Di tutte le feste e solennità che celebriamo nell’anno liturgico, quella della Santissima Trinità è quella più avvolta nel mistero: sia perché si parla del Mistero stesso di Dio, sia perché si inserisce tra due solennità dal sapore concreto, Pentecoste e Corpus Domini.
Prima di farci illuminare dalle Scritture, prendiamo in esame le parole di un canto tipico di questa celebrazione:
Sei Padre, Figlio e Spirito, e Dio unico:
mistero imperscrutabile, inaccessibile.
Ma con amore provvido raggiungi tutti gli uomini:
Beata sei tu nei secoli, gloriosa Trinità!
Il testo tiene insieme due polarità che spesso immaginiamo ben distinte: il mistero inaccessibile del Dio Uno e Trino e la facilità con cui questo Mistero entra nella nostra vita attraverso l’Amore che ci raggiunge in maniera provvidenziale. Sembra tutto molto paradossale, eppure è il modo più efficace che la Chiesa ha trovato per cercare di rendere più elementare questo mistero, che rimarrà tale fino alla fine. Questo aspetto della fede ha mosso i più grandi teologi per cercare di chiarire e comprendere questo dato di fede, ma tutti poi si arrendono ben volontieri alla realtà: tutto ciò che si riesce a dire sono parole inconsistenti perché il mistero è grande ed è bello così.
Però questo Dio ha qualcosa di sorprendente e di nuovo che non ci lascia indifferenti, ha trovato una via per arrivare a noi e parlare alla nostra vita. Come scrive il Deuteronomio: «Dal giorno in cui Dio creò l’uomo sulla terra e da un’estremità all’altra dei cieli, vi fu mai cosa simile a questa? Che, cioè, un popolo abbia udito la voce di Dio parlare dal fuoco, come tu l’hai udita, e che rimanesse vivo?». Dio parla con noi e noi restiamo vivi, per i popoli antichi era un dono grandissimo, ma rimane tale anche per noi, è una via per incontrarlo che altri non contemplano neanche lontanamente. E noi oltre a rimanere vivi, siamo vivificati da questo dialogo, in maniera sempre nuova e unica ci dona energia per proseguire il cammino. Possiamo intessere una relazione personale con Dio e poi viverla allo stesso modo quando siamo insieme agli altri in famiglia, in parrocchia, con gli amici, nel gruppo giovani, riusciamo a sentire che questo incontro non è settoriale e unidirezionale tra noi e Dio, quando preghiamo insieme agli altri, siamo alla presenza dello stesso Dio che parla al nostro cuore “nel segreto della nostra stanza”.
Tutto questo può funzionare bene perché è molto astratto e mistico, quasi quasi non tocca la nostra vita, perché si ha l’impressione che stare con Dio si realizzi solo nel momento in cui camminiamo a dieci centimetri da terra, quando non tocchiamo le cose di questo mondo e siamo perfettamente spirituali…
Il mistero pasquale e il tempo di Pasqua – che si è appena concluso, ci riporta con i piedi per terra: Dio si è incarnato, si è fatto uomo e ha vissuto sulla terra come ogni essere umano, ha sofferto, è morto ed è risorto e si è compromesso per sempre con l’intera umanità. Il momento della crocifissione e resurrezione porta dentro il mistero di Dio tutta la nostra realtà, tutta la nostra vita, tutta la nostra sofferenza. Il mistero della Trinità adesso conosce tutte le sfaccettature della vita umana perché la vita di Cristo le ha portare alla luce con le altre due Persone. Dio si è compromesso con l’umanità e ha accolto in sé tutto quello che creato, se prima poteva essere una conoscenza teorica anche per Dio, dopo la Pasqua del Figlio tutto assume un altro significato anche per lui che su quella Croce ha visto aprirsi completamente il mistero della vita.
«L’avvenimento della croce, quindi, è sì un evento di estrema differenziazione [tra le tre persone della Trinità] ma anche di totale comunione poiché in esso si verifica un dono reciproco fra il Padre e il Figlio da cui scaturisce un dono per noi, lo Spirito, e questo avvenimento di donazione totale, questo avvenimento di amore è Dio stesso nella sua essenza più profonda: la croce di Gesù ci manifesta che Dio è proprio così, “Dio è amore”!» (Moltman).
La Trinità è espressione anche della comunione all’interno di se stessa e della comunione con gli uomini e tra gli uomini: la verità della relazione che vivono le persone della Trinità è modello per il nostro vivere: la loro sintonia, la loro passione, la loro vicinanza e amore ci stimolano a viverle anche noi nel quotidiano. Tutto ciò che è in relazione ci parla di Dio; quindi, anche la nostra vita fatta di relazioni ci parla di Dio più di quanto possiamo immaginare, tiene insieme le polarità e le diversità.
È un mistero, sì! ma è un mistero di Amore e di comunione.
Ringraziamo don Renzo Roncada che ha condiviso la sua riflessione domenicale su questo sito per tutto il tempo di Pasqua. Il testimone passa da oggi a don Andrea Canal, prete novello della nostra diocesi,ordinato il 4 maggio scorso. Lo ringraziamo per aver accettato l’invito ad avere qualche centinaio di persone in più che “ascoltano” la sua omelia.