A cura di don Ezio Del Favero (4ª domenica di Pasqua - anno B)

Il buon pastore dà la propria vita per le pecore

I martiri missionari sono spinti dall’amore a Dio e ai fratelli più poveri

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La mia missione è difendere i deboli

Fratel Elio Croce, missionario trentino, lo scorso 12 novembre è deceduto in Uganda all’età di 74 anni a causa del Coronavirus, dopo essere sopravvissuto all’epidemia di Ebola nel 2000.

Il forte richiamo per le missioni gli era venuto ascoltando i missionari che arrivavano da terre lontane a Moena, nel cuore delle Dolomiti. Era approdato nella “Perla d’Africa” nel 1971, all’indomani del colpo di Stato del sanguinario dittatore Idi Amin. Si è sempre dedicato al popolo Acholi, girando per la savana per realizzare ospedali, pozzi, attività tecniche e colture agricole. Niente lo fermava, nemmeno i ribelli di Joseph Kony, quando seminavano il panico tra i villaggi razziando e uccidendo, anche i bambini che si ribellavano al reclutamento come soldati. Fratel Elio non aveva paura, la sua missione era difendere i deboli, proteggere dai rapimenti i piccoli, le ragazze dalle violenze dei ribelli, i villaggi dalle incursioni. Caricava i feriti sul suo vecchio Toyota e dava accoglienza ai piccoli orfani nell’orfanatrofio St. Jude Children’s Home. Definito il “difensore dei più deboli”, negoziava la liberazione di bambini, operatori umanitari e religiosi parlando ai ribelli (alcuni li aveva visti crescere) nella loro lingua. Ne sfidò anche fisicamente alcuni. Qualche mese prima di rimanere vittima del contagio aveva detto: «I miei figli sono ormai cresciuti. Ora, con la pandemia, sono loro ad aiutare l’orfanotrofio». Come Gesù, può dire: «Ho dato la mia vita per le pecore».

Non sono disposto, per paura, a lasciare questa gente 

In questi giorni (23 aprile 2021), il Guatemala celebra la beatificazione di 3 sacerdoti missionari spagnoli (padre Juan Alonso, padre José Maria, padre Faustino) e di 7 laici, tra i quali un ragazzino di 12 anni.

«Non voglio assolutamente che mi uccidano, ma non sono disposto, per paura, a lasciare questa gente». Così padre Juan Fernández scriveva il 28 gennaio 1981. Pochi giorni dopo fu catturato, torturato e assassinato.

Nella chiesa di Chajul vi è una semplice tomba con tre nomi: Domingo, José Maria, Tomas e una frase del Vangelo: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici». Padre José Maria Gran Cirera fu ucciso insieme al suo sagrestano al rientro dopo una visita alle comunità indigene il 4 giugno 1980. Aveva 35 anni. Scriveva: «Gesù è venuto per dare voce e speranza a tutti gli esseri umani, specialmente ai più poveri e delusi dalla vita. Da quando sono tra questa popolazione, lo capisco sempre più. La gente mi ha aiutato a vivere la speranza e la gioia che vengono da Gesù».

Padre Faustino Villanueva, per 21 anni nella diocesi di Quiché, fu assassinato il 10 luglio 1980 e definito “Martire della solidarietà” per il profondo legame che aveva col suo popolo.

Questi martiri missionari sono spinti unicamente dall’amore a Dio e ai fratelli più poveri, in un periodo di persecuzione della Chiesa e di violenza contro la popolazione. Come Gesù, possono dire: «Abbiamo dato la nostra vita per le pecore».

Il buon pastore dà la vita

La differenza tra il pastore e il mercenario sta nel fatto che il pastore ama le pecore, fino a dare pure la vita per loro! Le conduce al Bene, si prende cura di ciascuna di esse, come nessuno può fare meglio di lui, perché le conosce e sa come condurle alla Vita senza fine, difendendole dai lupi.

Fratel Elio, i 10 neo-beatificati in Guatemala e tantissimi altri buoni (bravi) pastori e pastore, anche senza arrivare fino al martirio, continuano ancora oggi a dare la vita per il popolo (le pecore) di Dio, obbedendo all’invito del Signore: «Fate questo in memoria di me», che significa anche: «Date la vostra vita per le pecore».

 

Per riflettere
  • Giovanni Paolo II a Città del Messico: «Quale meravigliosa “seduzione” emanava la persona di Gesù, che trascinava dietro di sé folle!». Siamo cristiani seducenti?
  • Jacques Maritain: «La più completa, la più autorevole prova per l’esistenza di Dio è la vita di coloro che credono in Dio!». Siamo cristiani convincenti?