A cura di don Renato De Vido (16ª domenica del tempo ordinario - anno A)

Il seminatore non sradica, ma sorveglia

«Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania?»

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La persona ragionevole, da sempre, è davanti a un quesito fondamentale che avvolge e soffoca: se Dio è buono, perché il male?  Nella parabola viene quasi addolcito con una domanda rivolta al padrone del campo: «Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania?».

1. La coesistenza di bene e male non lascia mai, dico mai tranquilli. Né i filosofi, né i teologi, né la gente di buon senso, né i credenti. La coesistenza, in parole molto povere, “da agricoltori”, significa che quasi quasi non si distinguono tra loro le pianticelle di grano e quelle di falso grano, quelle destinate all’alimentazione e quelle decisamente parassite. Coesistono, stanno lì insieme, prendono lo stesso sole e la stessa pioggia, fanno ambedue bello il campo, e danno l’illusione che tutto proceda per il meglio verso la mietitura.

Quanto fa soffrire questa crescita contemporanea, quanto spirito vendicativo alimenta! Chi di noi, almeno una volta in vita, non ha detto la frase biblica: “perché lasci che il buono e il cattivo respirino la stessa aria? perché i malvagi prosperano e i giusti languiscono? Non sarebbe meglio fare immediatamente la cernita”?

2. Bene e male convivono: questo sembra essere il primo elemento che ricaviamo sia dalla parabola che dalla vita in se stessa. Sono seminati insieme, pur da mani diverse, crescono insieme, maturano insieme. Ma non godranno della stessa fine: e questo sembra certo.

Bene e male convivono nel mondo, si sfiorano, si toccano, si confondono e ci confondono. Non esiste una linea capace di separarli nettamente. Figli del regno di Dio e figli del maligno non vivono realtà facilmente separabili: si attraggono, si influenzano, cambiano.

Il seminatore, che spende la sua vita perché il suo campo fruttifichi, non sradica, ma custodisce e sorveglia, scruta il buon grano e impedisce sia alla zizzania sia all’impazienza dei servi di ferirlo.

3. Anche un’altra utile indicazione si può ottenere dal racconto comprensibilissimo di Gesù Maestro. La zizzania non viene da Dio ma è seminata da un nemico che ha un nome preciso, diavolo-diábolos, ossia colui che divide. Mentre Dio non ha fretta di dividere ma cerca di tenere unito il raccolto, il diavolo invece ha fretta di dividere, di gettare scompiglio, di separare il raccolto per strappare anime a Dio. Due atteggiamenti completamente opposti.  «Vuoi che andiamo a raccoglierla?». «No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano».

Sappiamo bene che la voglia di dividere il mondo in buoni (noi) e cattivi (loro) ha portato i discepoli – oggi compreso – su orribili sentieri di violenza.

Signore Gesù, di fronte al male che ferisce la storia e la nostra stessa vita, rispetto al male che vediamo nel mondo e in noi stessi, insegnaci ad avere uno sguardo simile al tuo: capace di scrutare, di attendere, di credere nel bene che germoglierà. E dacci tanta, tanta pazienza.