A cura di don Renato De Vido (19ª domenica del tempo ordinario - anno A)

Il sussurro di una brezza leggera

Gesù è quella mano tesa che ti sorregge quando stai per affondare

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Chi è Dio? Com’è Dio di fronte a noi? Quante volte nella storia Egli è stato presentato come colui che ci minaccia, che ci fa paura: è questa la sua vera immagine? Possiamo accettarla, o ne va della qualità del nostro credere cristiano?

Volendo riassumere con poche parole il messaggio della Scrittura santa di oggi, si potrebbe dire che esso – con riferimento alla prima lettura e alla pagina di vangelo – ci presenta un volto di Dio rassicurante, attraente, benevolo.

1. Il profeta Elia, perseguitato dalla regina Gezabele, fugge verso il monte Oreb per incontrarvi il Signore. Non conosce ancora il volto di quel Dio a cui dedica tutta la sua vita. E il Signore, gli si mostra. Lo fa con tappe successive che possono benissimo rappresentare le fatiche affrontate da quel profeta così coraggioso e perseguitato. Un vento impetuoso che spezza le rocce, «ma il Signore non era nel vento». Poi, ecco il terremoto, «ma il Signore non era nel terremoto». Sopraggiunge il fuoco, «ma il Signore non era nel fuoco». Ed ecco «Il sussurro di una brezza leggera»: Elia riconosce in esso il Signore Dio di Israele.

La sensibilità della persona umana farebbe dire che Dio o gli dei si servono preferibilmente di ciò che è terrificante e incute spavento. In tutto ciò che spaventa l’uomo, che lo minaccia, che gli fa perdere serenità e speranza, potrebbe nascondersi la divinità.

E, invece, Dio non c’è. Dio non è mai una minaccia per l’uomo, ma, sempre e solamente, Colui che dà vita e speranza. È «il sussurro di una brezza leggera» che ti dà respiro come una brezza fresca ridà vita a chi è asfissiato nel calore bruciante del deserto.

2. Concorda con questo messaggio l’insegnamento del vangelo. Nella notte tempestosa sul lago, gli apostoli si sentono in pericolo di vita, quasi condannati a morte certa. Nell’angoscia di un naufragio certo, l’orizzonte si fa ancora più problematico: giunge Gesù, in una edizione inconsueta, quella del camminatore sull’acqua. È facile che la paura faccia veder cose che non ci sono, fantasmi, allucinazioni, e Pietro ha la sfrontatezza di chiedere una verifica: «Se sei tu, Signore, fammi camminare sull’acqua verso di te…».

E invita Pietro a iniziare quel breve e lunghissimo viaggio che assomiglia in tutto alla vita, spesso simile a una camminata sulle acque!

3. Gesù, Figlio di Dio, è colui che porta salvezza; quando ci sembra di affondare nelle acque agitate della vita, perduti nelle tenebre della notte in cui ci viene a mancare ogni orientamento, quando sembra che il vento del male possa distruggerci, Gesù è colui che cammina sulle acque delle nostre miserie e delle nostre paure per tenderci la mano, come a Pietro, impedendoci di esserne sommersi. E, come Pietro, anche noi possiamo respirare la tenerezza di quel gesto offerto al discepolo: presi per mano da lui.

Consolante e meravigliosa la lezione. Dio, che si manifesta in Gesù non è colui che ci fa paura, ma colui che viene a salvarci. Lui è quella mano tesa che ti sorregge quando stai per affondare.

A noi resta il delicato compito di fidarci di lui, prima che di altri. Senza dubitare del suo amore, con gli occhi fissi su quelle mani che soccorrono.