È l’unica chiesa della diocesi dedicata alla Visitazione

La Madonnetta di Pez

La determinazione di un pievano di Cesio, Francesco Murano, raffigurato nella scena dell’Assunzione

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Venerdì 31 maggio nelle parrocchie della diocesi si solennizzerà in forme diverse la chiusura del mese mariano. In quel giorno si celebra la festa della Visitazione di Maria alla cugina Elisabetta. L’unica chiesa in diocesi dedicata a questo mistero mariano si trova nella parrocchia di Pez. Si tratta di un edificio dall’architettura particolare e impreziosito da un importante ciclo pittorico; la devozione dei fedeli l’ha battezzata “la Madonnetta”.

A volerla fu l’intelligenza pastorale e la determinazione di un pievano di Cesio raffigurato in una scena religiosa del ciclo. Sto parlando di Francesco Murano, che resse la vasta pieve di Cesiomaggiore per trentun anni, dal 1649 al 1680. Murano, nativo di Feltre, era sacerdote da pochi anni quando il 29 dicembre 1648 vinse il concorso alla pieve di Cesio, venendo preferito ad altri tre concorrenti. Per inciso ricordo che il concilio di Trento aveva stabilito che le parrocchie si dovevano assegnare con concorso per togliere ogni sospetto di preferenza di persone e affidarle al sacerdote che offriva attraverso un esame le migliori garanzie di preparazione culturale ed esperienza pastorale. I sacerdoti esaminatori erano in parte eletti dal clero diocesano riunito nel sinodo e in parte nominati dal vescovo, sempre durante il sinodo, perciò erano detti esaminatori sinodali. Ma nelle varie diocesi accadde che, sul finir del Seicento, con il farsi rari i sinodi, questi esaminatori venivano scelti esclusivamente dal vescovo, che chiedeva la loro conferma a Roma. I vescovi finirono per scegliere gli esaminatori sinodali solamente tra i canonici e si giunse così al paradosso che ad esaminare gli aspiranti parroci erano dei preti che non eran mai stati non dico parroci, ma nemmeno cappellani. Controsensi non son mai mancati nella storia nella Chiesa. Ed è da esser certi che non ne mancheranno in futuro.

Resosi conto che un’edicola mariana nel territorio di Pez, appartenente alla pieve di Cesio, era assai frequentata dai fedeli, che vi si recavano in preghiera, arrivando da vari paesi circonvicini, Murano decise di costruire attorno a quell’edicola una chiesa, facendo sì che l’immagine affrescata della beta Vergine col bambino Gesù fosse inglobata in una sontuosa ancona lignea. Nel 1665 Murano diede avvio ai lavori di costruzione della chiesa affidandone la sorveglianza al cappellano Vittore Mauri, nativo di Can, popolosa frazione della pieve. Quattro anni più tardi, nel mentre procedevano i lavori di questa chiesa, Murano intraprese una nuova formidabile impresa edilizia: la costruzione di un nuovo campanile per la chiesa pievanale. Tempo innanzi il vescovo aveva infatti dato ordine di abbattere il campanile esistente in quanto fatiscente e minacciante rovina. Così nel 1669, Murano iniziava la costruzione del nuovo campanile. Una volta ultimata, la torre misurava alla base della croce 55,20 metri e si trova così a esser annoverata tra i campanili più alti della provincia di Belluno. Ancora una volta Murano aveva preposto il cappellano don Vittore Mauri a seguire da vicino i lavori. Una circostanza questa che attesta la fiducia del pievano verso il suo giovane collaboratore e la buona intesa tra i due sacerdoti che avevano la cura della vasta pieve.

La Madonnetta fu pronta per la consacrazione nel 1680: il muro con affresco è stato ricoperto con un altare ligneo, il maggiore del feltrino ed è al centro del presbiterio a pianta rettangolare; l’aula è a pianta ottagonale e sei lati accolgono delle grandi tele di Agostino Ridolfi, quattro con scene della vita di Maria e due con immagini di Santi. Proprio in quell’anno 1680 Murano si accingeva a traslocare ad altri lidi. Infatti il 30 novembre 1679 era morto il pievano di Santa Giustina, don Roberto Maggio, e alla fine di febbraio Murano partecipò al concorso per l’assegnazione di quella popolosa pieve. Forse sentiva che dopo trent’anni era bene cambiare aria. Al concorso parteciparono altri quattro preti, tutti di Feltre e con gradi accademici conseguiti all’Università di Padova: Lucio Argenta, Giovanni Battista Porta e Antonio Fogarolo, dottori in teologia e Pietro Pasole, dottore in diritto canonico e civile. La commissione, visti gli esiti, assegnò il massimo dei voti a tutti cinque. Il vescovo Bartolomeo Gera tra i cinque preferì il Murano, unico senza studiuniversitari, giustificando la sua preferenza col dire espressamente che aveva grande considerazione di Murano per la lunga esperienza di servizio pastorale svolto. Gera era uomo che a una solida cultura univa una navigata pratica di governo per esser stato vicario generale a Ceneda, quindi a Venezia e poi a Verona ove fu anche parroco: ai suoi occhi il servizio pastorale praticato sul campo era titolo preferibile al sapere teorico per affidare il bene delle anime.

Murano fece il suo ingresso a Santa Giustina solo il 24 ottobre 1680. Si trattenne a Cesio così da assistere alla consacrazione della chiesa che aveva visto crescere. A consacrare la chiesa fu il settantasettenne vescovo Bartolomeo Gera, che morì nell’aprile dell’anno seguente.

Il pievano Murano è ritratto nel dipinto che rappresenta l’assunzione di Maria al cielo. Ai fedeli che stava per lasciare e a quelli che sarebbero venuti ed egli non avrebbe conosciuto, il pievano lasciava il monito permanente di guardare a Maria e invocarla.

don Claudio Centa