; possono rendere piacevole e varia la recita dei salmi» (Principi e norme 113).

I libri che compongono la “Liturgia delle Ore” e i vari sussidi che da questi sono preparati indicano, in tutto l’anno liturgico, l’antifona proposta per i singoli salmi nelle diverse ore dell’Ufficio divino.

Giuliano Follin
(continua)